Se dormire bene aiuta a vivere meglio, un letto ben progettato aiuta a costruire spazi più felici. Da sempre regno della tappezzeria artigianale, il letto è una tipologia che ha subito poche trasformazioni, almeno nella nostra tradizione occidentale. Aggiornato più che altro nelle dimensioni per assecondare la crescita della popolazione, nel corso del Novecento ha mantenuto pressoché invariati i materiali della struttura, prevalentemente legno o profili in ferro, e le tecniche di produzione. È con Nathalie di Vico Magistretti per Flou che si registra una vera rivoluzione. È il primo prodotto industriale, imbottito e sfoderabile, in cui struttura e rivestimento sono una cosa sola, e che in seguito inserisce il vano di contenimento sotto il materasso. Questo “letto tessile” ha avviato una sperimentazione sul tema dell’imbottitura e della testiera imbottita, poi anche reclinabile, presente in molti modelli successivi di altre aziende. Un’altra importante innovazione si deve alla concezione del letto al centro stanza, a cui consegue la ricerca compositiva e funzionale della parte retrostante la testiera, in cui alloggiare mensole o vani contenitori o un più sofisticato sistema di inclinazione della stessa testiera. Il letto così posizionato risponde alle esigenze di openspace e loft abitativi che chiedono prodotti più versatili, per essere visti a 360°. In questo modo viene incontro alle necessità di un settore in crescita come il contract alberghiero, in cui le stanze sono sempre più spesso concepite come spazi aperti e polifunzionali con arredi di contenimento, cabine armadio, letti e lavabi che si fondono in soluzioni fluide. La rigidità che ha finora contraddistinto la camera, con il letto appoggiato a parete, i comodini a lato e gli armadi alle pareti perimetrali, viene sempre meno.