Una fiera sul design d’autore. E una mostra mercato con una forte impronta curatoriale. Alla sua terza edizione Edit Napoli, diretto Emilia Petruccelli e curato da Domitilla Dardi, raccoglie circa 80 espositori tra designer autoproduttori ed emergenti under 30 e aziende di piccola serie, accomunati dal carattere artigianale e dalla ricerca tipologica, anche nel caso di processi produttivi industriali o seriali. Design territoriale, ovvero che trae la sua forza dalle artigianie e dalla cultura del territorio, e ricerca nei materiali tra low e high-tech all’insegna della circolarità ecologica sono il fil rouge che accompagna la selezione.
Il meglio di Edit Napoli 2021
Alla sua terza edizione, la fiera di design partenopea è ormai un appuntamento d’obbligo in cui scoprire giovani talenti, piccole aziende e le meraviglie del centro di Napoli.
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Serena Eller
Foto Serena Eller
Foto Serena Eller
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Francesco Squeglia
Foto Bruno Bruchi
Foto Sereno Eller
Foto Sereno Eller
Courtesy Famiglia Oliva
Courtesy Famiglia Oliva
Courtesy Famiglia Oliva
Foto Paolo Abate
Foto Paolo Abate
Foto Paolo Abate
Foto Mattia Balsamini
Foto Mattia Balsamini
Foto Mattia Balsamini
View Article details
- Valentina Croci
- 08 novembre 2021
In questa terza edizione si consolida anche il rapporto i luoghi simbolo del centro di Napoli, connettendoli a importanti istituzioni e realtà internazionali della cultura del progetto. La sezione Edit Cult porta installazioni site-specific e mostre di design in luoghi incantevoli e al di fuori del circuito turistico, come la Fondazione Made in Cloister o il Museo Civico Gaetano Filangeri – il giurista e filosofo che ha intrattenuto una corrispondenza con Benjamin Franklin influenzandone la redazione della Dichiarazione d’Indipendenza. E tra design e luogo si instaura un inaspettato e reciproco scambio tra storia e contemporaneità.
Immagine di apertura: Sala del capitolo, foto Serena Eller
Per la prima volta Federico Pepe presenta un consistente corpus di opere interdisciplinari, tra arredo, grafica e arte, che mostrano la sua visione cangiante e fluida. Una sorta di “bestiario”, la cui l’apparente casualità è invece irregimentata da una disposizione ordinata e geometrica che fa emergere connessioni. Come quelle con il meraviglioso luogo che lo ospita, il Museo Civico Gaetano Filangeri, ricco di storia e opere d’arte, con cui si crea un inatteso dialogo. “Chest’è”, a cura di Federica Sala, fino al 30 gennaio 2022.
La tradizionale ceramica bianca partenopea è interpretata da Patricia Urquiola insieme agli studenti dell’Istituto Caselli - Real Fabbrica di Capodimonte. Hybrida è una complessa collezione di centrotavola che si ispira alla natura, creando creature fiabesche che si ibridano con la flora e il terreno portandoci in un eden incantato. Come quello del giardino didattico interno alla scuola, a cui sono devoluti i proventi dell’asta solidale di Christie’s, che ha battuto i prototipi. Tra gli acquirenti, il CT Roberto Mancini.
L’architetto e product designer libanese Stephanie Moussallem realizza quattro lampade da terra e da tavolo in collaborazione con alcuni artigiani napoletani, con l’obiettivo di mischiare tecniche e materiali differenti che rappresentano l’anima manifatturiera ancora diffusa nel centro storico cittadino. Vetri multicolore e complesse lavorazioni in legno disegnano un trait d’union tra Beirut e Napoli. “L’amore per la famiglia, la forte presenza di fede nella vita quotidiana, il disordine urbano contrapposto a una serenità naturale generano un’energia pulsante che può esistere solo in tale caos e contrazione”, spiega la designer. Shades of Naples è un progetto in collaborazione con la Fondazione Made in Cloister e House of Today, fino al 30 gennaio 2022.
Lidewij Edelkoort e Charlotte Grün hanno curato, all’interno dell’evocativo Archivio di Stato di Napoli, una mostra dedicata alla biblioteca personale dell’artista e grafico olandese Anthon Beecke. Tipografo e street artist, Beecke ha lavorato, durante la sua carriera, sul tema del corpo e dell’erotismo, con cui ha creato un nuovo e provocatorio alfabeto espressivo. La mostra ha messo anche in evidenza il rapporto personale e professionale di oltre tre decenni tra Beecke ed Edelkoort (fino al 15 dicembre 2021).
Amuleti incastonati in urne che richiamano gli ex-voto. Tra le opere dell’artista e orafo sud africano Daniel Kruger e le sale del Museo del Tesoro di San Gennaro si genera uno straordinario dialogo, che ci parla di fragilità e paura terrene e di tensione verso la dimensione spirituale, ultraterrena. La mostra personale è curata da Marco Bazzini per la Galleria Antonella Villanova di Firenze (fino al 30 gennaio 2022).
Stefano Bassan e Gianluca Sigismondi, giovani fondatori dello studio Finemateria, presentano la loro ricerca sul poliuretano espanso, volta a ridurre il numero di materiali presenti in un comune divano imbottito, con conseguenti problemi di smaltimento. Prendono spunto dalle tecniche di produzione dei materassi, proponendo un sandwich a densità e spessori variabili con cui comporre una seduta monomaterica. Uno dei prototipi presenta una fodera termosensibile.
Piccolo brand napoletano di food design e artigianato locale, Eleit.it crea oggetti per la tavola multisensoriali dalla forte capacità narrativa e rituale, in collaborazione con chef affermati. È il caso di Famiglia Oliva, design Astrid Luglio con la sommelier e mastro oleario Mariella Caputo: una collezione di oggetti per la degustazione dell’olio, realizzata dagli stagnai di rua catalana a Napoli.
Arazzi contemporanei per esplorare lo sfaccettato universo femminile nella Macedonia del Nord. È la collezione Trasposizioni dell’artista tessile e designer Margarita Aleksievska Sclavi (House of Ita): collage che utilizzano come materia prima abiti tradizionali femminili slavo-macedoni di impronta bizantina. L’artista li decostruisce e li riassembla in un viaggio alla scoperta delle proprie radici, al confine tra Oriente e Occidente, dove l’emancipazione della donna passa attraverso la creatività.
Alfabeto è una collezione in cotto manuale e pietra lavica smaltati, disegnata da Margherita Rui per 950 ninefifty. 19 decori composti da linee che combaciano e trasformano le superfici in composizioni grafiche. “Quando ho disegnato Alfabeto volevo ricreare il ritmo delle forme e colori delle ceramiche di Caltagirone. Solo però astraendone le forme: da figurative a segniche, geometriche. Anche le tonalità sature ne sintetizzano i colori. Diventano segni di un alfabeto con cui scrivere storie”, afferma Rui.
Monogramma Studio interpreta il materiale Cimento, un agglomerato composto al 90% di aggregati minerali mescolati a un legante cementizio. Facilmente lavorabile, si presta a creare texture a stampo. Nascono così i moduli tridimensionali di Frammenti con scaglie di fluorite, oppure i bassorilievi di Battigia, che evocano le increspature della sabbia, o ancora le superfici di Macramè che integrano inserti di cimose di scarto dei tessuti Rubelli, unendo industria, artigianato e upcycling.