Oggetto contenitore fin dalla nostra preistoria, archetipo che qualsiasi cultura ha imparato a riconoscere e fare proprio, il vaso fa parte degli oggetti più familiari del nostro panorama domestico. Abbandonata la funzione di anfora, si è trasformato nei secoli in un oggetto di pura decorazione, da esporre solo in tutto il suo richiamo iconico, o da ingentilire insieme a un mazzo di fiori.
Gli assoluti: 20 vasi imperdibili
Emblema di un recipiente votato all’apparente inutilità, il vaso accompagna l’uomo da migliaia di anni. Oggi si rinnova grazie alle accelerazioni della tecnologia, trasformando caratteristiche considerate immutabili in un sensibile specchio dei tempi.
Maiolica policroma dipinta a mano in decalcomania. Dimensioni h 29 cm.
Vetro soffiato e forgiato a mano, varie dimensioni.
Realizzato a mano in argilla bianca, Smalto bianco e nero opaco bicolore. Dimensioni 15x15x45 cm
ABS, 20 cm. x H. 30,5 cm.
Dimensioni22 x 18 x 26 cm
Porcellana non smaltata, altezza 6,4 cm, larghezza 10 cm
Vetro soffiato, elastico, 8,5x8,5x30 cm
Cera
Porcellana. Dimensioni varie.
Bois durci, gommalacca decerata, colofonia, fibre di legno, rami di legno, ceramica non smaltata. Dimensioni 37x18 cm.
Carta. Dimensioni 24 X 14 X 42 CM
Vetro, marmo. Dimensioni varie.
Marmo Calacatta. Dimensioni 25 x 25 x 40 cm
Alluminio anodizzato in vari colori. Disponibile anche in una versione in ceramica.
Ceramica. Dimensioni varie
Triangoli tassellanti in polipropilene.
Silicone. Dimensioni varie.
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- Giulia Zappa
- 26 giugno 2020
Eppure, il pregiudizio di inutilità a cui è stato spesso legato non ha mai interrotto un processo di continua sperimentazione tecnica e artistica che, a prescindere dai materiali impiegati – la terracotta nuda o smaltata, la porcellana, l’argento, il vetro soffiato – ne ha fatto l’oggetto di un virtuosismo a tratti maniacale e di una contemplazione ossessiva da parte di collezionisti e pittori. Del vaso, poi, si sono appropriati ogni stagione o movimento della storia del design, trasformandolo in un barometro sensibile per raccontare nuove visioni e suggestioni formali.
Negli ultimi anni, il vaso ha ritrovato una centralità che ultimamente era apparsa un po’ sfuocata grazie a numerose esposizioni e all’interesse di molti giovani designer, attenti non solo a riscoprirne il valore ornamentale, ma anche a sperimentarvi gli effetti della più recente accelerazione tecnica e tecnologica. Ecco allora che, stregato da un artificio che contraddice la sua natura, il vaso del ventunesimo secolo conquista qualità sensoriali inattese, come la morbidezza, l’espansione, la fluttuazione. Ancora, grazie a nuove ricerche speculative il vaso diventa capace di esprimere una vera e propria narrativa, o anche rapporti di collaborazione attivi non solo con il suo fruitore, ma anche con altre specie viventi. Occasioni, queste, per riflettere non solo sulla sua intramontabilità, ma anche sull’impossibilità di rinnegargli il suo posto sul piedistallo, dove a dispetto di qualsiasi cambiamento continua a suscitare meraviglia e desiderio di contemplazione.
Precursore dell’Art Nouveau, inventore della tecnica dell’intarsio di vetro, Émile Gallé traghetta il mondo della botanica nell’arte del vetro, lavorando tanto su preziosi pezzi unici quanto avviando una vasta produzione in serie.
Un vetro architettonico: la copiosa produzione di Hoffman traghetta nella modernità la produzione artigianale viennese, affermandosi come nuovo parametro per le arti decorative.
La rilettura della tradizione classicista trova in questo vaso di Ponti una traduzione della sua sensibilità architettonica per la resa prospettica delle celle, ma anche il sintomo di una fascinazione per un materiale le cui applicazioni non si limiteranno al campo della direzione creativa di Richard Ginori, ma esploreranno anche molteplici ricerche nel campo dell’interior design.
Esempio forse più emblematico della collaborazione tra Bianconi e la casa veneziana Venini, Fazzoletto è tra i primi vasi a scardinarne la forma archetipica, ispirandosi non tanto all’oggetto evocato dal suo nome, quanto al movimento del vento delle gonne delle donne di Murano.
Tra i primi e più celebri esiti della vasta produzione di Sottsass nel campo della ceramica, nonché esempio tra i più rappresentativi della collaborazione decennale che legherà il designer con Bitossi, Rocchetto immortala l’ossessione di Sottsass per la forma archetipica e può essere considerato come un anticipatore di quell’ossessione geometrica che la stagione radicale traslerà seguendo nuove suggestioni della fantasia.
Enzo Mari sdogana l’uso della plastica nella produzione di vasi, smontando il presupposto di preziosità di questa categoria di oggetti e sperimentando le qualità estetiche dell’ABS su una forma a conica doppia che permette di essere rovesciata e utilizzata su entrambi i lati.
Tra le icone della prima produzione Droog, Soft Urn sperimenta l’utilizzo del poliuretano su una forma ancestrale, esplorando una nuova relazione tattile con l’utente – dovuta sia alla morbidezza del vaso che alla sua texture rugosa e irregolare - e lasciando a vista le tutte tracce del processo di produzione.
Tra i primi progetti di Wanders, Sponge testimonia l’interesse per un fare artigianale sperimentale – il cosiddetto low tech - tipico dei progetti di Droog Design con cui questo vaso fu inizialmente lanciato in collaborazione con Rosenthal. Il vaso, modellato sulla forma di una spugna, è ottenuto attraverso l’immersione della stessa in un bagno di argilla porcellanata. Dopo essersi seccata, la porcellana è cotta in un forno, dove la spugna originale si brucia senza intaccare il suo doppio in porcellana.
Selezionato per il Compasso d’Oro nel 2005, Triplo è una sintesi elegante di semplicità e inventiva. Il vaso riunisce tre cilindri-provetta soffiati a mano con due elastici in gomma, mentre la forma richiama le briccole veneziane che scandiscono la via alle barche nella laguna.
Honeycomb segna l’ingresso del multispecismo nella produzione dei vasi. Il vaso prende forma attraverso un contributo attivo di 40.000 api che lo costruiscono a partire da un foglio preformato e texturizzato in cera introdotto nell’alveare.
La forma idealtipica di un vaso Ming è distorta sotto gli effetti di una deformazione digitale che simula gli effetti di uno spostamento in velocità: un esempio inaspettato di variazione della forma, ma anche una riflessione sul potenziale creativo dell’azione del software nella progettazione degli oggetti comuni.
Ricerca che ha consacrato il duo composto da Andrea Trimarchi e Simone Farresin, Botanica è un progetto speculativo che sperimenta l’utilizzo delle bioplastiche utilizzate prima dell’era del petrolio.
Progettato per essere prodotto a mano nei quartieri poveri di Mumbai così da trasformarsi in reddito per le comunità locali di donne, il vaso flat pack di Pepe Heykoop dimostra non solo tutta la sua valenza sociale, ma anche la astuta natura. Pur mantenendo l’apparenza del vaso, Paper Vase si rivela in realtà un copri-bottiglia low cost da ripensare all’infinito attraverso nuovi motivi decorativi.
L’incontro inaspettato tra il vetro e il marmo dà vita ad una serie di vasi scultorei dove i due materiali sembrano fondersi a vicenda.
Non soltanto un vaso che cela la sua forma, ma un’opera che chiama in causa il suo possessore: Introverso 2 prende forma attraverso i colpi di martello del suo possessore, chiamato a scolpire il parallelepipedo listellato come uno scultore del Rinascimento.
Un vaso progettato per stimolare l'olfatto, ispirato agli oggetti e alle pratiche dell'arte profumiera: Olfattorio è costituito da una base cilindrica con trattamento di filigrana e da una bolla trasparente sulla quale si può mettere il naso e annusare il profumo concentrato del fiore.
Estrusioni in alluminio di differente altezza celano dietro il loro rigore geometrico la stilizzazione di una nuvola, una forma già sperimentata dai fratelli francesi in altri diversi progetti di arredo.
In bilico tra immediatezza figurativa ed ironia, i vasi sono ispirati alla forma di tre pesci del Mediterraneo, un’alice, un’orata e un pesce re, la cui bocca aperta come presa all’amo lascia spazio per inserire dei fiori. Prodotti dall’atelier di ceramica d’arte Giuseppe Mazzotti.
Un vaso che si espande di pari passo alla crescita della pianta, allargandosi fino a quattro volte la forma originale, grazie all’applicazione della tecnica origami.
Concepiti dal designer giapponese Oki Sato e presentati in un’installazione al Salone del Mobile del 2017, questa serie di trenta vasi realizzati in silicone ultrasottile sembrano fluttuare sotto l’effetto dell’acqua, trasformando l’inatteso movimento in un espediente di meraviglia e stupore.