Amazzonia, rivelata una città nascosta

Dopo 70 anni di dibattiti, la LiDAR, una nuova tecnologia di prospezione satellitare, sta finalmente mostrando la complessità dell’antica urbanistica della regione amazzonica.

Questo articolo è stato pubblicata in origine su Domus 1080, giugno 2023. 

Il diagramma di base dell’urbanistica networked comprende importanti coppie binarie che, quando pensiamo alla città, siamo arrivati a dare per scontate. La sfera urbana si presenta come qualcosa di separato, perfino opposto, rispetto a quella rurale, per quanto dipendente la prima sia dalla seconda. Il cittadino viene a essere ben distinto dal contadino, così come le attività tipiche dell’uno e dell’altro. La cultura viene rappresentata come divergente – e superiore – rispetto alla natura. Il diagramma urbanistico binario converge poi con il pensiero sociale evoluzionistico nel distillare una linea teorica lineare sul ‘progresso’, predominante nel modo in cui viene narrata la storia della nascita delle città.1 Quando questo diagramma archetipico viene applicato all’Amazzonia, svanisce. Gli archetipi urbani amazzonici non si accordano del tutto con l’immaginario urbano occidentale, né per struttura visiva né per definizione, che si tratti di contrapposizioni binarie o dell’impostazione lineare. Le loro reti neurali sono urbane, rurali o agroecologiche, oltre che silvicole. I loro cittadini sono contadini: pescano, cacciano, coltivano, raccolgono e svolgono attività urbane, governano, ‘commerciano’ (con scambi reciproci), si specializzano nelle arti e nell’artigianato, fanno sport e altro. 

William Denevan´s bluff model. Drawing by Josh Greene and Annika Babra. Research seminar “Territorial Cities of Pre-Colonial America,” Yale School of Architecture. Courtesy of Yale School of Architecture

Negli anni Settanta, l’archeologo Donald Lathrap decise di seguire le tracce dell’archeologo peruviano Julio César Tello, le cui ricerche a Chavín de Huantar, nelle Ande peruviane, lo avevano indotto a indicare nell’Amazzonia un’importante sorgente antica della civiltà andina.2 Lathrap pose le basi del lavoro degli storici dell’ecologia, che studiano la regione in una prospettiva che riconosce il ruolo che i popoli amazzonici, storici e attuali, hanno avuto nel ristrutturare, progettare, costruire e reingegnerizzare poeticamente, dal punto di vista ecologico, geografico e biologico, quelle che oggi riconosciamo come distese regionali di foreste culturali domesticate. Queste foreste, coltivate e gestite, sono state sostegno di quelle che gli archeologi definiscono “società complesse”: comunità tribali, governi regionali, eterarchie, confederazioni o altre forme di reti amministrative che nascono dalla più essenziale unità di organizzazione sociale, quella che potremmo chiamare ‘comune’ o ‘comunità’, per usare un termine introdotto in Amazzonia dai missionari cattolici. I ricercatori hanno iniziato a mappare la presenza di antrosuoli (terreni modificati dalla presenza umana) molto ricchi e diversificati dal punto di vista biochimico, noti come terra preta do Índio e terra morena.

Cotoca, Bolivia, insediamenti di epoca preispanica svelati grazie alla LiDAR (Light Detection and Ranging). Da H. Prümers, C.J. Betancourt, J. Iriarte, et al., Lidar reveals pre-Hispanic low-density urbanism in the Bolivian Amazon. In Nature 606, pp. 325-328, giugno 2022 © 2023 Springer Nature Limited

Gli abitanti dell’Amazzonia hanno trasformato in carbone vegetale (tramite la combustione di biomasse) e accumulato o compostato per generazioni rifiuti organici in ricche stratificazioni di humus estremamente fertile, assolutamente in grado di sostenere sistemi agroecologici che non sono mai stati ridotti a singole specie. L’agricoltura amazzonica è policolturale, segue la logica strutturale della foresta, e lo fa da sempre. Una tipica chakra³ amazzonica nutre da 50 a 75 specie, che forniscono una ricca gamma di alimenti sacri i cui periodi di raccolta corrispondono a stagioni e cicli differenti: piante officinali sacre, fibre naturali, legno, foglie di palma e altri materiali da costruzione, oli e resine naturali, gomma e altre produzioni culturalmente importanti.4

Gli abitanti dell’Amazzonia praticano anche l’agricoltura a rotazione e itinerante, consentendo riposo periodico al terreno. Tutto si muove in questo mosaico ecologico estremamente dinamico, fluido e diversificato: si spostano le aree coltivate agroecologiche, si spostano in più sedi – contemporanee – gli insediamenti,5 si spostano i porti, gli insediamenti seguono regole di scissione differenti e così via. Gli abitanti dell’Amazzonia sono tessitori di reti dinamiche le cui maglie seguono percorsi e ramificazioni continentali. Hanno dato forma a “società di natura”6 in sistemi regionali reticolari, frattali, neurali ed energetici – sistemi vitali, galattici – di collettività multinazionali di estrema bellezza e complessità socioecologica. 

El Cerrito, Bolivia, insediamento urbano preispanico. In Nature 606, pp. 325-328, giugno 2022 © 2023 Springer Nature Limited

Settant’anni di animati dibattiti sulla possibilità e sull’esistenza o meno di civiltà amazzoniche sono infine risolti grazie alla LiDAR (Light Detection and Ranging), una tecnologia di prospezione satellitare la cui capacità di oltrepassare le nuvole e la copertura forestale per analizzare la superficie terrestre sta rivelando non solo i giacimenti minerali e d’altro genere per la cui individuazione era prevista, ma anche il profilo dell’antica urbanistica della regione. Un profilo che viene alla luce parlandoci di grandiose costellazioni sociali urbane in collegamento reciproco e della possibilità di vivere in sistemi ecosociali simbiotici di abbondanza, in cui energia e risorse sono distribuite meglio che nel contesto delle coppie di opposizioni e delle gerarchie verticali calate dall’alto. Anche se solo una rigorosa analisi delle stratificazioni ci permetterà di capire la cronologia dell’insediamento umano nell’Amazzonia boliviana, per esempio, le immagini pubblicate da Nature (2022) dagli archeologi Heiko Prümers, Carla Jaimes Betancourt, José Iriarte, Mark Robinson e Martin Schaich sono abbastanza consistenti da dimostrare che lì si può parlare con certezza di complessità sociale. Solo in questa megaregione, abitata con continuità per 8.000 anni, gli antichi abitanti dell’Amazzonia spostavano milioni di tonnellate di terreno per costruire campi sopraelevati, pescaie, bacini idrici, strade sopraelevate, tumuli e altre formazioni geologiche per accrezione, incremento, e grazie alla capacità organizzative di comunità autonome e autogovernate grandi, medie e piccole. 

Joseca Mokahesi, The ground level. Matite e pennarelli su carta. Collezione Bruce Albert, 2003. Courtesy of Bruce Albert

La logica dei sistemi di insediamento diffuso caratteristica dell’America nativa non è discernibile dallo sguardo e dal senso del luogo degli europei, dalla loro definizione e dalla loro immagine della città, e non era tollerabile nella prospettiva di controllo centrale e autorità centralizzata, dato che i suoi cittadini-contadini venivano a essere considerati sudditi delle monarchie europee. Le foreste agricole dei popoli amazzonici rimasero fuori dal quadro territoriale coloniale: invece che come paesaggi coltivati, gestiti e sviluppati di cultura agricola, furono percepiti come paesaggi naturali complicati, caotici e non coltivati.7 Gli storici dell’ecologia oggi possono affermare con piena soddisfazione che l’Amazzonia è stata la culla di società estremamente complesse, che sono state descritte con maggiori o minori particolari per i Llanos de Moxos in Bolivia, l’alto corso dello Xingu (Brasile), la valle dell’Upano (Ecuador), l’isola di Marajó (Brasile), oltre che per altri antichi siti. Se si considera la storia delle civiltà amazzoniche, si scopre come le reti agroecologiche urbane interconnesse e di varia dimensione su scala regionale fossero molto più complesse della semplificazione della dicotomia urbano-rurale del paradigma egemonico che ha portato all’industrializzazione delle monocolture e alla zonizzazione del territorio. La complessità dei sistemi urbani amazzonici è ecologica per natura, intessuta di interdipendenze e sinergie di ogni realtà, tangibile e intangibile, compresi gli animali (tra cui gli umani), le piante, gli alberi, i fiumi, i venti e i terreni: ogni attore presente con la propria intelligenza e con la propria consapevolezza, con pari diritto all’esistenza.

Foto di David Geere su unsplash

1. Vere Gordon Childe, The Urban Revolution, in The Town Planning Review, 1950, vol. 21, n. 1, pp. 3-17. 
2. Donald W. Lathrap, Yarinacocha: Stratigraphic Excavations in the Peruvian Montaña (tesi di dottorato, Harvard University), 1962. Donald W. Lathrap, The Upper Amazon, Thames & Hudson, Londra 1970.
3. “Frutteto policolturale” in lingua kichwa. In quasi tutte le lingue amazzoniche ci sono termini per indicare l’agriecologia.
4. Per gli abitanti dell’Amazzonia la natura non è una categoria astratta e distinta, e non è una sommatoria di ‘risorse’. 
5. Vedi Christine Padoch, Eduardo Brondizio, Sandra Costa, Miguel Pinedo-Vasquez, Robin R. Sears, Andrea Siqueira, Urban Forest and Rural Cities: Multi-sited Households, Consumption Patterns, and Forest Resources in Amazonia, in Ecology and Society, vol. 13, n. 2, 2008.
6. Vedi Philippe Descola, In the Society of Nature: a Native Ecology in Amazonia, vol. 93, Cambridge University Press, 1994.
7. Gli antichi cronisti dell’Amazzonia, come il domenicano Gaspar de Carvajal, descrivono città e grandi insediamenti in Amazzonia come avevano fatto per l’America centrale e il Tawantinsuyo (“Impero Inca”).

Immagine di apertura: foto di Ivars Utināns su unsplash