Lavorare all’interno di architetture d’autore è un esercizio complesso: significa da un lato non interferire con contesti spesso fortemente caratterizzati, dall’altro evitare approcci puramente mimetici.
Qui siamo nel condominio di Piazza Carbonari 2 a Milano – uno degli edifici per abitazioni più significativi del maestro milanese Luigi Caccia Dominioni –, e la richiesta della committenza era chiara: progettare un tavolo versatile che, accostato in più moduli, arredasse e configurasse in maniera diversa il grande salone dell’attico, per poter ospitare eventi collettivi temporanei quali mostre, presentazioni e concerti.
Era il 1960 quando veniva costruito il condominio di piazza Carbonari 2. Sorto a blocco isolato in una zona della città allora periferica, l'edificio si contraddistingue per un andamento irregolare sui fronti, dettato dall'esigenza di raggiungere la massima altezza consentita dal Piano Regolatore Generale, e si conforma come una serie di ville urbane sovrapposte in altezza e orientate al giardino, tema caro all'architettura milanese.
L'impaginazione in facciata del blocco architettonico — delle finestre a filo facciata, unite tra loro da fasci di collegamento in opalino che si prolungano sugli angoli, e dei bow window, che fuoriescono come fratture dalla omogenea superficie del blocco — deriva come racconta lo stesso Caccia Dominioni dalla varietà delle piante.
Da questa premessa nasce il progetto di Carbonari, un tavolo nato dalla collaborazione tra gli architetti Stefano Marongiu (Marabelli Marongiu Architetti) e Marco Cattivelli (Scattered Disc Objects): un oggetto leggero, smontabile senza attrezzi nei suoi componenti e interamente realizzato in leghe di alluminio. Quando non viene utilizzato, le sue parti possono essere disassemblate e raccolte in modo da occupare il minor spazio possibile e renderne più facile il trasporto.
Percorrendo la via della leggerezza, e scartando l’ostentazione volumetrica dei tavoli pensati per i grandi ambienti, i due architetti hanno fatto di Carbonari un tavolo che risponde alle esigenze funzionali ed estetiche del salone: uno spazio caratterizzato da infissi in alluminio anodizzato e dal mosaico pavimentale a motivi zoomorfi in graniglia di marmo, due elementi ricorrenti nei progetti del maestro milanese.
Quasi in punta di piedi, Carbonari tocca terra con le sue esili gambe – le cui basi sono regolabili e finite a specchio – e dà l’impressione di fluttuare nel vuoto.
Il tavolo misura 90 x 170 cm e i piani che lo compongono sono piegati per garantire un fissaggio eccellente e una maggiore resistenza strutturale. Ogni suo componente, sostituibile in caso di usura, è spazzolato a mano per garantire una superficie resistente ai graffi e ripristinabile.
L’uso dell’alluminio come unico materiale di realizzazione consente infine al tavolo di essere adatto anche per esterni e favorisce il riciclo del metallo, rendendo Carbonari un oggetto, oltre che lieve, anche un po’ eterno.
- Progetto:
- Carbonari, un tavolo
- Designer:
- Stefano Marongiu, Marco Cattivelli
- Luogo:
- Attico in Piazza Carbonari 2, Milano
- Fabbro:
- Riccardo Puglielli