L’evento, ospitato principalmente al Disseny Hub, prevedeva 3 giorni di presentazioni e workshop per “addetti ai lavori”, seguiti da un week-end di Fab Festival, concepito per un pubblico più ampio e aperto all’intera comunità locale di maker.
La conferenza è poi terminata con un giorno di simposio, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Bruce Sterling e William McDonough, moderato da Neil Gershenfeld dal MIT di Boston, ideatore del concetto stesso di Fablab.
Nonostante il nobile principio alla base dell’iniziativa, è però difficile non pensare al rischio di passare da un desiderio di produzione customizzata, principio fondante dei Fablab, a una produzione standardizzata, tramite strategie semigovernative e top-down.
Sul tema sostenibilità, emerge quindi la necessità per Fablab e maker di trovare un modo migliore per gestire risorse e materiali; e Tomas ci lascia con un’affermazione su come la riappropriazione e customizzazione della produzione non porterà a una diminuzione di cose prodotte, ma a un aumento di prodotti rilevanti per gli utenti.
Un po’ come successe all’epoca dei primi computer e calcolatori elettronici, bisognerà passare da un’utenza di nicchia all’integrazione di queste tecnologie nella vita di ogni giorno, creando ecosistemi che facciano i conti con ambiente e comunità locali.
In occasione della conferenza, sono stati assegnati i Fab Awards, risultato di una competizione annuale nell’ambito della fabbricazione digitale. Vincitore di questa edizione è stata la stampante 3D W.Afate di Afate Gnikou, prima 3D-printer “made in Africa” e interamente prodotta con rifiuti elettronici (e-waste).
Durante il simposio, è infine emerso uno spiccato interesse da parte dell’industria – e in particolare di grandi multinazionali – nei confronti del potenziale creativo e tecnologico concentrato nella rete dei Fablab. Presentatori per conto di Nike, Google e Airbus hanno espresso il desiderio di trovare un punto d’incontro con la comunità dei maker, sperando di usufruire del loro know-how, ma senza sbilanciarsi troppo nel condividere il proprio.
Niel Gershenfeld, moderatore del simposio, ha anche annunciato un contributo da 10 milioni di dollari concesso da Chevron alla Fab Foundation e destinato a fondare 10 nuovi Fablab negli Stati Uniti, in zone dove opera la compagnia. Recenti vicende, come l’acquisizione di MakerBot – con relativi brevetti – da parte di Stratasys, lasciano però spazio a dubbi riguardo alle buone intenzioni dimostrate dal settore privato ed è impossibile non temere una contaminazione dei principi fondanti del “movimento Fab”, nato proprio dal desiderio di distanziarsi dalla produzione industriale tradizionale.
Bruce Sterling stesso ha messo in guardia il pubblico dal credere troppo alle buone intenzioni di grandi compagnie impegnate a creare smart e fab cities, perché è così che standardizzazione e controllo cominciano.