Ogni volta, dopo ore e ore passate tra gli stand del Salone del Mobile a esplorare, annotare, scoprire e ammirare, te ne torni a casa con una strana sensazione di saturazione. Hai visto molto. Hai appagato la mente. Sai che non hai visto tutto, ma ora devi mettere ordine. Devi capire cosa ti ha colpito di più. Cosa ti ha sorpreso. Cosa ti sembra più emozionante o funzionale. Ed ecco allora, dopo una giornata di totale immersione (e dopo 27.720 passi) tra le novità presentate al Salone 2022, la mia top ten.
In ordine di scoperta, non di preferenza.
Milano Design Week
Salone del Mobile e Fuorisalone 2024
Dieci pezzi di design selezionati dal Salone 2022
Da Artemide a Edra, da Fioravanti a Anastassiades, Silvana Annichiarico riassume in una selezione di dieci oggetti il meglio della fiera di quest’anno.
1. Ixa, Foster+Partners per Artemide
La luce dove la vuoi tu. Dove ti serve. Come ti piace. Con l’intensità che preferisci. Questo nuovo sistema di lampade, flessibile e funzionale, svincola l’apparecchio illuminante dalla staticità e dalla fissità che spesso lo caratterizzano e attraverso una testa sferica roteabile a 360 gradi garantisce un’illuminazione altamente personalizzata e disponibile a interagire con le esigenze dell’utente.
2. Biomorphic, Il valore della ricerca per De Castelli
Non un oggetto ma un progetto: un lungo lavoro di ricerca condotto sulle tecniche di martellatura e bombatura di fine ’800. De Castelli la sviluppa e la sostiene nella convinzione che per indagare e prefigurare il possibile futuro dei metalli nel design e nell’interior sia necessario riesumare e reinterpretare antiche tecniche ormai dimenticate che però, se esplorate con i saperi e le tecnologie contemporanee, possono produrre risultati sorprendenti. Ad esempio, quello di portare il metallo a esprimere forme organiche e naturali. Biomorfiche, per l’appunto.
3. Loop, India Mahdavi per Gebrüder Thonet Vienna
La storica casa produttrice di una delle sedie più iconiche della storia inaugura una collaborazione con la designer franco-iraniana India Mahdavi, nota per l’uso costante del colore e per le sue ardite tavolozze cromatiche. Qui la classica predilezione di Thonet per la linea curva e sinuosa dà origine a una poltroncina con braccioli e a un divanetto a due posti in cui il faggio curvato disegna senza soluzioni di continuità una linea che si arrotola su se stessa, e traccia in loop riccioli, rotoli e spirali. Un perfetto equilibrio di eleganza e giocosità che trasmette una sensazione di leggera allegria.
4. Thierry, Piero Lissoni per Kartell
Ancora il colore. Anzi: i colori. Nello stesso tavolino, Piero Lissoni ne accosta anche 3 o 4 e li assembla in modi diversi. Li tratta come se fossero gioielli, come se emanassero la brillantezza di certe gemme preziose. Piano in vetro e gamba in metallo, i tavolini – prodotti a diverse altezze – combinano cromie a contrasto pur restando fedeli alla stessa famiglia cromatica. Ecco allora le combinazioni blu mare e verde bosco. O arancione e bordeaux. O nero e grigio fumo di Londra. Un’invenzione che accende lo spazio e regala carattere e personalità a qualunque living.
5. Riace, Ronan & Erwan Bouroullec per Magis
Un’esile struttura in bronzo bianco sostiene – come se fossero sospesi – l’ampia seduta e lo schienale imbottito. Dopo tanti disegni e tanti modelli, alla fine di una ricerca lunghissima, l’effetto è scultoreo e leggero al tempo stesso: una sensazione di imponenza ma anche di dinamicità. Proprio come i bronzi riemersi dal mare nella località che dà il nome al divano.
6. Babila Twist, Odo Fioravanti per Pedrali
La semplicità che è difficile a farsi. La comodità che non ostenta se stessa ma si mette a disposizione. Un telaio in tubo d’acciaio ricoperto da un intreccio in corda di propilene realizzato da artigiani italiani. Due materiali diversi – la corda e il metallo – che cooperano a generare una seduta ampia e accogliente, sobria, modernissima e al tempo stesso antica. Il cuscino in poliuretano espanso drenante la rende perfetta per l’outdoor.
7. Fountain, Tokujin Yoshioka per Glas Italia
Un esempio emblematico di diversificazione della serie e di connubio fra l’alto artigianato (in questo caso quello dei maestri vetrai di Murano) e le tecnologie industriali. A partire da un disco di vetro lavorato artigianalmente, si genera una serie di tavoli bassi rotondi di grande preziosità. Il cristallo di Murano viene colato, modellato e cesellato secondo sapienti tecniche di lavorazione che fanno sì che ogni tavolo sia diverso dall’altro. L’intento è quello di evocare con il vetro l’acqua che sgorga da una fonte, con tutte le sue irregolarità e increspature. L’artificiale non smette di evocare il modello inarrivabile della natura.
8. Taco, Alessandro Stabile per LaCividina
Miracoli di un materiale “povero” come il feltro: Taco è una poltroncina imbottita che grazie a due strati di feltro si permette di rivoluzionare il sistema produttivo e costitutivo del tradizionale imbottito. Niente più struttura in legno. Niente più poliuretano espanso. Un gesto semplice di innovazione coraggiosa. Come aveva intuito Gaetano Pesce con i suoi Feltri, a volte è davvero il materiale che fa la differenza.
9. Standalto. Francesco Binfaré per Edra
Prima di lui, i divani erano quasi delle micro-architetture. Avevano una struttura rigida e una forma stabilita: qui lo schienale, lì la seduta. Lui, Francesco Binfaré, i divani li ha destrutturati. Li ha liberati dai vincoli tipologici, tecnologici e costruttivi che si portavano dietro da secoli. La sua nuova creazione conserva l’invenzione del cuscino intelligente (schienale e braccioli possono essere modellati a piacere stando comodamente seduti) ma la ripropone in un modello sospeso da terra, e tuttavia completamente adattabile ai desideri di chi lo usa. Non solo elegante. Anche soffice, morbido, personalizzabile.
10. Superfan, Michael Anastassiades per Kettal
A Michael Anastassiades piacciono le imprese difficili. Come quella di rivisitare un tipo apparentemente immodificabile come il ventilatore. Il designer greco-cipriota lo fa con una semplicità e un’essenzialità davvero esemplari, rendendo esteticamente gradevole un oggetto che è in genere soltanto funzionale. Del resto, il ventilatore è uno degli oggetti che andrebbero riscoperti. Non solo per questioni di risparmio energetico, ma anche perché si avverte sempre più spesso, un po’ ovunque, il bisogno di muovere l’aria.
1. Ixa, Foster+Partners per Artemide
La luce dove la vuoi tu. Dove ti serve. Come ti piace. Con l’intensità che preferisci. Questo nuovo sistema di lampade, flessibile e funzionale, svincola l’apparecchio illuminante dalla staticità e dalla fissità che spesso lo caratterizzano e attraverso una testa sferica roteabile a 360 gradi garantisce un’illuminazione altamente personalizzata e disponibile a interagire con le esigenze dell’utente.
2. Biomorphic, Il valore della ricerca per De Castelli
Non un oggetto ma un progetto: un lungo lavoro di ricerca condotto sulle tecniche di martellatura e bombatura di fine ’800. De Castelli la sviluppa e la sostiene nella convinzione che per indagare e prefigurare il possibile futuro dei metalli nel design e nell’interior sia necessario riesumare e reinterpretare antiche tecniche ormai dimenticate che però, se esplorate con i saperi e le tecnologie contemporanee, possono produrre risultati sorprendenti. Ad esempio, quello di portare il metallo a esprimere forme organiche e naturali. Biomorfiche, per l’appunto.
3. Loop, India Mahdavi per Gebrüder Thonet Vienna
La storica casa produttrice di una delle sedie più iconiche della storia inaugura una collaborazione con la designer franco-iraniana India Mahdavi, nota per l’uso costante del colore e per le sue ardite tavolozze cromatiche. Qui la classica predilezione di Thonet per la linea curva e sinuosa dà origine a una poltroncina con braccioli e a un divanetto a due posti in cui il faggio curvato disegna senza soluzioni di continuità una linea che si arrotola su se stessa, e traccia in loop riccioli, rotoli e spirali. Un perfetto equilibrio di eleganza e giocosità che trasmette una sensazione di leggera allegria.
4. Thierry, Piero Lissoni per Kartell
Ancora il colore. Anzi: i colori. Nello stesso tavolino, Piero Lissoni ne accosta anche 3 o 4 e li assembla in modi diversi. Li tratta come se fossero gioielli, come se emanassero la brillantezza di certe gemme preziose. Piano in vetro e gamba in metallo, i tavolini – prodotti a diverse altezze – combinano cromie a contrasto pur restando fedeli alla stessa famiglia cromatica. Ecco allora le combinazioni blu mare e verde bosco. O arancione e bordeaux. O nero e grigio fumo di Londra. Un’invenzione che accende lo spazio e regala carattere e personalità a qualunque living.
5. Riace, Ronan & Erwan Bouroullec per Magis
Un’esile struttura in bronzo bianco sostiene – come se fossero sospesi – l’ampia seduta e lo schienale imbottito. Dopo tanti disegni e tanti modelli, alla fine di una ricerca lunghissima, l’effetto è scultoreo e leggero al tempo stesso: una sensazione di imponenza ma anche di dinamicità. Proprio come i bronzi riemersi dal mare nella località che dà il nome al divano.
6. Babila Twist, Odo Fioravanti per Pedrali
La semplicità che è difficile a farsi. La comodità che non ostenta se stessa ma si mette a disposizione. Un telaio in tubo d’acciaio ricoperto da un intreccio in corda di propilene realizzato da artigiani italiani. Due materiali diversi – la corda e il metallo – che cooperano a generare una seduta ampia e accogliente, sobria, modernissima e al tempo stesso antica. Il cuscino in poliuretano espanso drenante la rende perfetta per l’outdoor.
7. Fountain, Tokujin Yoshioka per Glas Italia
Un esempio emblematico di diversificazione della serie e di connubio fra l’alto artigianato (in questo caso quello dei maestri vetrai di Murano) e le tecnologie industriali. A partire da un disco di vetro lavorato artigianalmente, si genera una serie di tavoli bassi rotondi di grande preziosità. Il cristallo di Murano viene colato, modellato e cesellato secondo sapienti tecniche di lavorazione che fanno sì che ogni tavolo sia diverso dall’altro. L’intento è quello di evocare con il vetro l’acqua che sgorga da una fonte, con tutte le sue irregolarità e increspature. L’artificiale non smette di evocare il modello inarrivabile della natura.
8. Taco, Alessandro Stabile per LaCividina
Miracoli di un materiale “povero” come il feltro: Taco è una poltroncina imbottita che grazie a due strati di feltro si permette di rivoluzionare il sistema produttivo e costitutivo del tradizionale imbottito. Niente più struttura in legno. Niente più poliuretano espanso. Un gesto semplice di innovazione coraggiosa. Come aveva intuito Gaetano Pesce con i suoi Feltri, a volte è davvero il materiale che fa la differenza.
9. Standalto. Francesco Binfaré per Edra
Prima di lui, i divani erano quasi delle micro-architetture. Avevano una struttura rigida e una forma stabilita: qui lo schienale, lì la seduta. Lui, Francesco Binfaré, i divani li ha destrutturati. Li ha liberati dai vincoli tipologici, tecnologici e costruttivi che si portavano dietro da secoli. La sua nuova creazione conserva l’invenzione del cuscino intelligente (schienale e braccioli possono essere modellati a piacere stando comodamente seduti) ma la ripropone in un modello sospeso da terra, e tuttavia completamente adattabile ai desideri di chi lo usa. Non solo elegante. Anche soffice, morbido, personalizzabile.
10. Superfan, Michael Anastassiades per Kettal
A Michael Anastassiades piacciono le imprese difficili. Come quella di rivisitare un tipo apparentemente immodificabile come il ventilatore. Il designer greco-cipriota lo fa con una semplicità e un’essenzialità davvero esemplari, rendendo esteticamente gradevole un oggetto che è in genere soltanto funzionale. Del resto, il ventilatore è uno degli oggetti che andrebbero riscoperti. Non solo per questioni di risparmio energetico, ma anche perché si avverte sempre più spesso, un po’ ovunque, il bisogno di muovere l’aria.
-
Sections