“Lo champagne, ad Artissima manca lo champagne”, non sono le parole della regina Maria Antonietta dal comodo carcere della Conciergerie a Parigi, ma quelle di Francesco Pantaleone, della Galleria Pantaleone e si riferiscono all'edizione di quest'anno appena conclusasi. E non è da biasimare: Artissima è una fiera in cui si vende arte, l'arte costa, e i dettagli anche in questo senso – il lusso – sono importanti. Lo conferma Nicola Mafessoni, direttore della storica Galleria Massimo Minini, dicendo che è proprio la cura di alcuni aspetti a mancare : “Fa troppo caldo” dice al telefono, “sicuro che le interessano questi dettagli ?” mi chiede. Certo, interessano. E continua : “manca la carta igienica nei bagni, la coda al parcheggio è infinita” , “ non ci sono taxi all'uscita”, “servizio di ristorazione ? Al Miart in confronto è la Reggia di Venaria”. Per quanto riguarda il risultato delle vendite, nessuno si lamenta.
Tutti notano un ritorno dei collezionisti italiani, qualcuno fa notare che i collezionisti stranieri (con i soldi) si presentano solo se non mancano le condizioni di lusso qui sopra citate. Lo stesso Mafessoni ammette: “Abbiamo venduto opere di costo medio, dal 10- 20-25 mila euro. Sicuramente è andata meglio delle scorse due edizioni” .
La qualità della fiera, in cui si vende arte contemporanea e non petrolio al litro, però non si discute. Artissima resta, a detta di tutti, la fiera italiana di arte contemporanea di riferimento per la ricerca, con le gallerie che scoprono talenti e seguono i loro artisti. La ventiquattresima edizione della fiera ha dedicato particolare attenzione agli artisti emergenti e al collezionismo giovane, per investire sul futuro dell’arte. Con l’obiettivo di supportare la crescita di un nuovo collezionismo è nata la nuova sezione Disegni. In questo senso Pinksummer, galleria di Genova si conferma forse la piu avantgarde : aveva due spazi espositivi monografici, uno dedicato a Invernomuto (duo italiano) e uno dedicato a Marina Castillo Deball. Fuori dal Lingotto hanno affittato un hangar di 600 mq, ospitando un'esposizione dal titolo Don't look lile a line. L'allestimento era curato da Baukuh, esposti tutti gli artisti seguiti dalla galleria. Dice Antonella Berruti, co-direttrice “Torino è la fiera migliore in Italia. Ci sono collezionisti giusti, di ricerca. Questo non succede in altre città” . E a proposito di collezionisti, nota invece Mario Cristiani della galleria Continua : “Sono tornati gli italiani: forse rispetto al passato, non c'è quel clima di paura ‘fiscale’ che ha caratterizzato gli anni di crisi più dura” . Invece per Mafessoni (Minini) è proprio l'internazionalità a mancare, a suo dire perché non c’è “ un vip program per convocare i collezionisti internazionali” . Secondo Franco Noero dell'omonima galleria di Torino, Artissima offre qualità, è un'istituzione importante. E soprattutto Torino in quei giorni è stata un'esplosione di vernissage (abbiamo scritto uno speciale qui). “Si vedano le offerte di Rivoli o l'apertura di un nuovo spazio importante come OGR” . Chi invece fa ingresso per la prima volta in fiera è la Galleria Clima. Dice il direttore Francesco Lecci: “Siamo soddisfatti: noi scegliamo fiere ad hoc per incontrare collezionisti americani. Rispetto alle edizioni passate si nota il cambiamento di direzione, ha portato una ventata di freschezza”.
La nuova direzione di Ilaria Bonacossa ha portato dei cambiamenti: una migliore disposizione e uniformità degli spazi (tutte le sezioni hanno avuto la stessa rilevanza), progettata e allestita dallo studio Vudafieri Saverino Partners di Milano. È anche vero che i numeri ufficiali rispetto agli scorsi anni non sono cambiati di molto. Quest'edizione i visitatori sono stati 52 mila, nel 2016 erano 50 mila, e nel 2015 48 mila. Espositori invariati.
Pubblichiamo le foto in risposta dell'ufficio stampa: "Abbiamo però offerto prosecco nei giorni di opening".