Qualcuno si ostina a ritenerla e a definirla un’artigiana del lusso. È una definizione solo parzialmente pertinente e in ogni caso riduttiva. Perché Gabriella Crespi (classe 1922, scomparsa nel 2017 all’età di 95 anni) è stata molto di più: arbitra del gusto e vestale dell’eleganza nei salotti borghesi degli anni ‘70 e ‘80, spregiudicata sperimentatrice e creatrice di prototipi, ma anche personalità inquieta e curiosa, animata da un profondo bisogno di ricerca interiore e dall’esigenza di contemperare il lavoro empirico con una forte tensione alla spiritualità e all’innovazione. Il coraggio di cambiare, per dire, lei ce l’ha avuto davvero.
A metà degli anni ‘80, all’apice del successo, dopo aver realizzato alcuni dei suoi artefatti più amati e celebrati come i tavoli-scultura della serie Plurimi, Gabriella Crespi decide di mollare tutto e andare via. Verso Oriente, sulle montagne himalayane, alla ricerca di se stessa. Ma nella consapevolezza che per trovare se stessi a volte tocca fare i conti con l’Altro. Lei li ha fatti, questi conti. Pochi altri, non solo nel campo del design, hanno avuto il coraggio di fare altrettanto.
Lei, Gabriella, donna in un mondo di uomini, coerente con la sua scelta programmatica di lavorare solo su pezzi unici di altissimo artigianato, senza implicazioni con l’industria e con i modi di produzione seriali, ha provato a trovare nell’eleganza degli oggetti, delle sculture, dei gioielli e degli arredi il correlativo oggettivo di quella bellezza interiore, di quella misura e armonia che andava cercando prima di tutto dentro di sé.
Spesso sottovalutata o trascurata da canoni di gusto dominanti (ha dovuto oltrepassare i 90 per vedere nel 2016 alcuni suoi pezzi accolti per la prima volta in quel tempio del design che è la Triennale di Milano), Gabriella Crespi è ora protagonista – dal 25 ottobre al 25 gennaio 2024 – di una mostra presso la galleria Nilufar di via della Spiga. “Gabriella” ci dice Nina Yashar, che di Nilufar è la storica fondatrice e l’animatrice appassionata “ha vissuto in un contesto di ‘design industriale’ che per molti versi non l’ha compresa e non ha valorizzato appieno il suo talento. Oggi però le sue creazioni meritano un pieno riconoscimento: ed è l’obiettivo che si propone la nostra mostra”.
Tra Gabriella e Nina pare di cogliere una sorta di intima e profonda affinità elettiva: “sento di identificarmi anch’io nella dialettica fra materia e spirito che anima il lavoro della Crespi”, confessa Nina. E aggiunge: “Anche Nilufar si impegna nella valorizzazione della forma attraverso la materia così come nel racconto che questa trasmette e possiede intrinsecamente. È nella ricerca di significati profondi che gli oggetti si possono trasformare in veicoli di esplorazione interiore”. Gabriella Crespi questa esplorazione l’ha perseguita per tutta la vita: grazie alla sapiente scelta dei materiali su cui lavorare (il bambù, il rattan, il bronzo) e all’uso di metalli ed essenze naturali rare, sempre avvalendosi di maestri artigiani, eredi del più alto sapere creativo italiano, ha dato vita ad artefatti di rara e spesso visionaria bellezza.
Nina, se dovesse scegliere di portarsene a casa un paio, non avrebbe dubbi: “I classici come il tavolo Plurimi e la lampada Rising Sun. Ma per la perfetta sintesi di forma e funzionalità” aggiunge “anche lampade come Fungo, Obelisco, Caleidoscopio e Scudo”. Ma ogni oggetto di Gabriella lascia trasparire i tratti connotativi della sua creatività: semplicità, eleganza, discrezione, originalità, vitalità. Assieme a una tensione e a uno slancio che scardinano l’oggetto da una pura funzione strumentale per farne ogni volta il testimone di una ricerca che lo trascende.
Immagine di apertura: Gabriella Crespi tra le sue lampade Caleidoscopio nel 1974. Foto di Miussy Werner Archivio Gabriella Crespi
- Mostra:
- Gabriella Crespi
- Dove:
- Nilufar, Via della Spiga 32, Milano
- Date:
- dal 25 ottobre al 25 gennaio
- Curata da:
- Nilufar | Nina Yashar