A Parigi, un singolo filo di spago si estende punto-a-punto all’interno della stanza bianca principale, creando figure geometriche che simultaneamente definiscono piani pittorici e volumi architettonici.
Una linea installata a pavimento e a soffitto può essere ripetuta anche quattro volte, creando una sorta di schermo aperto o una connessione a muro che si innalzano nel messo della stanza. Similarmente un paio di rettangoli alti quanto la stanza formano un angolo gli uni con gli altri, ognuno costruito su una base a filo con il pavimento e con due verticali, che funzionano come cornici indipendenti e passaggi subliminali. Benché fissata nello spazio, ogni linea, ogni filo tirato sembra transitare dinamicamente non appena la nostra linea di orizzonte cambia non appena le si cammina attorno o li si attraversa cautamente.
Fatti d'aria e di bordi, le palette dei fili di Sandback (sebbene lui abbia utilizzato anche spaghi, fili e corde elastiche) sono variati nel corso degli anni per includere gialli intensi, rossi, arancioni, rosa, viola, blu e verdi ugualmente a bonzi virati, marroni, grigi, ma anche azzurri e colori più scuri, come in Untitled (Sculptural Study, Twelve-Part Vertical Construction), c. 1982/2016. In passato, l’artista aveva sperimentato con tinte fluorescenti, mentre per un breve periodo di tempo negli anni Ottanta ha usato fili multicolorati realizzati con bande dipinte incrementalmente, in diversi metri di lunghezza.
La prima mostra nella sede parigina di Marian Goodman richiama alla memoria due mostre inaugurate nella sua galleria newyorkese nel 1983 e nel 1985. A Parigi, all’interno di Le Fil d’Occam, come delicati tessiture dalla consistenza grezza, il materiale utilizzato da Sandback assorbe luce mentre si intensifica e rinforza la nostra percezione della sua flessibile, sottile, tagliente linearità. Particolarmente influenzato dal Minimalismo, Sandback (1943–2003) ha sempre cercato di far emergere la linea portandola ad un livello più puro lavorando con i fili in acrilico, creando una rete multidirezionale che mappa la nostra fragile materialità, ma anche la nostra capacità di percepire forme geometriche e volumi nello spazio.
Fred Sanback ha realizzato la sua prima mostra a Parigi nel 1970. Le Consortium di Digione, ha presentato una sua mostra nel 1984, seguita da una mostra nel 1992 nel 1998, rispettivamente al Lieu d’Art Contemporain (L.A.C.) a Sigean e ad Artconnexion, a Lille. Numerose collezioni pubbliche detengono i suoi lavori, includendo il Musée National d’Art Moderne Centre Georges Pompidou, il Musée de Grenoble, i Fonds National d’Art Contemporain e i Fonds Régionaux d’Art Contemporain - Pays de la Loire. In effetti, i lavori tridimensionali di Sandback non si sono mai limitati a rimanere fissi, permanenti in un unico luogo e tutt’oggi devono essere reinterpretati dalla struttura architettonica che li conforma. Come l’artista americano spesso affermava, i suoi artefatti dovevano (e devono) essere animati dal processo di qualcun altro e dipendere dalla loro intenzione intrinseca, più che dall’artista in sé.
Sulla scia di questo pensiero, in occasione di Le Fil d’Occam dodici sculture sono state reinstallate in galleria. Fra di loro Untitled (Sculptural Study, Mikado), c.1996-1997/2018, realizzata con filo acrilico bianco, è installata al piano ipogeo, con i mattoni a vista nel cuore antico della città. La linea lì sotto assume una propria luminescenza, una sorta di aureola, che scompigliata, pelosa circonda lo spago costituito di fibre si comportano allo stesso modo in cui il carboncino viene sfumato o il pastello stemperato per amplificare la densità di una traccia lineare.
Le sculture di Sandback sono minimaliste nel loro concetto d’essenza e nella loro immagine di resistenza al vuoto; comportandosi anche letteralmente come pesi minimali, in assenza di massa e materialità, come suggeriscono Untitled (Sculptural Study, Twelve-Part Vertical Construction) 1982/2016 e Untitled (Sculptural Study, Four-part Wall Construction) 1999/2008. Inoltre, parallelamente alla personale in galleria, una selezione di litografie, acqueforti, serigrafie e xilografie sono state esposte all’interno della libreria di Marian Goodman, includendo anche diversi disegni e testimoniando il processo di preparazione e la registrazione dei passaggi che soggiacciono dietro ogni scultura.
Sono stati inclusi, fra gli altri, un progetto per Untitled (Blue Line, 11 meters long, Konrad Fischer Gallery, Düsseldorf, 1969); un disegno del 1995 per una serie di sculture dal titolo Broken Line e, ancora un disegno in bianco nero a pastello su carta blu del 1985, richiamo delle mostre parigine dello scultore.
Come se Fred Sandback avesse potuto far tornare indietro il tempo semplicemente tendendo uno spago, portatore di una infinita scelta deliberata.
- Titolo mostra:
- Fred Sandback. Le Fil d’Occam
- Date di apertura:
- Dall’8 settembre al 27 ottobre, 2018
- Sede:
- Galerie e Librairie Marian Goodman
- Indirizzo:
- 79 Rue du Temple 75003 Parigi