
L’esposizione si articola in tre diverse zone: un’area nera centrale, una bianca che vi si sviluppa intorno, come un percorso periferico, e una terza zona lounge. Questa suddivisione rappresenta il dualismo del designer e della sua produzione, caratterizzata da diversità e scoperta.
Durante un’intervista il giorno dell’apertura, Wanders racconta come questa bipolarità abbia accompagnato la sua carriera e sviluppo personale, come individuo e progettista. “Abbiamo diviso l’esposizione nei due emisferi sinistro e destro”, mi confida, “nella zona bianca, razionale, educativa cerchiamo di mostrare un lato del mondo analitico; è un’area positiva che aggiunge bellezza alla vita della gente. Un altro modo di guardare allo stesso mondo, però”, continua il designer, “ci mostra un universo dove le cose sono meno razionali, un posto di sogni e forse dubbi, un luogo talvolta triste e doloroso. Questi due mondi sono entrambi importanti e presenti nella mia vita”.
Il percorso espositivo comincia con un bivio, dove al visitatore è richiesto di fare una scelta, cominciando con la luce o l’oscurità, quasi a voler inconsciamente suddividere il pubblico tra sognatori e pensatori.

La zona bianca è a sua volta suddivisa in 10 temi, tra i quali l’artigianato, la narrativa, l’innovazione, gli archetipi e il cambio di scala. Qui si possono trovare, disposti in un allestimento classico e lineare, alcuni pezzi classici quali la Knotted Chair, l’Egg vase, il lampadario Zeppelin e il Lace Table, ma anche sperimentazioni più ardite quali gli Airborne Snotty Vases, vasi stampati in 3D a partire da modelli virtuali di muco prodotto da starnuti.
In contrapposizione a questo spazio luminoso, che quasi ricorda uno show-room, la zona nera introduce invece a lavori più personali e sperimentali, rappresentati da scenografie più imponenti e teatrali. In questa zona è chiaro l’intento di creare uno spazio immersivo, come un viaggio subacqueo, attraverso oggetti misteriosi, come lampade indossate da donne seminude (tre performance statiche eseguite in occasione dell’opening), gigantesche teste rotanti e un paesaggio sonoro astratto e forse un po’ invadente.

In questa zona sono presenti anche lavori a carattere più tecnologico come il Wallflower Bouquet e i Virtual Interiors, una serie di sette quadri dinamici presentati per la prima volta in quest’occasione e rappresentanti ambienti digitali immaginari, arricchiti da alcuni pezzi di Wanders e in alcuni casi non destinati alla produzione.
L’ultima zona, l’area lounge, offre infine al visitatore la possibilità di scoprire cataloghi e campagne pubblicitarie relative all’attività di Wanders come direttore creativo, mettendo in luce alcune delle sue collaborazioni con altri grandi nomi del settore come Jasper Morrison e il marchio Moooi, del quale egli è cofondatore.


L’esposizione occupa il piano interrato della nuova estensione dello Stedelijk e simboleggia l’enorme varietà rappresentata dal suo lavoro, da materiali sperimentali e tecniche artigianali a decorazioni ridondanti e sculture fuori scala. Lo studio Wanders stesso è responsabile del design degli allestimenti, motivo per il quale ci si aspettavamo forse delle scenografie più imponenti e inedite.
In tanta diversità, si stenta a trovare un filo conduttore, ma Marcel ci rassicura in questa ricerca confessandomi che il leitmotiv di questa storia è lui e ciò cui la sua curiosità l’ha portato. È interessante vedere attraverso questo itinerario come Wanders, nonostante il successo commerciale di alcuni suoi lavori d’interni, non abbia abbandonato la ricerca dei materiali e il suo approccio ironico al design del prodotto. Il percorso espositivo lascia però il visitatore con il desiderio di conoscere meglio il processo che ha portato a questi esperimenti, nel tentativo di comprendere aspetti artigianali e materici poco approfonditi all’interno della mostra.


Fino al 15 giugno 2014
Pinned Up: 25 Years of Design
Stedelijk Museum
Museumplein 10, Amsterdam

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