Bondi Bombora House prende il nome da un termine indigeno australiano adottato anche nella cultura australiana del surf e usato per descrivere un'onda che si infrange sulla scogliera.
Gli architetti scelgono di attingere dagli elementi del paesaggio e dai colori locali per dare forma e personalità a una casa a tre piani, costruita per ospitare una "tribù" trigenerazionale con i suoi cani, gatti e polli in un quartiere misto e denso a pochi passi dal centro di Sidney.
La sua forma compatta viene modellata sinuosamente, scavata nel fronte strada per accogliere chi vi entra, scandita da lame di metallo dal disegno fluido che incorniciano le ampie finestre e ripartita nel suo involucro esterno in 3 fasce orizzontali corrispondenti ai tre livelli.
Il piano terra adibito a garage e rivestito da tessere di mosaico a spina di pesce blu e giada, che riflettono la luce del giorno come la superficie dell'oceano, fa da basamento alla zona giorno intonacata in una tonalità azzurro chiaro. Un cappello metallico dall'andamento sinuoso arretrato rispetto al fronte principale contente la zona notte viene invece posto a coronamento dei piani inferiori.
Gli interni disegnati da Romaine Alwill e Diana Yang, vengono pensati per innescare forme di appropriazione e connessione tra utente e architettura domestica. Il mobile della sala da pranzo diventa l’angolo studio dei ragazzi, il vano scale una biblioteca verticale mentre il bow window diventa un punto di osservazione di Bondi Beach.