Capsule intelligenti che ci portano al lavoro, lunghe distanze coperte ad altissima velocità in pochi minuti e un sistema che favorisce chi reduce il proprio consumo energetico. Questi gli elementi di una futuristica rete di trasporti che, forse, non è poi così lontana. A idearla e lavorare alla sua realizzazione è Hyperloop, la compagnia di Elon Musk di treni ad alta velocità che viaggiano in tubi ad aria pressurizzata con impatti ambientali minimi.
Hyperloop sta proponendo una visione completamente nuova della mobilità, con l’intento di cambiare il volto delle nostre città e il modo in cui spostiamo all’interno di esse. Il progetto ha già preso il via negli Stati Uniti con i primi prototipi e progetti annessi a Los Angeles e Miami sperimentati negli ultimi due anni. Anche in Italia, quest’anno è stata annunciato il lancio di una rete Hyperloop in collaborazione con gli architetti dello studio Hadid e che si stima aprirà al pubblico nel 2030.
Il gruppo Hyperloop Italia è stato fondato da, e tuttora continua sotto la direzione di, Gabriele Gresta, imprenditore milanese, già presidente di Hyperloop Transportation Technologies e speaker rinomato intervenuto anche al World Economic Forum delle Nazioni Unite.
Gresta è ormai conosciuto dai più come Bibop, il suo nome d’arte ispirato al jazz degli anni ’40, e ci ha recentemente incontrati in una videocall per riflettere sul futuro dei trasporti nel post–Covid. Connettendosi dal suo home-office a Milano e sfoggiando un cappellino firmato Hyperloop, Bibop ha evidenziato la necessità di ripensare la mobilità globale, suggerito cosa possiamo aspettarci da una rete di trasporti più green e offerto un’idea di dove arriverà il sogno di Hyperloop.
Bibop, tu hai spesso sostenuto che la mobilità deve cambiare. Da dove bisogna partire?
Innanzitutto, deve diventare human-centric. Oggi il trasporto non è disegnato intorno all’essere umano ma al mezzo. Il futuro dei trasporti invece ruoterà intorno agli smart contracts, dei contratti digitali che si attivano nel momento in cui sono i passeggeri a comunicare ad un sistema la loro necessità di viaggiare. In base a ciò, un mezzo, che non definirei più come macchina ma come “agente”, li andrà a prelevare. Nell’immediato futuro, ci sarà ancora la possibilità di guidare questo agente, ma nel futuro remoto, già verso il 2050, guidare sarà un’operazione ritenuta talmente rischiosa che verrà proibita e rimarrà appannaggio solo di alcuni momenti di leasure in specifici circuiti. Gli smart contracts di cui parlavo saranno probabilmente operazioni intergovernative, appoggiate a un Cloud da cui estraggono i dati dei passeggeri per dare il via al loro viaggio.
Sembra uno scenario da film sci–fiction. Cos’altro sarà diverso?
Nel viaggio del futuro il prezzo dipenderà da fattori nuovi e meno superficiali rispetto a quelli che vengono considerati oggi. Non si baserà più solamente sulla distanza e il tipo di mezzo, ma sul consumo energetico di quella specifica tratta, sul carbon footprint del singolo passeggero e sui costi di smaltimento che saranno richiesti quando il mezzo su cui abbiamo viaggiato non sarà più utilizzabile. Questi parametri verranno veramente considerati e andranno a comporre il vero prezzo di un viaggio. Per esempio, al viaggiatore verrà data la possibilità di scegliere se accettare un viaggio condiviso tramite un agente che serve il maggior numero di persone nel corso della stessa tratta, oppure se preferisce andare da punto A a punto B nel minor tempo possible. Ed ecco che allora ci sarà un approccio completamente nuovo e guardare all’impatto ambientale dei nostri spostamenti diventerà anche conveniente.
E in che modo lo sviluppo tecnologico favorirà e supporterà un tale cambiamento radicale nel mondo dei trasporti? Quale il ruolo di Hyperloop?
In questa visione, la tecnologia svolgerà un ruolo fondamentale perché ci permetterà di avere agenti sempre più smart, sempre più evoluti, che faranno cose molto interessanti, come coprire collegamenti transoceanici sott’acqua, collegare centri nevralgici del pianeta tramite tubi pressurizzati e raggiungere velocità molto consistenti con un grande risparmio di energia. Saranno delle machine evolute, in grado di prelevare il passeggero, e unirsi o staccarsi da altre capsule in maniera intelligente per portarlo il più vicino possible alla sua destinazione finale. Un po’ come i moderni ascensori in cui scrivendo il numero del piano che si vuole raggiungere, l’intelligenza artificiale manda l’ascensore più vicino e in grado di servire il maggior numero di persone in attesa nell’edificio. Ecco, il futuro dei trasporti sarà come un ascensore orizzontale. Questo futuro, non lo sto solo immaginando, ma lo stiamo anche discutendo e realizzando con la fase uno di Hyperloop che, appunto, si serve di capsule che si muovono all’interno di un tubo pressurizzato. A un certo punto, queste capsule, ovvero gli “agenti” di cui prima, saranno prodotte da quelle che oggi sono le case automobilistiche. Il concetto di possesso della macchina andrà via via a scemare. Oggi, se si pensa che ad una crescita media della popolazione del 6% corrisponde una del 14% di macchine in più all'anno, è chiaro che stiamo andando verso la saturazione di tutte le arterie stradali. È una follia.
Questa visione, chiaramente, richiede un sacco di collaborazione internazionale fra pubblici e privati per arrivare a un livello di interconnessione ed efficienza davvero a scala globale. Come potrà svolgersi?
Noi con Hyperloop, oggi stiamo lavorando per mettere insieme la filiera, la catena del valore. Però ci sono tantissime alter sono aziende molto sensibili e quindi si sta formando competizione e cooperazione per sviluppare l’agente del futuro. Ed è questa la grande sfida, la sfida come la chiamo io, dello human–centric. Non vincerà più la macchina che ha le maggiori prestazioni, ma vincerà chi saprà far recuperare il gusto del viaggio. Ridare all’umano il tempo che ora spende a guidare per dedicarlo alla creatività, all’intrattenimento o al riposo.
Già verso il 2050, guidare sarà un’operazione ritenuta talmente rischiosa che verrà proibita e rimarrà appannaggio solo di alcuni momenti di leasure in specifici circuiti.
A tuo parere, come è cambiato il settore dei trasporti dopo lo scossone del Covid, in positivo o in negativo, e cosa non tornerà più come prima?
Secondo me la pandemia sta accelerando un processo che era già in corso, però ha sbattuto in faccia a tutti gli operatori dei mezzi di trasporto e come fosse miope il modo in cui approcciavano la mobilità. Si sono visti tutti i limiti dei modelli di business che cercavano di mettere il maggior numero di persone nel minor spazio possibile in modo da fare profitti. E questo secondo me è positive perchè porterà allo sviluppo di nuovi modelli di business, e quindi nuove opportunità. Secondo me il Covid ha reso più consapevoli anche i passeggeri. Adesso c'è un nuovo tipo di passeggero che è più attento all'altro. Prima, mentre viaggiavamo, tendevamo a isolarci, invece oggi c’è più consapevolezza sia per i passeggeri che per gli operatori, e questo fa molto bene al mercato.
Che peso avrà la sostenibilità nel ridisegnare questi nuovi modelli di business?
Si comincerà a guardare veramente a tutta la catena del valore, da quando il mezzo di trasporto è prodotto fino a a quando viene smantellato. Non abbiamo più tempo e i trasporti sono uno dei termini fondamentali per invertire il cambiamento climatico e lo possiamo fare ogni giorno scegliendo come muoverci e quale mezzo compriamo. Sono scelte radicali di stile di vita che, se venissero abbracciate da un numero sufficiente di persone, farebbero la differenza per il pianeta. L’alternativa è quella di vivere in coda, nelle nostre machine immobili, in città invivibili, in un pianeta completamente distrutto.