Architetture precoloniali incastonate tra il mare e la foresta, o volumi accidentalmente caduti dal cielo (come il meteorite che si dice sia atterrato proprio da queste parti, spazzando via i dinosauri): così appare l’intervento abitativo dello studio d.esk nella penisola dello Yucatán.
Il gioco di parole che intitola l’opera (Ziggurhut) suggerisce l’immagine dello ziggurat, che si ritrova anche nella tipica costruzione mesoamericana a gradoni, e la capanna (“hut”) qui leggibile più nell’idea di “casa” intima e famigliare che come vera e propria abitazione minima, trattandosi di un intervento progettato per accogliere una famiglia numerosa in modo indipendente.
Il complesso consiste in due edifici, realizzati in muratura di cemento in linea con la tradizione costruttiva locale, attestati attorno ad un cortile con piscina che fa da perno alla vita comunitaria. L’edificio più grande, su due piani, ospita la camera da letto principale mentre quello più piccolo, ad un piano, le camere per gli ospiti.
Un lessico di ispirazione vagamente postmoderna connota l’opera: il profilo a gradoni crea terrazzamenti e aggetti apparentemente casuali, su cui una trama di finestre regolari introduce una metodica regola geometrica.
Gli interni riprendono nelle finiture le nuances morbide e delicate degli esterni enfatizzando la luminosità degli ambienti. Arredi minimi e corpi monolitici (dalle scultoree scale al mobilio fisso) esaltano il carattere quasi “arcaico” dell’abitazione.
- Team di progetto:
- David Eskenazi, Joshua Coronado, Dutra Brown
- Costruzione e ingegneria:
- Constructum
- Impianti idraulici:
- Ecoazur
- Paesaggio:
- Daniela Ricalde Mangas