“Radical Women: Latin American Art, 1960-1985”, una monumentale mostra curata originariamente dalla storica dell’arte venezuelana Cecilia Fajardo-Hill e dal ricercatore argentino Andrea Giunta, ha trovato una nuova sede alla Pinacoteca di São Paulo. La mostra ha preso il via all’Hammer Museum di Los Angeles, inaugurando un’estesissima antologia radicale che include 120 artiste, provenienti da 15 paesi nel mondo, e oltre 250 singoli progetti. Il percorso è stato il risultato di quasi otto anni di ricerche accademiche ed è diventato una delle esposizioni più importanti ad emergere dall’iniziativa del Pacific Standard Time del Getty Museum: un’iniziativa LA/LA.
Essendo contemporaneamente tempestiva e senza tempo, “Radical Women” è nata per esaminare e aggredire le profonde storie di censura, razzismo, misoginia e oppressione politica, prevalenti nei paesi di origine delle artiste. La mostra ha trovato una culla speciale in California, determinando un anno culturale segnato dal potere creativo di azioni collettive promosse da donne contro la violenza e l’intolleranza. In quella particolare cornice “Radical Women” è emersa come una mostra portatrice di una visione dedicata ad un periodo storico specifico per l’America Latina e per gli Stati Uniti. A seguito di un secondo passaggio al Brooklyn Museum di New York (13 Aprile – 22 luglio 2018) “Radical Women: Latin American Art, 1960-1985” ha finalmente raggiunto la propria patria d’appartenenza, disponendosi alla Pinacoteca di São Paulo. Qui sono state raccolti oltre 280 lavori di 120 artiste che ripresentano un corpus di progetti incentrati sul corpo come forma critica di espressione sociale e politica durante uno dei più turbolenti periodi della storia recente brasiliana.
Al piano terra del museo, fotografie, installazioni, interventi scultorei, video e dipinti riassumono le pratiche artistiche sperimentali di artiste latinoamericane e la loro influenza sulla scena dell’arte internazionale. Il ristretto inquadramento formale ed estetico, che comprende lavori tra il 1960 e il 1985, è ricostruita da donne che sono vissute e che ancora abitano paesi latinoamericani, così come donne di origine latina e chicana nate negli Stati Uniti, sottolineando, attraverso “Radical Women”, un vuoto nella storia dell’arte.
Le brasiliane Leticia Parente, una fra le pioniere della video arte, e Teresinha Soares, scultrice e pittrice che ha recentemente cominciato ad attrarre l’attenzione dei mercati internazionali, sono due delle indiscusse regine anti-patriarcali. Le loro opere hanno attraversato la densa scena politica e sociale di un periodo marcato dal potere prestabilito negli Stati Uniti e dalle atrocità dei regimi dittatoriali nell’America Centrale e in Sud America, supportati dagli Stati Uniti stessi.
In parallelo, l’artista geometrico-astratta cubana Zilia Sánchez e la colombiana Feliza Bursztyn accompagnano veri e propri auto-ritratti per estensione realizzati da colonne portanti come Lygia Pape, Cecilia Vicuña, Ana Mendieta, Anna Maria Maiolino, Beatriz Gonzalez e Marta Minujín che hanno fatto emergere una potente linea storica della militanza femminista, che ad eccezione del messico e in alcuni altri casi isolati durante gli anni Ottanta e Settanta non era largamente diffusa attraverso le arti. In aggiunta rispetto a Radical Women presentata a Los Angeles e a Brooklyn, la Pinacoteca ha incluso lavori di Wilma Martins, Yolanda Freyre, Maria do Carmo Secco e Nelly Gutmacher, artiste che hanno attraversate per prime i confini di nuove forme espressive, intersecandole, come performance e video-arte, fra le altre discipline.
- Titolo mostra:
- Radical Women: Latin American Art, 1960–1985
- Date di apertura:
- 18 agosto – 19 novembre 2018
- Curata da:
- Cecilia Fajardo-Hill e Andrea Giunta
- Sede:
- Pinacoteca de São Paulo
- Indirizzo:
- Praça da Luz 2, São Paulo, SP