In occasione della recente notizia della donazione del suo archivio al Comune di Milano e in attesa della grande mostra alla Triennale prevista per aprile 2020, ripubblichiamo dall'archivio di Domus il testo scritto da Tommaso Trini nel gennaio 1968 (Domus 458): "Enzo Mari '67" , documentato dalle fotografie di Giorgio Casali e Toni Nicolini e impaginato da Mari stesso
Enzo Mari, designer e ricercatore visivo. Un uomo giovane, che riconduce le sue ricerche operative e i suoi risultati artistici sotto la professione che si riconosce: quella di tecnico. Ecco una parola divenuta ambigua, che indica funzioni sociali molto diverse fra loro; il tecnico è un semplice specialista, un produttore qualificato, un fattore intermedio tra le esigenze della produzione e quelle del consumo cosi come sono interpretate e manipolate dalla produzione stessa? Per Mari, il possesso di cognizioni che permettano di realizzare le proprie idee con una tecnica adeguata e importante (molti artisti non hanno tali cognizioni o le hanno errata) ma non sufficiente. Essenziale, è inserire la propria attività specialistica in una visione globale delle leggi cha la regolano. Condizionandola. «L’azione che oggi considero prioritaria», egli dice, «è quella di chiarire ii proprio inserimento sociale». I termini tanto dibattuti della pragmatica e dell'etica del design sono tutti acutamente presenti nell'attività di Mari, che li ricollega ai suoi più larghi interessi sperimentali. I suoi lavori, per quanto numerosi e fortunati, sono costantemente rivolti a una rigorosa esemplificazione di quei termini.
Più che prodotti del design, Mari produce design. Fondato e verificato nelle ricerche sul linguaggio visivo, il processo scientifico del suo lavoro si attua nel design in oggetti che puntano decisamente al significato, e non all'effetto; sono privi di neologismi e stimoli violentemente pubblicitari, privi cioè dell'aggressività tipica delle mode da consumare. Realizzando il suo primo gioco per bambini - uno zoo puzzle in legno progettato nel '56 - Mari ha precorso tutto l'attuale sviluppo del design per l'infanzia. Non a caso egli si interessa con continuità alla psicologia infantile; la disposizione naturale dei bambini ad accogliere le immagini chiare, le forme elementari, il messaggio non sofisticato che caratterizzano lo stile di Mari, apre un adeguato orizzonte alla sua vocazione di naturalista delle forme industriali. Inoltre, nei «giochi» egli può scoprire e stabilire nuove regole.
Ciò e caratteristico di tutta l'attività di Mari: inventare insieme con gli strumenti anche le loro norme, e vincolare questi strumenti verso un certo tipo di comportamento, prima ancora che di consumo. II suo lavoro più recente, «il posto dei giochi », è il primo environment, d'interno e portatile, per bambini che si conosca; uno spazio più un oggetto destinati a favorire lo sviluppo del loro processo d'individuazione. Come sempre, Mari comunica attraverso l'oggetto un'indicazione di carattere operativo. Mari propone un metodo. Tutte le sue operazioni e i suoi suggerimenti sono anzitutto realizzati compiutamente nel mezzo individuato secondo un problema specifico, e poi globalmente nel metodo che informa i vari risultati. Intervistato sul significato dei suoi oggetti, Mari ha risposto recentemente: «Spero che sia di volta in volta il significato stesso dell'oggetto». Vediamo dunque d'individuare i vari lavori presentati da Mari in queste pagine.
Calendario. Un oggetto componibile. Privo dei santi e del rito rotatorio collegato con la fine dell'anno, quando sostituiamo il calendario vecchio con quello nuovo; questo strumento di misura del tempo, cosi sottratto alla sua naturale obsolescenza, si presenta come un continuum nella variabilità, in cui e accentuata la funzione segnaletica separata dall'avvicendamento cronologico.
Contenitori. Sul principio del massimo risultato con il minimo sforzo, risolvono problemi tecnici di produzione; hanno funzioni semplici che permettono al designer di dedicarsi al suo interesse preminente: l'atteggiamento metodo logico.
Allestimenti. In plastica o cementa, questi pannelli ribaltano completamente il problema della composizione (i due gruppi sono costituiti da unità tulle uguali) in quello della componibilità; creano tanti spazi e locali quanta sono le funzioni richieste dal momento.
Animali. L'oca, il lupo, l'orso, ecc. sono immagini-tipo; questa è una delle ricerche più significative di Mari, cha ha elaborato il loro valore semantico a partire dallo zoo in legno e dal «gioco delle favole del '65»; le immagini ora sono non più a livello di psicologia infantile, ma di psicologia tout court; il racconto è eliminato a favore dell'essenza della forma, secondo un'intenzione didascalica sempre presente in Mari.
II posto dei giochi. In un ambiente da comporre liberamente; un castello o una fortezza in cui il bambino sviluppa il proprioestro, avendo a portata di mano tutti gli elementi primari necessari alla sua immaginazione: il sole. l'acqua, la struttura architettonica, l'erba e la cascata; non è solo il primo ambiente ideato per i bambini ma anche un ambiente-tipo; i simboli degli elementi e dello spazio hanno quel grado di astrazione capace di renderli accessibili a tutti e di lasciare insieme libera l'immaginazione.
Le intenzioni normative della sua ricerca, Mari le ha soprattutto sviluppate nei "contenitori" di strutture percettive programmate, basate su moduli di comportamento: come nella Specosfera o nel recentissimo Modulo esposto alla Biennale di San Marino 1967. La strutturazione seriale appare fondata su fenomeni naturali ed è elaborata mediante tecniche combinatorie. Contro ogni mitizzazione della tecnica, Mari realizza in queste ricerche sperimentali quell'atteggiamento scientifico che poi applica al design, e che fornisce di volta in volta ai suoi oggetti un carattere di necessarietà.
La concezione che Mari ha del design si può dunque riassumere così: una tecnologia più un'ideologia, quella che vede gli oggetti d'uso collettivo liberi da sovrastrutture alienanti. Collegare strettamente tecnologia e ideologia, conduce ad una operazione che nel suo insieme e chiaramente metodologica. Mari non personalizza le forme che crea, non mitizza gli oggetti. Opponendosi all'obsolescenza non tecnica, alle costrizioni del consumo psicologico, Mari intende liberare le cose dal loro semplice valore di merce, e si preoccupa soltanto di ciò che con le cose si può comunicare.
Immagine d'apertura: L'Orso, Stampa della "Serie della Natura" disegnate da Enzo Mari per Danese, da Domus 458 del 1968: "Enzo Mari '67", impaginato da Enzo Mari, con fotografie di Giorgio Casali e Toni Nicolini.