Noi architetti abbiamo un’occasione unica per proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune”. Così dichiara Lesley Lokko, architetto, docente di architettura e curatrice della Biennale 2023 di Venezia. Da domani si apriranno ufficialmente le porte di un’esposizione che promette di stupire, stravolgere e confermare il ruolo dell’architettura nel mondo. Ma che cos’è l’architettura? Una definizione in qualche modo scientifica che trae origine dal greco ἀρχιτέκτων (architéktōn), composta da ἀρχή (árche, principio, origine) e τέκτων (técton, arte, tecnica). Architetto: primo artefice.
L’architettura è spesso una rappresentazione iconografica, un’allusione, una metafora, che celebra un linguaggio, un’autorità culturale. La Biennale di architettura rappresenta l’iperbole di un concetto, una concreta metonimia, l’enfasi di un’idea che nel corso degli anni si è trasformato in un bisogno sostanziale e senza dubbio culturale.
Pittura e architettura vengono considerate due discipline consorelle che si snodano e si modulano attraverso temi a volte distanti altre volte molto simili. La stessa rappresentazione pittorica affronta il tema attraverso allegorie che sintetizzano e spiegano la loro assoluta simbiosi.
La critica spesso si è soffermata sulla mescolanza che il visitatore incontra nei vari padiglioni della Biennale che, ad alternanza, espongono arte o architettura. Per molti non vi è alcuna differenza da un anno all’altro, eppure i nomi degli artisti o degli architetti sottolineano senza alcun dubbio la distanza nell’avvicendamento. Pittura e architettura vengono considerate due discipline consorelle che si snodano e si modulano attraverso temi a volte distanti altre volte molto simili. La stessa rappresentazione pittorica affronta il tema attraverso allegorie che sintetizzano e spiegano la loro assoluta simbiosi.
Francesco Rustici, pittore senese attivo nella prima metà del XVII secolo, dipinge un’interessante Allegoria della Pittura e dell’Architettura, un’opera di circa 130x100 cm oggi conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Due donne. Le vesti cadono lasciando il petto appena scoperto, finendo in ampi panneggi in cui le maniche assumono forma. Conversano amabilmente, si cambiano idee ed opinioni, ciascuna sulla sua materia. In primo piano c’è la pittura che tiene pennelli e tavolozza incastrandoli con maestria in una sola mano. L’altra mano invece sembra indichi qualcosa, forse un suo dipinto, forse una terza figura chiamata ad arbitrare le loro riflessioni. L’architettura è appena in secondo piano. Regge un disegno, uno schizzo, probabilmente un acquerello che mostra una costruzione. La discussione appare sobria e sofisticata. Due donne estremamente sensuali che espongono il loro sapere.
Sono noti i nomi di artisti che durante la loro carriera si sono occupati di entrambe le discipline, concentrandosi maggiormente su di una come Michelangelo Buonarroti o Leonardo da Vinci che oltre ad essere un eccellente pittore, fu anche architetto, scienziato ed ingegnere. Quali sono allora le differenze? Quali quelle che si rintracciano nell’esposizione della Biennale? Il tema è delicato e senza dubbio già argomentato.
Afferma infatti lo stesso Michelangelo. “L’architettura non è altro che l’ordine, la disposizione, la bella apparenza, la proporzione delle parti tra loro, la convenienza e la distribuzione.” E controbatte Vasari legando la pittura alla scultura: “Dico, adunque, che la scultura e la pittura per il vero son sorelle, nate di un padre che è il disegno, in un sol parto et ad un tempo; e non precedono l'una all'altra, se non quanto la virtù e la forza di coloro che le portano addosso fa passare l'uno artefice innanzi all'altro; e non per differenzia o grado di nobiltà che veramente si trovi in fra di loro.” E l’architettura non nasce forse da un disegno?