Nel 1971, si tenne a Cala de Sant Miquel, una baia sulla costa nordorientale di Ibiza, lontano dai consueti insediamenti urbani, il 7° congresso dell'ICSID (International Council of Societies of Industrial Design, la federazione internazionale delle associazioni del design). Negli anni della dittatura franchista – caratterizzati dalla repressione, dalla censura e dall'assenza di libertà – Ibiza restava ancora un ambiente relativamente intatto, scarsamente urbanizzato. Attualmente in mostra al MACBA (Museu d'Art Contemporani de Barcelona), i materiali di quel congresso diventano un'importante fonte d'informazioni che va al di là del semplice archivio per assumere la forma di una mostra.
La manifestazione – ambientata in un luogo tanto bucolico e immersa nello spirito del tempo sulla falsariga dell'opera di gruppi come, tra gli altri, Archigram e Haus-Rucker-Co – era volutamente incentrata su interventi spontanei e sulla mancanza di un programma strutturato. L'idea centrale era quella di avere varie "sale di conversazione", dove i partecipanti avevano tempo e modo di discutere di architettura, design, arte e tecnologia. In questo contesto, uno degli interventi più importanti fu quello di José Miguel de Prada Poole, creatore dell'Instant City destinata ad alloggiare gli studenti presenti che non trovavano posto nei due alberghi della baia. Come scrisse Prada Poole nella sua Lettera al Comité Ad Hoc, l'intenzione era adoperare la struttura gonfiabile presa in prestito dalla città universitaria di Madrid e permettere agli studenti di partecipare al processo di costruzione, per poi usarla nelle giornate del convegno. Carlos Ferrater e Fernando Bendito, all'epoca entrambi studenti d'architettura, costituirono il Comité Ad Hoc, un comitato esecutivo, e, insieme con Luis Racionero, stesero il Manifesto della Instant City.