È possibile conciliare nuove costruzioni e maggiori spazi verdi entro il perimetro finito della capitale d’Europa più densa e costruita? Il Comune di Parigi è convinto di sì. Dopo una lunga mediazione condotta in seno alla sua stessa maggioranza, la giunta parigina guidata dalla sindaca Anne Hidalgo ha approvato il nuovo piano urbanistico bioclimatico della capitale.
L’articolato testo, frutto di oltre due anni di lavoro, offre una disamina di tutte le nuove norme che guideranno la gestione dello spazio parigino, dagli alloggi al verde, ai trasporti, alla protezione del patrimonio, senza dimenticare prerequisiti e infrastrutture per l’attrattività economica. L’equilibrio tra natura e costruito si gioca sul filo del rasoio. Da una parte, con la volontà di aumentare le cubature al fine di ampliare le possibilità di alloggio inclusivo offerto sotto forma di proprietà pubblica e logement social – già passato dal 13% al 25% dell’offerta residenziale e ora fissato al 30% per il 2035. Dall’altro, con la messa in atto di meccanismi di mitigazione del cambiamento climatico grazie alla moltiplicazione di spazi verdi.
Che Parigi non sia una città particolarmente verde è cosa nota. Se si escludono i due grandi parchi fuori dal boulevard périférique, la tangenziale che cinge e delimita il Comune di Parigi, ogni cittadino ha a disposizione solo 5,8 metri quadri di verde, contro i 12 raccomandati dall’OMS. Il piano bioclimatico guarda dunque ad una grande espansione delle aree verdi, che saranno potenziate con altri 300 ettari nei prossimi vent’anni, individuati tra i pochi lotti ancora disponibili, concentrati soprattutto nel quadrante nord-est, e altri spazi privati (si parla di fondazioni o conventi) da rendere accessibili a tutti i cittadini. Un numero giudicato irrealistico dagli avversari politici, e fronte di scetticismi per i membri ecologisti della stessa maggioranza: durante la guida di Hidalgo, gli ettari conquistati dal verde parigino sono stati 30.
La moltiplicazione del verde non riguarda solo i parchi, ma si estende a tutte le superfici e le parcelle disponibili. I muri vegetali, resi celebri proprio a Parigi da Patrick Leblanc, sono incoraggiati in maniera capillare. Per ogni lotto di terreno oltre i 150 mq, viene imposto l’obbligo di demineralizzare, riservando il 65% alla piena terra per i lotti oltre i 5000 mq. Per compensare, nuovi metri quadri potranno essere ricavati in altezza. La sopraelevazione, strumento già presente nel vecchio piano urbanistico, viene aumentata fino a tre piani per gli edifici moderni, ma vincolata a 37 metri di altezza massima. Anche i tetti vengono inclusi nella trasformazione bioclimatica, che sia con la piantumazione di nuovo verde, con lo sviluppo dell’agricoltura urbana, con nuovi pannelli solari, il recupero delle acque piovane, o con l’inserimento di attrezzatura sportiva.
La riconversione degli uffici sembra infine destinata a fornire a Parigi le oltre 5000 case popolari che dovranno essere costruite ogni anno per rispettare i vincoli del piano. La riconversione favorirà gli immobili cosiddetti “mixed income”: nuovi alloggi sociali dovranno essere inseriti in ogni progetto immobiliare a partire dai 500 mq. Il piano è attualmente sotto il vaglio legislativo dello Stato. Se tutte le condizioni per la sua attuazione saranno validate, il voto definitivo e l’entrata in vigore dovrebbe avere luogo tra il 2024 e il 2025.
Immagine di apertura: Anthony Delanoix via Unsplash