Numerosi sono, in Italia, gli artisti che hanno abbandonato i luoghi d'origine per trasferirsi in altre regioni. Molti di loro hanno percorso l'Italia dal Sud al Nord. Nei luoghi di approdo si sono messi alla prova e hanno trovato spazio d'azione.
Ma non di rado sono rimasti profondamente legati ai paesi natali. E con uno sguardo sensibile al contesto, ma rinnovato dall'esperienza, vi tornano, ne rileggono i paesaggi culturali cogliendone le trasformazioni, ne recuperano la storia antica senza passatismi e senza nostalgie, ne attraversano le memorie secondo nuovi percorsi narrativi. D'altra parte la distanza acquisita dal loro sguardo consente loro di far emergere ciò che il déjà vu dell'abitudine cela a chi, questi posti, li abiti costantemente.
In questo momento sono in corso alcuni progetti che nascono proprio da questo tipo di vissuti.
Tra questi A cielo aperto, che interessa il paese di Latronico, in Basilicata. Qui ha sede l'Associazione Culturale Vincenzo De Luca, che ha innescato il progetto.
A Latronico sono legati artisti che si sono mossi ampiamente nel panorama artistico nazionale e internazionale, come Bianco e Valente, Wurmkos, Eugenio Tibaldi, Elisa Laraia.
I loro progetti per la cittadina sono nati dal desiderio di rispondere a una cultura locale che è risultata, sinora, inestirpabile, ma anche inesportabile; una cultura che ha senso lì, perché corrisponde intimamente a prassi e a funzioni, a modi di abitare nella quotidianità, di intendere la vita e le relazioni.
Da ciò che ritrovano nelle loro frequentazioni, questi artisti hanno tratto spunti per far emergere antichi desideri e storie nuove, di oggi e di domani. Storie di identità condivisa, come quella articolata da Eugenio Tibaldi, che avendo scoperto che Latronico non è dotata di una bandiera, ha pensato di progettarne una a partire da simboli individuati attraverso un sondaggio. La bandiera non sarà dunque vessillo calato dall'alto, ma vero e proprio oggetto di identificazione collettiva. Storie come quella di Elisa Laraia, che ai cittadini di Latronico ha chiesto di raccontare un segreto e poi ha fuso i racconti con il proprio personale vissuto; ne è nato un video, vero e proprio ritratto profondo del luogo, che è stato proiettato sulle pareti esterne di uno dei palazzi storici della piazza del paese. Michele Giangrande sfrutta invece le ore della notte, quando le campane del paese sono ridotte al silenzio, per trasformare il campanile della chiesa in un faro che lampeggia di energizzante luce rossa. Giuseppe Teofilo "tappezza" i muri di Latronico di manifesti in cui si parla di una terribile tigre che si aggira nella zona, insinuando nella quotidianità tranquilla del paese un motto di suspence e di avventura.
Bianco-Valente, che da sempre estrapolano dal territorio di Latronico parte del loro materiale visivo e sonoro, hanno realizzato due video-installazioni e un'installazione sonora che rendono paesaggi ed atmosfere del luogo.
Infine Pasquale Campanella (Wurmkos) presenta il progetto Cénte, ispirato a un aspetto ancora fortemente sentito della cultura popolare del luogo. Le cénte sono alti copricapo di forme e tipologie strutturali diverse, creati intrecciando materiali naturali, come le spighe di grano. Il lavoro di realizzazione delle cénte avveniva in gruppo; aveva quindi un carattere aggregante. Dotate di un valore rituale e votivo, le cénte erano destinate ad essere portate in processione. Wurmkos ha attivato un laboratorio di sperimentazione e ricerca artistica sul tema delle cénte: ogni partecipante progetterà e costruirà la propria. Quindi nel prossimo mese di agosto – il mese in cui il paese vive il ritorno di coloro che l'hanno lasciato per andare a lavorare "fuori" – si formerà un "corteo festoso" in cui ognuno porterà sul capo o a spalla la propria cénta seguendo un percorso che toccherà gli antichi confini del paese, dalla Croce di sotto alla Croce di sopra. Questo corteo sarà accompagnato da una banda locale: come in passato, quando musicisti accompagnavano gli eventi e le feste che spezzavano la quotidianità e davano senso e nuovo impulso alla vita sociale.
Estendendosi lungo tutto l'anno il progetto interpreta dunque la memoria e la tradizione non come elemento "endogamico" e spettacolare, ma come portato collettivo e socializzante, come trampolino per una creatività che si può esprimere in forme sempre nuove.
Altro caso che poggia su analoghe basi è Le Ville Matte – Residenze d'artista, un progetto della Provincia di Cagliari che ha visto coinvolti Giancarlo Norese come Visiting Professor e Chiara Agnello come Guest Curator, oltre a dieci artisti internazionali di arte visiva contemporanea che, per un mese, hanno dimorato a Villasor, in provincia di Cagliari.
Le residenze sono state intese come momento importante di politica culturale nell'area e come vero e proprio strumento di attivazione sociale per il territorio ospitante. La considerazione è che promuovere creatività e linguaggi contemporanei e inserirli nella dimensione del quotidiano, possa contribuire allo sviluppo di una cittadinanza attiva. Le energie immesse nel territorio dovevano insomma interagire con l'esistente. Gli artisti sono stati individuati in base alla sensibilità nei confronti del contesto. Di nuovo la conoscenza del tessuto sociale e il desiderio di mantenere un legame forte con i luoghi contribuiscono a fare dei loro interventi momenti di relazione basati su un punto di vista specifico e ravvicinato, su un legame affettivo ai luoghi, su un atteggiamento sinergico rispetto alle situazioni locali ed empatico rispetto agli abitanti.
Dall'incontro tra abitanti e artisti e dal periodo di intensa convivenza sono nati installazioni permanenti e interventi effimeri, performance e documentazioni fotografiche, presentati infine, nel maggio 2010 in occasione di una mostra presso il Convento dei Cappuccini di Villasor.
Alcuni degli artisti coinvolti sono di origine sarda: Giulia Casula, Rita Correddu, Mauro Cossu. Cossu ha realizzato una mappatura sonora del paese. Giulia Casula ha scritto la parola "ludoteca" in grande sulla parte alta di una torre dell'acqua che, pur versando da anni in stato di abbandono, continua a costituire un elemento cardine del paese. L'artista ha così trasformato questo elemento visivo rendendogli la possibilità di stimolare nuove suggestioni; mentre dalla collaborazione fra Giulia Casula e Rita Correddu è nato 4u, una riflessione nata dalla scoperta di una casa in rovina ma ancora portatrice di un senso di storia vissuta e di intimità.
La stessa mostra finale è intesa come momento conclusivo di restituzione alle numerose persone coinvolte di un risultato tangibile dei processi attivati in quel mese di residenza.
Gabi Scardi
Quando ritornano... arte al sud
Molti artisti italiani che si sono trasferiti lontano dai paesi natali dimostrano di aver mantenuto forti legami con i luoghi d'origine. Due casi analizzati da Gabi Scardi.
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- Gabi Scardi
- 15 novembre 2010
- Latronico