Un arredo da contemplazione, se così si può dire. Ma anche un arredo tra i più flessibili in virtù della capacità di ripiegarsi e essere trasportato là dove le necessità o il capriccio ci portano. Eppure, le mille virtù dell’amaca non sono relegate né alla sua adattabilità, né alla più ovvia ed evidente capacità di offrire una lounge improvvisata perfetta per il relax. Prendiamone l’aspetto ergonomico, forse quello più misconosciuto: l’amaca permette infatti un riposo capace di adattarsi perfettamente alle necessità del corpo, preservando la salute della colonna vertebrale e il buon funzionamento della circolazione.
È tra le popolazioni dell’America Centrale e del Sud che l’amaca nasce come invenzione pratica per ovviare alle avversità del clima: attaccata a tronchi d’albero, rappresenta una soluzione inventiva per permettere di dormire al fresco e al riparo dagli insetti e dai serpenti che popolano il suolo. Fu Cristoforo Colombo, si dice, a riportare in Europa l’usanza scoperta in America, introducendola fin dal primo viaggio di ritorno come giaciglio per i marinai, salvati da un riposo notturno che senza alcun comfort e senza alcun riguardo aveva luogo per terra, in una promiscuità ben poco salubre tra uomini, animali e sporcizia.
Il più classico modello di amaca, realizzato inizialmente da un derivato delle foglie di agave, il sisal, ma oggi fatto quasi sempre in cotone, è ancora in gran parte prodotto tra la penisola dello Yucatan e la Colombia, nel migliore dei casi nel rispetto di tecniche artigianali ancestrali. Eppure, questo archetipo noto in tutto il mondo ha dato vita negli anni ad una esplosione di modelli anche industriali che ne hanno innanzitutto rinnovato i materiali, diventati più tecnologici, e la sua stessa configurazione, che si offre in modalità free standing e con innumerevoli componenti. A non cambiare, però, è l’unica caratteristica che la distingue dai numerosi avventori: la completa sospensione da terra, insieme a quella dalle preoccupazioni del mondo.