Ekaterina Degot

Graz. I 50 anni di uno dei primi festival multidisciplinari d’arte al mondo

Intervista alla direttrice del festival austriaco steirischer herbstpro, che nel 2018 prosegue nello spirito dei suoi fondatori e aderisce a un respiro internazionale dalla profondità locale.

steirischer herbst, Irina Korina, Schnee von Gestern, 2018, Graz, Austria

A Graz, il festival steirischer herbst è stato fondato nel 1968, in opposizione al risorgere di iniziative culturali nazionalistiche, acquisendo parecchio seguito in quegli anni di contestazione. Quel momento fondativo fece crescere una tradizione di modernismo internazionale nella musica, nel teatro e nell’arte visiva – che i nazisti avevano etichettato come arte degenerata, solo tre decenni prima – e la credenza di poter ancora fornire una roccaforte contro quel che rimane della mentalità totalitarista. Ekaterina Degot, la direttrice dell’edizione 2018, si addentra in svariate tematiche attuali.

Quale modello culturale di Volksfronten presenta lo steirischer herbst? Si tratta di un nuovo fronte popolare contro uno stato di propaganda, contro il crescendo della xenofobia e le politiche anti-immigrazione?
La Xenofobia e le politiche anti-rifugiato rappresentano il contesto nel quale viviamo nel presente e contro le quali bisogna combattere come cittadini e artisti. Ma come combattere l’esclusione senza impiegare metodi a loro volta esclusivistici? Come trovare potenziale nelle forme d’arte popolari e in quello a cui crede la gente? Come far crescere la solidarietà? Questa è la sfida di Volksfronten.

Che cosa significa oggi saper parlare ad un ‘volk’ in un’era di populismo e quale definizione di ‘popolo’ è emersa durante il festival?
Al cuore del nostro approccio si trova la tensione e la differenza tra la nozione Latina di ‘popolus’ e il significato della parola tedesca ‘volk’, la seconda è fortemente associata con il nazionalismo tedesco del IXX secolo, con la conseguente teoria della razza nazista e l’istantaneo odio verso i migranti e verso gli altri. La parola ‘volk’ suona davvero reazionaria nell’are germanica, motivo che ne spiega il nostro impiego per il festival: molto provocativo. E’ possibile trasformare il ‘volk’ in ‘populus’, per esplorare il potenziale della democrazia piuttosto che del nazionalismo? Questa è la domanda che ci poniamo.

In quale modo i progetti artistici e musicali dei Laibach possono rappresentare la perfetta dichiarazione poietica per le tematiche di Volksfronten? I Laibach sono un gruppo che rappresenta tutte le più importanti tematiche del festival di quest’anno: sono artisti altamente politici ma non attivisti diretti. Sono, piuttosto, dei pensatori che fanno le più rischiose comparazioni; artisti interdisciplinari che rifuggono dall’essere categorizzati come artisti performativi o musicisti. Questi maestri del paradosso hanno riunito le loro forze, il loro quartier generale in Ljubliana, che sembra appena svoltato l’angolo da Graz. Le loro tematiche sono allo stesso tempo centrale e controverso: con canzoni e testi, loro reinterpretano The Sound of Music, una storia molto conosciuta, come una battaglia.

Da Roman Osminkin a Yoshinori Niwa: come si espanderà il concetto di performance? Potresti fare alcuni esempi? Una performance rilevante per la contemporaneità è spesso basata su un testo, su storie e molti dei nostri artisti sono anche scrittori. Oppure collezionisti di storie di altri. Nicoline von Harskamp, ad esempio, esplora le storie di persone che hanno dovuto cambiare i loro nomi mentre migravano. Yoshinori Niwa, d’altro canto, invece, sta incontrando persone a Graz che sono desiderose di disfarsi di memorabilia nazisti. Ivan Vyrypaev esplora il confine tra realtà e finzione nel suo The Iran Conference, mentre Lars Cuzner lavora sugli stessi confini come se fosse il Leader Eterno di un partito europeo semi-immaginario. Si può affermare che la performance si fonda con la vita reale.

steirischer herbst, Milica Tomić, Exhibiting at the Trowel’s Edge, 2018, Graz, Austria
steirischer herbst, Milica Tomić, presso il Trowel’s Edge, 2018, Graz, Austria

I progetti selezionati per questa edizione dello steirischer herbst appaiono intensamente politici. Quali aspetti di significato verranno valorizzati in relazione all’amministrazione del potere?
L’arte è un sistema di rappresentazione, ed è primariamente interessata dalle politiche della rappresentazione. Le politiche della memoria e la rappresentazione della storia ricade nella stessa categoria. Inoltre abbiamo molti progetti che mantengono una stretta relazione con il passato, esplorando l’architettura italiana fascista delle Colonie Marine (un progetto di Rossella Biscotti & Kevin van Braak) oppure il poco conosciuto campo di lavoro vicino a Graz, e organizzato durante il regime nazista (un lavoro di Milica Tomic). Ma l’attuale orientamento politico delle persone si trasforma in un altro tema chiave e i progetti partecipativi come quelli di like Bread&Puppet Theater stanno esplorando questo percorso, offrendo alle persone una voce e uno spazio per le azioni politiche, all’interno di una parata dimostrativa.

Quale ruolo avrà, dopo l’opening, il Research Centre nella programmazione di quest’anno? Che cosa è stato esposto?
Dal 2018, steirischer herbst intende dare una forma ulteriore al proprio legame teoretico e introdurre un approccio maggiormente orientato alla ricerca rivolto al proprio archivio. Attualmente l’archivio si è espanso nel Research Centre e ha aperto nel giro di un anno. Si è trasformato in uno spazio pubblicamente accessibile, dove gli elementi dell’archivio possono essere studiati in digitale e consultati anche fisicamente. In futuro il Research Centre inviterà ricercatori internazionali e artisti a sviluppare i loro progetti relativi alla storia del festival, al processo di produzione artistica e curatoriale, alla ricezione dell’arte pubblica e alla sua disseminazione nella società.

steirischer herbst,  Igor & Ivan Buharov: Örök szándékmező hangolás (Stimmen des unsterblichen Absichtsfeldes) (2018), Graz, Austria
steirischer herbst, Igor & Ivan Buharov: Örök szándékmező hangolás (Stimmen des unsterblichen Absichtsfeldes) (2018), Graz, Austria

E l’Ufficio delle Questioni Aperte (Office of Open Questions)? La mediazione nei confronti del pubblico è molto importante per me. The Office of Open Questions, all’interno del programma di educational, invita a fare esperienza di diversi punti di vista sullo steirischer herbst, sulla base di 100 domande aperte. Alle quali si cerca di dare risposta tutti assieme, attraverso dibattiti dedicati all’arte contemporanea, così come alla politica, alla letteratura e alla storia.

Potresti esprimere un messaggio o un pensiero che accompagni  Volksfronten ?
Steirischer herbst rappresenta un momento e un luogo molto intenso dove l’arte incontra la vita, la interroga e riflette sulle sue tracce effimere ma anche sostenibili. Il festival è decisamente locale, ma allo stesso tempo spalanca orizzonti molto ampi.

Titolo mostra:
steirischer herbst 2018
Date di apertura:
Dal 20 settembre al 14 ottobre 2018
A cura di:
Ekaterina Degot
Sede:
steirischerherbst festival gmbh
Indirizzo:
Sackstraße 17, 8010 Graz, Austria

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