I geni della tassonomia

Finanziata con sette milioni di dollari, la piattaforma online per l’informazione e il collezionismo Artsy ha creato l’Art Genome Project, un database con un sistema di classificazione forte e adattabile che potenzia il modo di accedere e organizzare l’arte e il design di tutto il mondo.


Questo articolo è stato pubblicato su Domus 967, marzo 2013


“Di solito sono come l’olio e l’acqua”, spiega Carter Cleveland scrivendo le parole Arte e Scienza su un grande Post-it.
Si riferisce al modo in cui i canoni della storia dell’arte e del design, che usano i metodi critici e analitici delle scienze umane, hanno opposto resistenza alla prospettiva empirica della scienza nell’affrontare i loro temi. Mi passa l’appunto attraverso il tavolo di una riunione al venticinquesimo piano del palazzo della zona meridionale di Manhattan dove, oggi, ha sede Artsy, la start-up che ha fondato quattro anni fa.
Artsy è una piattaforma online rivolta all’informazione e al collezionismo d’arte, nata come molte delle idee più rivoluzionarie dell’era dell’informazione, in un pensionato universitario. Quando studiava informatica a Princeton, Cleveland ebbe l’idea di creare un sito web che rendesse l’arte più accessibile ai giovani: un po’ come Pandora—il servizio internet di radiotrasmissioni e composizione automatica di playlist—faceva per la musica. Mentre l’Art Project di Google ricorre a migliaia di immagini di opere d’arte ad alta risoluzione per riprodurre online l’esperienza del museo, Artsy è sostanzialmente un’operazione digitale, che usa algoritmi per filtrare e proporre agli utenti le opere d’arte. L’idea è innovativa e lungimirante, e la combinazione di metodi interdisciplinari (che intersecano storia dell’arte e del design, tassonomia, matematica, informatica e progetto dell’interfaccia) usati da Artsy per svolgere questo compito ha dato vita a una struttura radicale e potente, destinata alla consultazione e alla classificazione della storia dell’arte e del design.

In apertura: vista sulla città dagli uffici di Artsy, al venticinquesimo piano di un edificio sulla 401 Broadway. La start-up, nata quattro anni fa, ha lanciato il proprio sito lo scorso settembre, dopo una fase di test durata due anni. Qui sopra: nella fase di sviluppo dell’Art Genome Project, Artsy ha raccolto finanziamenti per sette milioni di dollari, assunto 45 dipendenti, ampliato la gamma di servizi e messo insieme un database di immagini, in crescita, che comprende oltre 21.000 opere d’arte e design


Il modello iniziale del suo database è stato il Music Genome Project di Pandora, che offre una struttura tassonomica grazie alla quale brani musicali—od opere d’arte, in questo caso—possono essere contrassegnati secondo centinaia di possibili caratteristiche descrittive, dette ‘geni’. Mentre Pandora automatizza il processo di selezione sulla base delle scelte precedenti dell’utente e la sua struttura tassonomica rimane nascosta dietro pochi strumenti di base, Artsy è manuale e permette all’utente di navigare tra le opere d’arte e scegliere come classificarle. Nel corso dell’elaborazione dell’Art Genome Project, Artsy ha ampliato la sua gamma di servizi a pagamento e gratuiti per il mondo dell’arte e del design, ha raccolto sette milioni di dollari di capitali a rischio, ha assunto 45 dipendenti con varie specializzazioni e ha messo insieme un database di immagini, in crescita, che comprende oltre 21.000 opere.

All’Art Genome Project collaborano storici dell’arte e del design, matematici, progettisti di interfacce e addetti al collegamento con le istituzioni e le gallerie partner


La sua struttura finanziaria è differente da quella di altre piattaforme di informazione gratuita. Mentre Wikipedia si basa sulle donazioni e Pandora sui ricavi pubblicitari, Artsy ha raccolto capitali a rischio grazie alle sue potenzialità di trarre profitti dall’e-commerce e dalle percentuali sulle opere d’arte che le gallerie vendono tramite i rimandi dal sito. Suoi finanziatori sono Eric Schmidt, presidente ed ex direttore generale di Google, Jack Dorsey, cofondatore e direttore generale di Twitter e di Square; Wendi Murdoch, collezionista d’arte e consorte di Rupert Murdoch e Dasha Zhukova, filantropa e imprenditrice: tutti scommettono che questa piattaforma introdurrà un’innovazione dirompente nel mercato dell’arte attraverso il web. Dato che si basa sull’Art Genome Project, questa nuova impresa gode di contributi finanziari che le tradizionali iniziative di storiografia artistica, editoria, ricerca accademica e conservazione museale possono solo sognare. È proprio questa impostazione alla Silicon Valley (ben finanziata, interdisciplinare e in collaborazione) a fare di Artsy un’iniziativa così radicale rispetto ai canoni della storiografia dell’arte e del design, e a consentirle di affrontare un progetto tanto ambizioso come l’Art Genome Project, con oltre 1.200 geni che classificano le caratteristiche di una quantità di categorie: linguaggio o tecnica, stile, soggetto, regione e area dell’arte contemporanea. In più, è possibile filtrare le opere secondo i colori, la scala, la data, il nome dell’artista e il valore economico, se l’opera è in vendita. Quando un gene viene attribuito a un’opera, il valore di quest’ultima in base a quell’attributo viene definito su una scala da 1 a 100, consentendo una classificazione estremamente raffinata. Un’opera può avere numerosi geni: al tavolo S.A.M. N° 506 di Jean Prouvé, per esempio, attualmente sono attribuiti i geni Design e Arti decorative, Tavolo, Progetto francese del dopoguerra, Arredamento e Legno. Ognuno di questi geni può essere il punto di partenza per scoprire opere dotate di caratteristiche simili. L’insieme di queste funzioni costituisce la prima tassonomia dell’arte e del design adattabile, in grado di organizzare un numero illimitato di ordinamenti, ciascuno su misura degli interessi specifici dell’utente.

L’impostazione ibrida di Artsy si riscontra anche nella configurazione degli uffici e nella gestione delle postazioni: nei grandi open space tutti cambiano posto dopo qualche settimana di lavoro, per contrastare la routine e mantenere alto lo spirito di collaborazione, al quale contribuisce anche la presenza di spazi comuni per il pranzo


Per offrire immagini ad alta risoluzione di un grande numero di opere d’arte, Artsy ha stipulato un accordo con l’Artists Rights Society che le permette di riprodurre in forma digitale, senza scopo di lucro, opere d’arte di proprietà di gallerie, musei e collezioni private. Per le istituzioni prive delle infrastrutture tecnologiche o dei diritti necessari a rendere accessibili online le loro collezioni, è un’occasione di reciproco vantaggio. In aggiunta al partenariato con oltre 300 gallerie d’arte e di design, Artsy ha stipulato accordi con più di 80 istituzioni non profit e, a mano a mano che stringe nuove collaborazioni, il suo database cresce in proporzioni, varietà e forza.


La versione attuale di Artsy è stata lanciata nel settembre del 2012. Nonostante sia ancora allo stadio 1.0, il potenziale del sito sta nella qualità degli ulteriori affinamenti. Benché la collezione di design si stia ampliando rapidamente, è ancora troppo limitata per potersi definire una biblioteca: oggi come oggi, non ci sono opere di Ettore Sottsass o di Eileen Gray. I geni attualmente non fanno distinzione tra Arte e Design e Arti decorative, perciò una ricerca del gene Mass Media dà per risultato pezzi d’arredo fatti di giornali riciclati accanto a fotografie di Kate Moss. Anche se ciò permette all’utente occasionale di fare scoperte di felice casualità, e dà all’appassionato d’arte non specialista uno strumento intuitivo e agevole per apprendere informazioni sull’arte, per un professionista sarebbe estremamente frustrante tentare di usare Artsy come strumento di ricerca. Per offrire un servizio migliore a queste utenze si potrebbero apportare parecchi, ma semplici, miglioramenti che amplierebbero in modo spettacolare le capacità del sito. Oggi non è possibile ottenere un elenco di tutti gli artisti e designer che vi sono compresi, né restringere la ricerca per intervalli di date e incrociando i geni. Artsy può, per esempio, filtrare i dati secondo il gene Bauhaus, ma non può affinare questa ricerca per individuare opere create tra il 1919 e il 1925 (quando la scuola aveva sede a Weimar), o selezionare opere di oreficeria realizzate al Bauhaus. Benché l’Art Genome sia costituito da oltre 1.200 geni, attualmente solo 259 compaiono nel menù di navigazione. Molti di questi miglioramenti sono già in corso di elaborazione per future versioni del sito di Artsy.

In piedi, Carter Cleveland, il venticinquenne ingegnere informatico fondatore e CEO della start-up


A differenza dei libri, che si possono modificare solo da un’edizione all’altra, un sito è fatto di milioni di strati di interventi redazionali che possono essere variati in qualunque momento. I miglioramenti futuri potrebbero rendere possibile filtrare i dati storici attraverso parecchi parametri, per isolare insiemi molto specifici di opere. I filtri Legno, Tavolo, Rotondo, Italia, e 1968-1981, per esempio, sarebbero in grado di individuare i tavoli rotondi di legno prodotti o progettati in Italia tra il 1968 e il 1981. Chiunque abbia cercato di mettere insieme una ricerca di questo genere su internet sa che la dispersione delle fonti, la contraddittorietà delle informazioni e la scarsa qualità delle immagini rendono il compito frustrante, se non impossibile. Raccogliere queste informazioni da biblioteche e archivi fisici è costoso, richiede molto tempo e può risultare impraticabile in termini di fondi o di limiti temporali del progetto.
Se Artsy raggiungerà l’obiettivo di possedere le immagini di tutte le opere d’arte e di design del mondo, creerà una biblioteca online esauriente e rivoluzionerà il modo in cui si ha accesso e si naviga nelle relative storiografie. Non solo si potrà accedere a qualunque opera d’arte e di design, ma si potrà anche vederla istantaneamente e nell’ordinamento desiderato. Artsy sta inventando la tassonomia universale, da cui può scaturire una quantità infinita di storie non scritte. Vi interessa la storia completa degli oggetti rosa di poliuretano realizzati negli anni Ottanta negli Stati Uniti? Non ci sono problemi. La facilità di accesso permetterà nuove iniziative di analisi storica—di buona e di cattiva qualità—nate all’interno come all’esterno delle professioni dell’arte e del design. La tassonomia universale permetterà anche agli storici di raccogliere rapidamente le informazioni, dando loro più tempo per l’interpretazione e l’elaborazione dei materiali.
Benché nessuno di questi risultati sia possibile senza algoritmi e senza informatica, il tocco soggettivo delle scienze umane e dei metodi tradizionali della storia dell’arte e del design sono fondamentali nel lavoro di Artsy. Matthew Israel, direttore dell’Art Genome Project, sottolinea l’importanza di occuparsi di opere significative e di usare la terminologia accettata dalla cerchia degli storici e dei critici, oltre che della creazione di geni che rispecchino con precisione le categorie storiche e quelle in corso di configurazione.
L’impostazione ibrida di questa nuova piattaforma è forse più immediatamente riscontrabile nella sistemazione fisica degli uffici dell’azienda. La scrivania di Cleveland gli permette di lavorare in piedi, in mezzo a storici, matematici, informatici, progettisti di interfacce e addetti al collegamento con le istituzioni e le gallerie partner di Artsy. Tutti cambiano posto ogni poche settimane, per contrastare la routine e mantenere alto lo spirito di collaborazione. Mentre gli storici dell’arte usano programmi di gestione del lavoro di gruppo come Pivotal Tracker e Trello—prediletti dai programmatori—per gestire la costruzione dell’Art Genome, il lavoro di codificazione degli informatici viene influenzato dal linguaggio conciso e preciso degli storici. È presto per dire se il modello di business di Artsy avrà successo, o se introdurrà un’innovazione dirompente nel modo in cui si vendono l’arte e il design, ma certamente oggi questa società sta smantellando i recinti professionali e sta espandendo la gamma degli strumenti disponibili per scrivere
e costruire la storia dell’arte e del design. Jonathan Olivares. Designer e scrittore