Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su Domus 1093.
“Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura”. Il consiglio di Pier Paolo Pasolini, indirizzato a una ragazza dal futuro incerto, risale agli anni Sessanta, ma è ancora seriamente attuale. Al poeta friulano, di rimando, sarebbe piaciuta l’idea che Tadao Ando ha avviato quattro anni fa di ‘seminare’ biblioteche per bambini in tutto il Giappone.
Un piano messo in pratica grazie a una peculiare forma di partenariato pubblico-privato in cui la prefettura, o la città, fornisce il sito, lo studio ‘regala’ il progetto architettonico e, attraverso una donazione, finanzia la costruzione, mentre cittadini e aziende locali acquistano i libri e garantiscono l’operatività tramite altre donazioni e volontariato. “La Children’s Book Forest ha l’obiettivo di incoraggiare i bambini, che nel Giappone moderno si allontanano sempre più dalla carta stampata, a scoprire la gioia e la meraviglia dei libri”, spiega Ando.
Inaugurato lo scorso maggio, quello di Kumamoto è il quarto progetto del programma, dopo Osaka (2020), Tono (2021) e Kobe (2022). “L’idea è nata da un rapporto di lunga data con il governatore della prefettura e dal forte desiderio di sostenere la ricostruzione dopo il terremoto del 2016”, spiegano gli architetti dello studio. “Il progetto è stato completato in soli due anni”. Nato come ampliamento della biblioteca esistente, al nuovo edificio si accede tramite un corridoio esterno a una struttura dalla forma nel complesso lineare che curva dolcemente per armonizzarsi con il parco vicino.
All’interno, l’atrio a doppia altezza è circondato da scaffali a parete e dominato da una grande scalinata centrale, che ne è anche il segno distintivo. Una sequenza di rampe e stanze ovali e circolari danno vita a spazi diversificati che conducono a una terrazza affacciata sul parco verso ovest. Il soffitto a traliccio di legno, realizzato in cipresso giapponese, riflette il desiderio di utilizzare materiali locali. Nonostante la firma sia la stessa, ogni progetto mantiene la propria identità. “Potrebbero esserci alcuni punti in comune, come la parete di libri, lo scalone e il ponte che attraversa l’atrio, ma in realtà non ci sono linee-guida riguardo al vocabolario o ai dettagli architettonici”, prosegue Ando. “L’unica coerenza è il concetto della struttura: uno spazio libero circondato da libri”.
A differenza della biblioteca di Osaka, che si concentra sulla posizione peculiare, lungo la riva del fiume che attraversa il centro della città, la biblioteca di Kobe adotta un’architettura engawa (‘veranda’). A Tono, infine, c’è l’unico recupero di un’antica casa privata. “L’obiettivo futuro è che ogni struttura sia una foresta di libri unica, pensata per un luogo specifico”. A proposito di futuro, altri quattro progetti sono già in cantiere: tre in Giappone, a Kagoshima, Matsuyama e Sapporo, e uno in Bangladesh. Oltre alla Biblioteca della nave, che aprirà al pubblico sul Mare interno di Seto. “Non sono sicuro di quanto lontano potrò spingermi in futuro, ma spero di divertirmi, tenendo vivi la mia curiosità e il mio spirito giocoso”, conclude Ando.