Nonostante camminare sia una delle attività più naturali, l’introduzione dell’automobile come mezzo di spostamento di massa e la correlata dilatazione dei sistemi urbani hanno reso, nel corso del ventesimo secolo, questa pratica sempre più residuale e anomala nella vita quotidiana delle persone che abitano in città.
A partire dagli anni ’60, un interesse multidisciplinare (dall’urbanistica, alla sociologia, all’antropologia) al tema della mobilità pedonale ha posto l’accento sulla centralità dello spazio pubblico come elemento strutturante della vita urbana nelle sue dimensioni fisiche e socio-economiche e sulla necessità di progettare spazi idonei al camminare, al di là della semplice dotazione del marciapiede di sicurezza.
Nel 1961, in “Vita e morte delle grandi città”, Jane Jacobs evidenzia l’importanza di ricontestualizzare il tema della strada all’interno del meccanismo di funzionamento degli organismi urbani: non più mero spazio di transito veloce ma fulcro di rinnovata vitalità, dove gli spostamenti a piedi, l’eterogeneità funzionale e tipologica e la densità abitativa contribuiscono a innervare la città di nuova linfa, agevolando modalità relazionali e fruitive che contribuiscono alla costruzione dell’identità di un luogo e di una comunità.
Da questa visione ha tratto ispirazione il recente modello urbanistico della “città dei 15 minuti” introdotto da Carlos Moreno: anziché spazi urbani espansi e tentacolari, un tessuto urbano policentrico in cui gli abitanti possano comodamente svolgere le loro attività - svago, formazione, lavoro, commercio e sanità - entro 15 minuti dalla loro abitazione in bicicletta o a piedi.
Nell’ambito di questo processo di riconquista e progressiva “riumanizzazione” della città pubblica, all’insegna dei valori di lentezza e prossimità, proponiamo di seguito alcuni esempi di piazze felicemente rigenerate in quest’ottica. Spazi, slarghi e snodi precedentemente in preda al traffico veicolare (in passato, Piazza del Duomo a Milano e Piazza Castello a Torino; in tempi più recenti, de Paauw architecture a Barcellona, Nieto Sobejano a Madrid, Cairepro a Reggio Emilia); poco valorizzati (Pipilotti Rist a San Gallo, Pierre Gangnet a Bordeaux, Gustafson Porter + Bowman a Londra, TVK a Parigi, Zach+Zünd Architekten a Zurigo, Rosa Grena Kliass Arquiteta et al. a Catanduva); congestionati (Snøhetta a New York), degradati (Superflex a Copenaghen) o letteralmente alienanti (Kokaistudio ad Anting): tutti questi luoghi diventano, grazie all’incremento delle aree pedonali e di servizi e infrastrutture attrattivi, nuove polarità urbane accessibili, sicure e vivaci, che invitano le persone non solo a passare ma anche e soprattutto a ritornare.
14 grandi progetti di piazze pedonalizzate, che riumanizzano lo spazio pubblico
Il riscatto dal dominio delle automobili si muove non solo in promozione di una mobilità sostenibile, ma anche verso la costruzione dell’identità di un luogo e di una comunità.
Foto di Boris Stroujko da Adobe Stock
Foto di diego cottino su Adobe Stock
Courtesy de Paauw architecture
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Courtesy Snøhetta, foto di Michael Grimm
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Foto da wikimedia commons
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Courtesy Nieto Sobejano Arquitectos
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Courtesy Cairepro
Courtesy Cairepro
Foto di OliverFoerstner su Adobe Stock
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Courtesy Gustafson Porter + Bowman
Courtesy Gustafson Porter + Bowman
Foto di Gaël Morin
Foto di Gaël Morin
Foto di Michael Haug, courtesy Zach+Zünd Architekten GmbH
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Courtesy Rosa Grena Kliass Arquiteta + Barbieri + Gorski Arquitetos Associados, foto di Anna Mello
Courtesy Rosa Grena Kliass Arquiteta + Barbieri + Gorski Arquitetos Associados, foto di Anna Mello
Courtesy Kokaistudios
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- Chiara Testoni
- 29 marzo 2023
Per quanto oggi le politiche pubbliche di Milano siano molto attente al tema della mobilità sostenibile, fino alla seconda metà del secolo scorso c’era un certo permissivismo nei confronti del traffico veicolare, tanto che era possibile sfrecciare e parcheggiare in Piazza del Duomo o davanti alla Scala. Le prime tre isole pedonali vennero istituite nel 1969; le carreggiate lungo i portici settentrionali e meridionali del Duomo vennero pedonalizzate nel 1977 e tutto corso Vittorio Emanuele II si trasformò in area off limits per le automobili dal 1987.
Nella città dell’industria automobilistica, non è difficile pensare che in passato le politiche di incentivazione del traffico privato fossero una costante tanto che anche spazi urbani storici, come Piazza Castello, erano in parte trasformati in parcheggio. Poco prima delle Olimpiadi del 2006, l’Amministrazione ha deciso il riassetto della piazza: il traffico è stato spostato nella parte sud-oriental, mentre la zona tra piazza Madama e via Garibaldi è diventata una vasta area pedonale con fontane.
Più che una piazza, lo spazio adiacente ad una delle porte medioevali della città era, prima dell’intervento di riqualificazione, un incrocio di percorsi congestionati che conducevano nel centro storico. La realizzazione di un parcheggio sotterraneo, con due accessi carrabili ed uno pedonale di collegamento alla piazza soprastante, è stata l’occasione per riconfigurare in un disegno unitario l’insieme degli spazi aperti convergenti nell’antico snodo. L'incrocio è stato risolto attraverso la massimizzazione delle aree di transito pedonale, integrate con sedute e alberature. Una pavimentazione di marmo giallo Macael unifica il disegno urbano, raccordando percettivamente la piazza con la cromia del patrimonio edilizio circostante.
L’intervento di riqualificazione dell’area – oltre 10.000 mq tra Broadway e la 7th Avenue a Midtown Manhattan – ha consentito di trasformare un incrocio nevralgico e notoriamente congestionato, tra teatri e attrazioni turistiche, in un sicuro ed accogliente spazio per la comunità. Il progetto ha previsto il raddoppiamento delle aree pedonali rispetto alle dotazioni preesistenti e la realizzazione di cinque piazze tra ciascuna delle strade trasversali. Una pavimentazione prefabbricata in calcestruzzo di diverse finiture unifica gli spazi di sosta, dove si collocano scultoree panchine in granito.
Un tappeto di un rosso acceso (in granulato plastico) ricopre lo spazio pubblico e trasforma uno luogo ordinario in una accattivante “city lounge”, un salotto urbano arredato con sedute, poltrone, tavoli e divani e illuminato da divertenti lune piene fluttuanti nell’aria: punto per eccellenza di ritrovo, svago e intrattenimento in città.
La piazza progettata da Ange-Jacques Gabriel e inaugurata nel 1749 è uno dei luoghi d'incontro più vissuti della città. Qui si estende lo specchio d'acqua artificiale più grande del mondo: Le Miroir d'Eau, progettato da Jean-Max Llorca, Pierre Gangnet e Michael Corajoud, ricopre a intervalli regolari di circa mezz’ora una pavimentazione in lastre di granito. Il meccanismo idraulico prevede una lenta inondazione: la piazza si ricopre di una lastra di 2 cm d’acqua su cui si riflettono le facciate degli edifici; al ritiro dell’acqua, raccolta in un serbatoio di 800mc, una serie di 900 ugelli inseriti nella pavimentazione forma nuvole di nebbia che avvolgono lo spazio urbano.
Il progetto di riqualificazione di Plaza de Santa Bárbara rientra in un’operazione di più vasta portata che interessa una densa area centrale di Madrid. Oltre al ridisegno della piazza pubblica, la proposta complessiva ha previsto la costruzione di un nuovo edificio ad uso misto che comprende il nuovo mercato Barceló, un mercato temporaneo, un complesso sportivo, una biblioteca pubblica e altri servizi. L’intervento definisce un'ampia area pedonale, con attrezzature ricreative e zone di passeggio. Il traffico veicolare è stato ridotto grazie all'eliminazione di una delle strade precedentemente esistenti. La pavimentazione variegata, dal granito, al legno, alle zone erbose, segnala funzionalmente aree giochi e zone di svago, passerelle e un piccolo padiglione di vetro che funge da negozio di libri e fiori.
L’intervento origina dall’esigenza di trasformare uno spazio anonimo e trafficato del centro storico, su cui si affacciano alcune delle principali emergenze istituzionali e culturali della città, da indifferente snodo di transito veicolare in luogo accogliente, accessibile e dedicato alla sosta e alla socialità. Una pavimentazione continua in pietra di Luserna a varie pezzature e sfumature cromatiche, interrotta da ricorsi che dialogano con la ritmica serrata dei porticati circostanti (isolato S. Rocco e Teatro Valli), unifica il carattere delle due piazze contigue. Le monolitiche sedute in cemento e legno all’ombra dei platani creano preziosi punti di sosta nell’ampio spazio dilatato e dall’aura vagamente metafisica, dove il gioco di zampilli policromi della fontana su cui si specchia il Teatro contribuisce a catalizzare la curiosità di adulti e bambini.
Nel contesto complesso e variegato di Nørrebro, il parco urbano di 30.000 mq è stato concepito come uno spazio di aggregazione e integrazione sociale, e come manifesto del plusvalore rappresentato dell’eterogeneità culturale. L’area è suddivisa in tre spazi fortemente riconoscibili (la “piazza rossa” con sedute e caffetterie; il “mercato nero” con panchine e fontana; il “parco verde” per lo sport e il tempo libero). Molti elementi presenti nel parco sono stati appositamente importati o riprodotti (tra cui le altalene dall'Iraq, le panchine dal Brasile, la fontana dal Marocco, i cestini dall'Inghilterra, le insegne al neon da tutto il mondo), a testimonianza del caleidoscopio di lingue e culture che qui si interfacciano.
Nell’ambito del più ampio masterplan di riqualificazione degli spazi pubblici di Woolwich e sulla base di un attento studio dei flussi di transito pedonali, il progetto ha riguardato la realizzazione di una piazza accessibile e fortemente identificata. Un sistema di rampe e terrazze garantisce la connessione tra le diverse quote, dove ampie aree alberate e a prato si alternano a zone pavimentate in pietra naturale.
La riqualificazione della storica piazza, nota per le dimensioni eccezionali (120m x300m) e per il suo valore simbolico nella storia francese, consegna alla collettività uno spazio urbano multifunzionale che fa leva sull’equilibrio tra aree di transito veicolare, ciclabile e pedonale. L'eliminazione della rotonda ha contribuito a liberare l’area dal vincolo del traffico automobilistico, lasciato ai margini. Le alberature, lo specchio d’acqua riflettente, il padiglione e la statua della Marianne conferiscono a questo paesaggio urbano un carattere accogliente e famigliare, nonostante l’estensione.
Nell’ambito del progetto generale di riqualificazione dell’area di Sechseläutenwiese, lo spazio prospiciente il Teatro dell’Opera, utilizzato fino al 2011 come prato per eventi temporanei, è diventato la più grande piazza cittadina della Svizzera, intesa come estensione ideale del teatro e palcoscenico multifunzionale della vita pubblica. Il vasto spazio aperto – circa 12.000 mq – è interamente pavimentato in lastre di quarzite di Vals di colore grigio argenteo e di diverse pezzature. Due padiglioni e diversi spazi alberati sono chiari punti di riferimento nello spazio dilatato che ospita molteplici attività, da quelle ludiche, a quelle culturali, a quelle istituzionali.
In origine, gli isolati che oggi ospitano Praças da Matriz e Nove de Julho comprendevano un'unica piazza. Nel corso del tempo, la prima ha assunto una vocazione religiosa e di aggregazione comunitaria, per via della presenza della Chiesa e dei numerosi eventi qui organizzati; la seconda un carattere maggiormente istituzionale. Il progetto ricompone il disegno unitario di questo paesaggio urbano, con una pavimentazione in porfido scandita da fasce lapidee dai toni chiari. Particolare attenzione è stata rivolta allo studio dei flussi veicolari - opportunamente marginalizzati - e pedonali, all’accessibilità e alla valorizzazione delle aree a verde.
Un enorme spazio urbano, anonimo, informe e disfunzionale, nella città-satellite che è sede dell’industria automobilistica di Shanghai, è stato trasformato in una piazza che, nonostante le dimensioni esorbitanti (circa 50.000 mq) è stato scomposto in varie sezioni che riconnettono il luogo ad una scala umana: a nord un’area dedicata all’agricoltura urbana, a est uno specchio d’acqua con panchine e zone di sosta, a sud un'area giochi e attività sportive, a ovest le infrastrutture principali di collegamento con la città. A raccordo dei quattro quadranti tematici, un padiglione che evoca le forme di una vela e ospita diverse attività. Una serie di tracciati in asfalto rosso, che si stagliano sulla pavimentazione dai toni neutre, rimarca fisicamente le linee degli assi della piazza e funge da connessione visiva tra le diverse aree funzionali.