Tra i mobili a cui Maarten Baas dette fuoco nel 2002 con la sua serie Smoke c’è anche, oltre ad una serie di grandi classici, una vecchia cassettiera in stile veneziano. L’ardire iconoclasta del giovane designer olandese, desideroso di rompere con le vecchie generazioni, colpisce un pezzo d’arredo non casuale, da sempre presenza costante nelle case più umili come in quelle più blasonate.
Emblema di una funzionalità irriducibile, quella che permette di riporre oggetti di ogni tipo, la credenza è il mobile che più di ogni altro si impone come fautore dell’ordine domestico. La produzione artigianale che precede la rivoluzione industriale ne ha sempre decorato le ante, spesso con simboli propri della cultura e delle lavorazioni locali. Con l’affermazione di decoratori, arredatori e designer, questa connotazione viene meno, legandosi alla personalità del singolo interprete e ad una costante oscillazione tra soluzioni votate alla linearità o ad un massimalismo iperdecorativo.
Dopo anni di cucine componibili e sistemi contenitori, che sembravano aver relegato la vecchia credenza alle usanze del passato, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un vivace ritorno. La credenza ritrova verve, colori e fasti decorativi. La sua natura di volume destinato a garantire l’ordine sembra però essere messa in secondo piano. La nuova ricercatezza che la contraddistingue sembra piuttosto trasformarla in un oggetto di attenzione, soprattutto in case di grandi metrature: un’ennesima oscillazione del pendolo, destinata a fare emergere la credenza senza più ombre o compromessi.