L’idea di partenza è semplice: dare voce a chi non ce l’ha. In questo caso, gli oggetti stessi. Il progetto Object Interview di Alexandre Humbert è nato a Milano, in occasione dell’esposizione #TVclerici della Design Academy Eindhoven, durante il Salone del Mobile 2017, e da allora è cresciuto esponenzialmente. Il decimo episodio di questa serie di video viene lanciato in anteprima sulle pagine di Domusweb, ed è dedicato al dialogo tra due oggetti: “What if two objects had a Monday conversation?” starring Zafferana e Botanica III, due pezzi di Formafantasma.
Object Interview: in anteprima, l’episodio dedicato a Formafantasma
Un ciclo di video interviste per dare parola agli oggetti. Lo racconta Alexandre Humbert, fondatore del progetto. Su Domusweb, la nuova puntata “What if two objects had a Monday conversation?” starring Zafferana e Botanica III
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- Annalisa Rosso
- 19 febbraio 2018
- Milano
Abbiamo chiesto ad Alexandre Humbert di raccontarci il suo lavoro, tenendo conto che per lui “filmmaking is a design practice”. Si tratta di lavorare all’installazione, al testo, al video, in collaborazione con soggetti diversi capaci di cambiare ogni volta la prospettiva del progetto. Ad oggi, Object Interview conta una quarantina di contributors internazionali, tra cui musei, designer, artisti, compositori, scrittori, curatori, attori. Altra particolarità: il focus è sempre sul tempo presente.
Quando ti sei accorto dell’esigenza di “intervistare gli oggetti”? Era il 2016, ero stato invitato dl Collective 1992 a partecipare a una mostra della Paris Design Week al Musée Cognacq Jay. Ho scelto tre oggetti come riferimento per dare inizio a un progetto. Ho scelto dei pezzi d’archivio e ho dato loro una voce, facendone gli attori del mio progetto. Era un modo per dare spazio a un oggetto che non ne aveva, perché se ne stava in una cassa in attesa di restauro. Umanizzare un oggetto è agire da designer.
Che cos’è per te un oggetto? Si può definire “oggetto” qualcosa quando qualcuno lo osserva, interagisce con esso o ne fa un sogno. Un oggetto è un narratore, perciò come designer non progettiamo sedie, ma modi di sedersi. Non contano la forma, il colore, chi l’ha fatto e quando, è solo una questione di mise en scène.
Qual è la risposta più bella che un oggetto ti abbia dato? Credo “Vuoi sposarmi?”, da parte della sedia Engineering temporality, la simbiosi perfetta tra comportamenti dell’uomo vivo e oggetti morti.
E tu, parli con gli oggetti? Non proprio, preferisco ascoltarli. Forse l’unico modo di parlare direttamente a un oggetto è incontrarne uno che sia come me.
Che cosa dici dell’episodio n. 10 che presentiamo: What if two objects had a Monday conversation?, che ha come protagonisti Zafferana e Botanica III di Formafantasma? Ho parlato con Formafantasma appena dopo l’episodio 5 e mi hanno proposto due oggetti, Zafferana e Botanica III. Sulla base della loro scelta, prima di incontrarli, ho preparato un copione. Quando siamo arrivati al loro studio gli ho immediatamente fatto vedere il manifesto (realizzato da Deborah Janssens). “E se il copione non ci andasse bene?”, ha detto Simone prima di leggerlo. Gli ho risposto che Object Interview si basa su una visione soggettiva degli oggetti, analizzando il loro rapporto con gli umani del 2018, usandone l’ispirazione per creare il soggetto. Poi gli ho dato il copione e loro si sono messi a ridere. Sono entrati nelle rispettive parti, Andrea come Zafferana e Simone come Botanica III. Abbiamo scelto dove preferivamo girare all’interno del loro studio. Finite le riprese abbiano registrato le voci. Dato che non sono attori abbiamo dovuto rifarlo parecchie volte, ma l’hanno fatto bene e ci siamo divertiti a farlo. Parte importante di Object Interview è anche il divertimento.
Quale oggetto ti piacerebbe intervistare?
Un pezzo dell’artista concettuale francese Robert Filliou, 7 Childlike Uses of Warlike Material, e mi piacerebbe anche intervistare il Modulor di Le Corbusier, magari mettere insieme le due cose. Potrebbe nascerne una bella conversazione.
I tuoi prossimi progetti? Sto lavorando a diversi progetti, analizzando le diverse angolazioni di Object Interview: per esempio una serie di episodi con il Design Museum di Gent per la presentazione della loro nuova collezione, un’installazione intitolata One and Three Cabinet che analizza il processo di Object Interview, a cura di MacGuffin, e una collaborazione con uno stilista per la Jerusalem Design Week, tra l’altro.
Qual è l’obiettivo del tuo progetto? Cerco di renderlo comprensibile a tutti, un buon film non ha un pubblico di riferimento particolare. Mi interessa lavorare sul contesto della distribuzione più che sul pubblico. Quando nel 2013 ho realizzato il mio primo cortometraggio ero precisamente affascinato dall’influsso del contesto della distribuzione sulla narrazione vera e propria. Se si guarda un film a casa propria, sul divano, da soli, sul proprio cellulare, si avrà una sensazione diversa che non in una sala cinematografica con un amico, oppure se si proietta il film in una mostra.