Lo sprawl, la disordinata dispersione urbana attraverso il territorio degli Stati Uniti che si contrappone alle città dense della East Coast; le strade rettilinee – le “strips”, come insegna Robert Venturi in “Learning from Las Vegas” – lungo cui si distribuisce una wasteland di cartelloni pubblicitari, centri commerciali e fast food, dove il disegno di “città” è sacrificato alle logiche massificate del consumo e dello spostamento veloce. In questi contesti che segnano molto del paesaggio nordamericano, generalmente l’edilizia abitativa si suddivide in due tipologie: una proliferazione a macchia d’olio di case unifamiliari e agglomerati collettivi ad alta concentrazione. Una dimensione intermedia in termini di scala e di densità insediativa è pressoché assente.
È il caso di Santa Monica Boulevard, ultimo tratto della Route 66 sulla Costa del Pacifico, dove lo studio californiano Loha ha realizzato un intervento residenziale controcorrente rispetto al contesto.

In una zona in trasformazione situata tra la strada ad alto scorrimento e il quartiere adiacente, tra concessionarie d’auto, parcheggi e negozi a buon mercato, lo studio ha introdotto l’insolito modello abitativo “Missing Middle Housing”, che si colloca “a metà strada” tra le tipologie correnti: alloggi duplex e triplex, case a schiera, fabbricati a corte e cottages che, grazie a diverse possibilità aggregative, consentono una dotazione immobiliare più diversificata e economicamente accessibile rispetto al mercato ordinario, con una particolare attenzione alla qualità dello spazio pubblico pedonale come luogo di socialità.
Il complesso, situato in 1500 South Granville Avenue, è caratterizzato da tre volumi irregolari collegati da spazi comuni a verde. Il piano terra ospita negozi, ristoranti e ambienti comunitari; ai quattro piani superiori si collocano 153 alloggi a costo calmierato per gli studenti e il personale della Ucla.

Il volume massivo degli edifici, rivestiti in metallo, è scomposto grazie ad una vivace dialettica tra pieni e vuoti. Una sequenza di intagli a forma di prismi invertiti erode gli angoli del complesso, favorendo l’allargamento del marciapiede e riducendo l’impatto dell’opera sulla strada.
La presenza di ampi spazi all’aperto che si diramano tra le costruzioni, con sedute, una piscina, vegetazione autoctona, stempera la densità del costruito favorendo il generarsi di preziosi punti di sosta e socializzazione, come all’interno di un cortile domestico. Lo studio degli affacci, della luce naturale e dei flussi di ventilazione incrociata, insieme all’impiego di pannelli solari e sistemi di recupero dell’acqua piovana favoriscono il benessere microclimatico riducendo i costi di gestione e l’impatto ambientale.
L'intervento punta a porsi come pietra miliare di un processo di “umanizzazione” delle aeree suburbane losangeline, una transizione da “non luoghi” di passaggio dominati dall’automobile a “luoghi” inclusivi e socializzanti, dove è possibile costruire identità di luogo e senso di comunità attraverso la fruizione in lentezza e le relazioni di prossimità.
- Team di progetto:
- Lorcan O'Herlihy (capoprogetto), Judson Buttner (project manager), Rosemary Jeremy
- Architettura del paesaggio:
- LA Group Inc
- Ingegneria civile e strutturale:
- John Labib & Associates
- Impianti:
- Design/Build
- Interior design:
- Ariel Fox Design
- Costruttore:
- Suffolk Construction
- Committente:
- CIM Group

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