Sarà un anno di western e killer, un anno di film che parlano di film, di imprese giganti e biografie di figure titaniche che cementerà la grande tendenza degli ultimi 10 anni del cinema d’autore: la sua fusione con il blockbuster commerciale. La crisi delle sale ha portato molti dei registi e sceneggiatori internazionali più importanti e blasonati a cercare il cinema commerciale nella fantascienza, nell’horror e nei polizieschi. Il blockbuster d’autore è stato protagonista dei festival, ha segnato i box office e lanciato intere carriere, spendendo soldi non solo per intrattenere. Il 2023 inoltre sarà anche l’anno in cui con buona probabilità vedremo alcuni dei film che già erano attesi per il 2022 ma che continuano ad essere rimandati. Sul fronte internazionale delle serie, ben due tratte da videogiochi di grande successo si propongono come le produzioni più interessanti, insieme a nuove stagioni di titoli che hanno impressionato. Intanto, la rivoluzione della serialità italiana si sta concretizzando e per la prima volta i progetti più clamorosi, curiosi e da attendere per l’anno che viene sono almeno per metà italiani. Si tratta di autori che devono confermare quanto di buono già fatto, serie biografiche (almeno due), serie di genere su fatti reali e un atteso remake.
Le serie tv e i film più attesi del 2023
Tornano Dune e Squid Game, Jody Foster è protagonista di True Detective, al cinema trionfano i western e si aspetta il nuovo Nolan: la guida agli imperdibili del prossimo anno.
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- Gabriele Niola
- 26 dicembre 2022
Sono anni che se ne parla, il western di Martin Scorsese che unisce i due attori con cui più ha lavorato, Robert De Niro e Leonardo DiCaprio. Dopo aver girato The Irishmen con Netflix questo è un film ampiamente foraggiato da AppleTV+ che tuttavia, al pari del precedente, avrà una corposa uscita in sala come il regista è solito pretendere. La storia è quella di un’indagine sulla morte di alcuni nativi americani negli anni ‘20 americani, quando la grande epopea del West era ormai terminata e qualcuno aveva trovato del petrolio sulla loro terra.
Non ha invece nessun interesse a uscire in sala ed essere soggetto alla legge del box office David Fincher, che da quando è possibile lavora per piattaforme, in particolare per Netflix, per la quale ha sviluppato sia serie che film e ora ha pronto The Killer con Michael Fassbender e Tilda Swinton. La storia viene dall’omonimo fumetto francese di Alexis Nolent e vede un assassino entrare in crisi nel momento in cui inizia a sviluppare una coscienza..
Dopo La La Land Damien Chazelle torna a raccontare Los Angeles, la terra dello spettacolo, con un film in costume che fin dal titolo strizza l’occhio ad Hollywood Babilonia, cioè quel periodo iniziale della storia di Hollywood in cui era il luogo in cui ogni genere di comportamento eccessivo si mescolava volentieri con la depravazione più spinta. La trama è un classico e vede Margot Robbie nei panni dell’attricetta che arriva nella grande città sperando di sfondare per trovarsi invece coinvolta in giri di abusi, droghe, scandali e vizi di ogni tipo. Nel cast oltre a lei anche Brad Pitt, Olivia Wilde e Tobey Maguire.
La partecipazione a Venezia e la vittoria di Cate Blanchett del premio per la migliore attrice hanno messo una serie ipoteca sulla nomination all’Oscar questo febbraio e forse sulla vittoria. Il film è una delle più appassionanti indagini del rapporto tra artista ed etica, sfruttamento sessuale e separazione del privato dal professionale. Al centro c’è una direttrice d’orchestra in un mondo di architettura che racconta tutto non solo su di lei ma anche sulle persone di cui si circonda e della vita che sceglie di fare. Un film visivamente eccezionale.
Da quando, a sorpresa, è comparso il cartello che annunciava la fine della prima parte al termine di Dune è partita l’attesa per il secondo capitolo dell’adattamento che Denis Villeneuve ha realizzato dei romanzi di Frank Herbert. Il primo film era un vero delirio di design, fotografia e rigore razionale applicato ad una storia di percezioni extrasensoriali, colonialismo del futuro (che ricorda quello del presente) e predestinazione. La seconda parte sarà quella dei ribelli in cui a Timothée Chalamet si affianca Zendaya.
Se c’è un regista oggi il cui nome giustifica l’acquisto di un biglietto a prescindere dal film, dopo Quentin Tarantino, questo è Christopher Nolan. I suoi lungometraggi sono sinonimo di imprese complicate, intricate e spettacolari, ha girato uno dei film di fantascienza più precisi e scientificamente accurati (Interstellar), uno dei migliori deliri onirici (Inception) e uno dei film di maggiore successo tra quelli in cui si capisce poco e niente (Tenet). Ora con la biografia dell’uomo che ha creato la bomba atomica affronta qualcosa a cui fino ad ora non aveva mai pensato: la storia di un uomo e non quella di un intreccio di vicende.
Il regista italiano che lavora in inglese, gira all’estero e fa un cinema per sua natura apolide, Luca Guadagnino, dopo aver portato in sala un film con Timothée Chalamet (che lui stesso ha fatto esplodere con Chiamami col tuo nome), ovvero Bones And All, ne ha ora in canna uno con Zendaya, la storia di tre giocatori tennis che si incontrano sul campo e lì nella loro sfida tirano fuori vecchie ruggini. È quello che meno ci si può aspettare da lui, cinema sportivo, ma che dopo l’horror e il melodrammatico è chiaro che può affrontare benissimo e, di nuovo, ribaltare le aspettative di tutti.
Arrivato a 85 anni anni Ridley Scott non accenna a diminuire la grandezza delle sue imprese cinematografiche. Adesso tenta la scalata a Napoleone, figura titanica e ossessione del cinema dai tempi del muto che da sempre chiama film immensi. Con Joaquin Phoenix nei panni del protagonista e Vanessa Kirby accanto a lui è subito chiaro che siamo dalle parti delle grandi ricostruzioni storiche che hanno fatto in molti casi la fortuna di Scott e alle quali periodicamente ritorna, in uno sforzo di raccontare la storia umana attraverso una forte chiave di trascendenza, predestinazione e rapporto potente con il fato.
Dopo quasi trent’anni in cui ci ha girato intorno, è stato corteggiato ma ha sempre rifiutato, Pedro Almodovar ha realizzato un film americano, prodotto in America, girato in inglese con star americane, ovvero Cate Blanchett. L’argomento è il suo, l’adattamento del libro La donna che scriveva racconti di Lucia Berlin, una raccolta di storie brevi centrate su donne delle pulizie, centraliniste, impiegate ecc. ecc. Tutte alle prese con problemi di divorzi.
Yorgos Lanthimos non poteva girare qualcosa di ordinario anche se da anni ha imbastito un lungo e lento processo di normalizzazione. Partito con film girati in Grecia, radicali e autoriali come Dogtooth e Alps, ha smussato le sue asperità per aumentare budget e incontrare star, fino al culmine con La favorita, cinema da Oscar, americano, pienamente mainstream. Conquistato questo lido ora, sempre con Emma Stone, medita l’adattamento di una storia di finzione, ambiguità ed echi da Frankenstein, quella cioè di una donna il cui cervello è stato sostituito con quello del figlio che non è mai nato.
Roman Polanski prodotto da Italiani. Il più cancellato in assoluto dei registi ancora in attività (anche più di Woody Allen) non si ferma. Ci sono Luca Barbareschi e Rai Cinema a fornire la parte maggiore del budget per il nuovo film del regista polacco, tutto ambientato in un hotel nella notte di capodanno del 1999. Cinema a porte chiuse, quello in cui Polanski eccelle, piegato sulla commedia nerissima grazie alla collaborazione in sceneggiatura di Jerzy Skolimowski e alla recitazione del grande John Cleese dei Monty Python, accanto a Mickey Rourke e Fanny Ardant. Il film proibito per eccellenza del 2023.
Dopo Strappare lungo i bordi Zerocalcare continua a lavorare con Movimenti Production e Netflix per una seconda serie da lui scritta, creata e doppiata. Non sarà il sequel della prima, ma come per le sue graphic novel sarà un’altra storia nel medesimo mondo narrativo di Zerocalcare, con quei toni e quei personaggi (l’Armadillo è sempre doppiato da Valerio Mastandrea). Di certo il successo, anche internazionale, di Strappare lungo i bordi, ha fatto sì che questa sia una serie realizzata con più soldi, più persone al lavoro e più ambizioni (e anche una durata maggiore).
Era la più attesa e le prime immagini non hanno fatto che confermare come sia un progetto di altissimo livello. Prende le mosse dall’omonimo videogioco, ma più che il solito adattamento videoludico è lecito aspettarsi un esito più complesso, non solo per il livello produttivo ma anche perché Last Of Us è stato un titolo che a livello narrativo ha cambiato la maniera in cui i videogame sono considerati, andando più in là di quel che osano fare i film mainstream. Ora il trattamento in serie che vedremo su Sky ha il tempo e le ore giuste per esplorare la storia in una maniera paragonabile, e quindi anche il compito di essere all’altezza.
La serie francese di Netflix è stata un successo di nicchia, la serie che tutti consigliano agli altri in un passaparola furioso. L’idea è che i protagonisti siano degli agenti di un’agenzia che rappresenta star dello spettacolo, hanno le loro paturnie e le trame interne ma ogni puntata ha come guest star uno dei loro clienti interpretato da una vera celebrità nella parte di se stessa (o meglio, di solito nella parte di una parodia di se stessa). Per la prima stagione italiana tra le guest star ci sono Stefano Accorsi, Paolo Sorrentino, Matilda De Angelis, Pierfrancesco Favino, Paola Cortellesi e Corrado Guzzanti.
Quando tutti erano convinti che la Disney non sarebbe riuscita a ritrovare lo spirito di Guerre stellari e la rottura con i fan fosse insanabile, The Mandalorian ha rimesso la chiesa al centro del villaggio. Prima e seconda stagione hanno riallacciato i legami con il western e con un atteggiamento e un’etica fortemente legati alla saga. Adesso arriva la terza, quando sembra che la trama non abbia più niente da dire e i riferimenti al canone si sono fatti più pesanti del solito. Ma è sempre The Mandalorian
Ispirata alla grande rapina di diamanti di Anversa (la più clamorosa mai realizzata in Europa) questa serie italiana girata in Europa con Kim Rossi Stuart, Anna Foglietta e Gianmarco Tognazzi cerca di fare quel medesimo lavoro che ha mostrato adesso The Bad Guy, sempre su Prime Video: realizzare una storia con umorismo senza però fare una parodia del proprio genere ma rispettandolo. Everybody Loves Diamonds (scritta da Stefano Bises, che in curriculum ha Gomorra, The Young Pope e Speravo de morì prima) è una serie di rapina e promette di essere molto seria con le questioni di rapina.
La serie più vista di Netflix di tutti i tempi, un fenomeno di costume e parte di quel ponte tra Corea del Sud e resto del mondo Occidentale creato insieme a Parasite, non poteva non avere un sequel. Sarà molto difficile ricreare quel fenomeno, quella sorpresa e soprattutto quel meccanismo capace di agganciare così tanto gli spettatori nella lotta per la sopravvivenza di un gruppo di persone. Ora già sappiamo tutto, sappiamo il funzionamento del meccanismo e la seconda stagione dovrà sia cambiare che confermare. Molto difficile. Di certo sarà una delle produzioni più importanti mai uscite dalla Corea Del Sud.
Era solo questione di tempo prima che qualcuno facesse una serie sulla vita di Rocco Siffredi, l’attore italiano più noto nel mondo. Ci hanno pensato The Apartment e Groenlandia, due società di produzione italiane che entrambe sono parte di società internazionali più grandi. La vedremo su Netflix, racconterà la vita di Siffredi da quando era ragazzo fino all’ascesa nel porno, avrà Alessandro Borghi nella parte protagonista e intorno a lui un cast composto tra gli altri da Jasmine Trinca e Adriano Giannini.
Ancora un adattamento da un videogioco, questa volta meno clamoroso del primo, meno narrativamente forte. Tuttavia Fallout è una serie che ha trovato un modo tutto suo di ripensare il design del futuro postapocalittico, e nello specifico post nucleare, fondendo un’estetica anni ‘60 alla consueta disperazione desertica per creare una specie di retro post nucleare. La cosa più importante di tutte è che a scrivere questa produzione di Prime Video ci sono Lisa Joy e Jonathan Nolan cioè la coppia dietro a Westworld.
Il titolo dice tutto riguardo l’argomento, ma la cosa più interessante di questa serie che racconta l’ascesa degli 883 di Max Pezzali e Mauro Repetto è il team creativo. A guidare questa serie per Sky è infatti Sydney Sibilia, regista di Smetto quando voglio e L’incredibile storia dell’Isola delle Rose. Sarà un dramedy, cioè fusione tra commedia e drammatico, e racconterà come due adolescenti marginali e sfigati abbiano cambiato tutto nella musica italiana degli anni ‘90 con un successo totalmente inaspettato.
Questa volta la detective è Jodie Foster, 31 anni dopo Il silenzio degli innocenti. True Detective è tra le migliori serie in assoluto, nonostante ogni stagione abbia la sua personalità e non sempre questa sia in linea con i gusti della maggior parte del pubblico. Ogni volta ha svolgimenti originali, grandi interpretazioni e un’idea del genere detective story che è accattivante. Quello che si sa di questa quarta stagione che andrà su Sky è che è ambientata in Alaska durante il lungo e buio inverno e coinvolge la sparizione di 6 uomini.