“Un dispositivo architettonico che provoca l'autocoscienza, offrendo quella vista a volo d'uccello su di un terreno comune, che può innescare un improvviso scatto di energia e ambizione collettiva. Offre anche un'ulteriore direzione di fuga: l'ascensione di massa.”
Questo è Rem Koolhaas che racconta Coney Island nel suo Delirious New York. Più in specifico, racconta il meccanismo percettivo e psicologico generato da una certa torre, alta più di 90 metri, che, recuperata dalla dismissione della Centennial Celebration di Filadelfia, nel 1878 viene piazzata in mezzo alla nascente isola dei divertimenti, dando a chi saliva una presa di coscienza visuale di quella futura città delirante che il parco divertimenti appena più sotto già stava prefigurando.
Ora, immaginiamo che forza può assumere questo meccanismo, nel momento in cui il dispositivo che lo genera inizia a muoversi. Nel momento in cui non sono più le persone a praticare l’ascesa, ma è proprio lo spazio circostante a salire assieme a loro.
Nel frattempo, infatti, l’ingegnere americano George Ferris aveva creato nel 1893 la ruota panoramica per l’Esposizione di Chicago, legando per sempre il suo nome a quello del dispositivo delle meraviglie (in inglese la chiamiamo comunemente ferris wheel). Arriva a brevettarla un anno dopo che William Somers ne aveva installata una di legno proprio a Coney Island, sul modello vecchio di secoli delle norie, le “ruote di piacere” ottomane. Il fondatore del primo parco divertimenti di Coney, George Tyliou, vorrà comprare la ruota di Chicago, ma è già venduta ad altri, e allora ne farà costruire una simile in loco.
La meraviglia e il displacement percettivo sono probabilmente le ragioni per cui ancora dopo secoli paghiamo per salire dentro un anello di ferro che ci issa nel vuoto per decine di metri. Ma anche la temporaneità è una caratteristica fondamentale di questi dispositivi: montabili e smontabili, potrebbero non appartenere in fin dei conti a nessun luogo. Stesse leggi del mondo dell’intrattenimento, da cui provengono.
Tutto questo fino a quando non arrivano luoghi, occasioni che trasformano alcune ruote panoramiche in oggetti permanenti di un qualche paesaggio, condizionando la loro forma come è successo con il London Eye, o coinvolgendo intere città in una gara di record da strapparsi reciprocamente di anno in anno, come a Yokohama, poi a Las Vegas e infine a Dubai.
Ne abbiamo selezionate dieci che ci raccontano questa non così breve storia di ascensioni di massa, partendo con una Expo per finire con un’altra Expo, passando per parchi divertimenti, cascate e casinò.