Il tema degli aiuti economici al settore dell’arte e della cultura non è sicuramente stato al centro delle discussioni e dei dibattiti degli ultimi mesi, tantomeno ha occupato i primi posti nella lista delle priorità dei governi. Forti disparità sono emerse tra i paesi in tutto il mondo. Se alcuni hanno optato per l'erogazione di aiuti economici direttamente a sostegno degli artisti - degno di nota il caso della Germania -, altri stanno intervenendo principalmente a livello istituzionale, tralasciando il fertile quanto instabile terreno delle piccole organizzazioni e dei lavoratori autonomi. Le motivazioni dietro queste discrepanze non risiedono in considerazioni meramente economiche e sulla disponibilità di risorse, ma affondano le loro radici nel consolidato atteggiamento dei singoli paesi nei confronti dell’arte e della cultura.
Paese che vai, sostegno che trovi: gli aiuti agli artisti in tempo di pandemia
Partendo dall’Italia, dove “le gallerie sono negozi e gli artisti fantasmi”, il nostro viaggio nel mondo dell'arte in lockdown: globale nell’estensione, locale ed eterogeneo per quanto riguarda le politiche di sostegno.
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- Clara Rodorigo
- 30 marzo 2021
Secondo Fabrizio Del Signore, fondatore della galleria romana d’arte contemporanea The Gallery Apart, sono numerose le considerazioni da fare per valutare l’adeguatezza delle misure. Importante è soprattutto riflettere sul posizionamento di ciascuna categoria di lavoratori all’interno della scala di priorità dei rispettivi governi. In Italia, sottolinea Del Signore, non è previsto alcun sostegno diretto specificatamente agli artisti visuali: “A mio parere, ciò è accaduto anche perché in Italia, culla dell’arte e patria del diritto, la figura dell’artista visuale non è ancora inquadrata giuridicamente. Sono indubbie le radici storiche di questo misconoscimento. In Italia le gallerie di arte contemporanea sono considerate negozi (non succede in quasi nessuna altra parte del mondo, come dimostrano le enormi differenze sul piano fiscale), e gli artisti come fantasmi.” Riguardo al futuro aggiunge: “Varrebbe la pena interrogarsi in particolare sull’uso dei fondi del Next Generation EU e sulla consistenza della quota che sarà destinata alla cultura. Posto che un paese come l’Italia non può prescindere dall’arte, e che la cultura non può accontentarsi solo dell’arte del passato, è auspicabile che, in sede di definizione dei progetti volti a giustificare gli aiuti del Next Generation EU, si tenga conto dell’opportunità che si offre al Paese per ripensare il proprio rapporto con la contemporaneità e con la produzione culturale.” Significative le differenze riscontrate negli atteggiamenti di altri paesi europei: “Lavorando con artisti internazionali e con le loro gallerie all’estero, ho constatato l’esistenza di atteggiamenti differenti da parte dei Governi di alcuni dei principali Paesi europei. Molte iniziative di sostegno sono state deliberate fin dal marzo scorso, quindi immediatamente, come una sorta di riflesso condizionato per attestare il valore primario, rispondente a bisogni altrettanto fondamentali, che in quelle latitudini si attribuisce alla cultura. Per non parlare delle dimensioni dello sforzo economico profuso che è stato tale da costituire un vero sollievo. In Germania si è subito provveduto ad erogare un sussidio economico direttamente agli artisti, in Francia sono stati annullati gli affitti per gli studi di artisti se di proprietà pubblica. E si potrebbe continuare.”
Il supporto della Germania
Proprio la Germania rappresenta un'eccezione in positivo. Il governo tedesco ha introdotto finanziamenti di 5.000 euro ai singoli artisti (ammontare che può arrivare a 9.000 euro per artisti e imprese con un massimo di 5 dipendenti e fino a 15.000 euro per piccole imprese con un massimo di 10 dipendenti). Si può facilmente richiedere la sovvenzione online, indicando un indirizzo, codice fiscale, coordinate bancarie e forma giuridica dell’azienda. Ma non è l’unico modo per ottenere fondi in Germania. Il governo Merkel ha promosso numerose altre iniziative a sostegno dell’arte e della cultura. Gábor Hartyáni è un violoncellista, performer e compositore ungherese che vive a Berlino e fa parte di Young Blood Initiative, un collettivo di artisti con basi anche a Londra, e Amsterdam. “Ho ricevuto una borsa di studio di 6 mesi a partire da novembre 2020 dal Dipartimento della Cultura e dell'Europa del Senato di Berlino per un valore totale di 9000 euro”, racconta a Domus. “Questa è una delle tante forme di sostegno che il governo locale e federale tedesco offre a freelance e artisti. A causa dell'alto numero di persone che hanno bisogno di sostegno si è deciso di optare per una lotteria per sostenere 2000 artisti. L'unico criterio per risultare idoneo e far parte del pool era dimostrare di essere stato un artista professionista attivo negli ultimi anni e di risiedere nella capitale tedesca. Il denaro può essere utilizzato liberamente, senza la necessità di realizzare un progetto specifico. È stato un grande aiuto per me. Ero già sul punto di considerare la possibilità di fare domanda per lavori in campi non legati all'arte, rinunciando così o almeno mettendo in lunga pausa la mia carriera artistica professionale”. In Francia, agli artisti è concesso di posticipare o dilazionare il pagamento degli affitti, delle bollette di acqua, gas ed elettricità relativi ai propri locali professionali e commerciali. Il Ministero ha inoltre istituito un fondo di emergenza inizialmente di 2 milioni di euro da erogare a gallerie d'arte, centri d'arte e artisti-autori. Questo fondo dispone inoltre di una commissione di soccorso eccezionale che consente, previo esame, l'assegnazione di un aiuto forfettario di 1.500 euro.
Uno scenario diverso nel Regno Unito
Diverso l’approccio del Regno Unito, dove il sostegno è indirizzato principalmente alle istituzioni.
“Esiste un pacchetto di sostegno di 1,57 miliardi di sterline, di cui 500 milioni sono attualmente gestiti dall'Arts Council of England”, spiega Andrew Renton, critico, curatore e docente presso il Goldsmiths College di Londra. “È stata sicuramente un’ancora di salvezza per le piccole e medie organizzazioni. Ma nessuno sa davvero quando arriverà la prossima tranche di finanziamenti”.
Anche in questo caso, il problema affonda le radici in un settore culturale sottofinanziato molto prima che l’emergenza Covid-19 ne minasse ulteriormente gli equilibri: “Non c’è mai stato sufficiente “spazio di manovra”, e le organizzazioni si trovano oggi ad affrontare molteplici incertezze. Di conseguenza, il panorama culturale sarà molto diverso nei mesi che seguiranno alla riapertura del paese. Ho paura che le grandi istituzioni saranno sostenute a spese di quelle più piccole”. Renton fa notare come uno degli argomenti più comuni a difesa delle arti e della cultura sia la consapevolezza che generino entrate consistenti nel paese. Un criterio che a sua detta non può essere l’unico da considerare per erogare fondi. “Dobbiamo difendere le organizzazioni più piccole, che servono bisogni specifici e comunità specifiche.”
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, le misure poste in atto non sono paragonabili all’impegno della Germania per sostenere artisti e lavoratori autonomi: “Quello della Germania è uno straordinario atto di fede, intelligente e di vasta portata nella sua prospettiva. Mi suggerisce una visione di una cultura futura.”
Negli UK la procedura è meno immediata. “Il sostegno individuale tramite l'Arts Council England è molto meno diretto negli UK. Il percorso per un individuo prevede che faccia domanda al governo attraverso il Self-Employed Income Support Scheme. Ma questo si è dimostrato notevolmente problematico, perché molte professioni e impieghi non vengono riconosciuti o non sono inquadrati dal punto di vista giuridico. Per gli artisti questo è un problema ricorrente. Un esempio della visione del governo che trovo eloquente è la sconcertante campagna per promuovere la riqualificazione. Una pubblicità mostra la foto di una ballerina di danza classica, associata alla didascalia: ‘Il prossimo lavoro di Fatima potrebbe essere nel settore informatico’. La conclusione che se ne deduce è profondamente inquietante, e suggerisce che gli artisti dovrebbero semplicemente rinunciare al loro lavoro e fare qualcos’altro.”
Uno sguardo oltreoceano
Bojana Stancic, artista e curatrice presso l’Art Gallery of Ontario, in Canada, offre uno sguardo sulla situazione oltreoceano e sulle discrepanze e i punti di contatto con lo scenario europeo.
“Dal mio punto di vista il Canada ha una storia importante di enti pubblici di concessione, non a livello di istituzioni quanto piuttosto volto al sostegno individuale e di singoli progetti”, spiega. “Il Canada non ha mai vantato un gran panorama commerciale intorno alle arti e alla cultura, e forse per questo motivo non è stato particolarmente colpito dalla pandemia. Il problema è che le diverse province hanno obiettivi regionali e presentano sistemi di supporto molto diversi tra loro. Il Quebec, per esempio, è più simile a un paesaggio europeo/comunitario che investe profondamente nel suo settore culturale come una questione di interesse pubblico.”
Erogare aiuti “al settore della cultura” senza intervenire nello specifico con l’introduzione di aiuti a sostegno e supporto diretto degli artisti, delle realtà indipendenti e delle piccole organizzazioni che rappresentano la ragion d’essere dell’intero settore, significa non riconoscere effettivamente nella cultura una questione di interesse pubblico. Per sostenere il settore non è sufficiente proclamarne il valore e l’utilità a fini esclusivamente auto celebrativi e auto referenziali. Riconoscere il giusto valore alle professioni che lo alimentano è un primo fondamentale passo verso un sostegno che non sia solo effettivo quanto soprattutto efficace.
È fondamentale sostenere la cultura secondo un approccio dal basso, e intervenire per aiutare in primis artisti, lavoratori autonomi e realtà indipendenti, valorizzando e riconoscendo in queste il futuro della cultura.