L’unico grattacielo di Frank Lloyd Wright sta facendo una brutta fine

Tra incauti entusiasmi, insolvenze e crisi finanziarie, sfumano i piani per la “rifioritura” della Price Tower, la torre ispirata a un albero del grande architetto americano.

Le ragioni del mercato sono talvolta spietate e anche un capolavoro dell’architettura come Price Tower a Bartlesville in Oklahoma rischia di soccombere alla dura legge del profitto: l’unico grattacielo realizzato da Frank Lloyd Wright, e l’unica opera a sviluppo verticale dal lui progettata (insieme a S.C. Johnson Wax Research Tower a Racine, Wisconsin), rischia infatti di perdere non solo un’occasione per risorgere dopo anni di agonia finanziaria ma anche la propria identità. L’edificio, realizzato nel 1956, sembra incastonato quasi per sbaglio nello skyline della città, estranea ai riflettori di altre più attraenti capitali dell’architettura moderna. Fu infatti un colpo di vento imprevisto (alzato dalla Grande Depressione) a fare “atterrare” tra le praterie dell’Oklahoma l’opera originariamente concepita alla fine degli anni ’20 da Wright per una torre residenziale a New York, poi riproposta a Bartlesville come sede degli uffici della compagnia petrolifera H.C. Price Company. Traducendo il pensiero organico del progettista il volume si ispira alla forma di un albero, leggibile nei piani che si allargano come rami a partire da un unico blocco centrale (il tronco) e nei rivestimenti in pannelli di rame ossidato verde che richiamano le foglie, tanto che Wright definì l’opera un “albero fuggito dalla foresta“ (d’asfalto) in ricordo della genesi del progetto a Manhattan: un organismo che, come un albero, vive della sinergia di tutti gli elementi che lo compongono, dai materiali proposti con continuità tra esterno e interno (pannelli in rame, cemento e finiture in alluminio), al disegno unitario che spazia dall’involucro architettonico, agli arredi, alle tappezzerie.

Frank Lloyd Wright, Price Tower, Bartlesville, Oklahoma, Stati Uniti d'America 1956. Foto Warren LeMay da Flickr

Una gesamtkunstwerk, un'opera d’arte totale, NdA, che però non ha avuto vita facile. Come ha recentemente raccontato il New York Times, acquistata nel 1981 da Phillips Petroleum che vi trasferisce i propri uffici e depositi, l'edificio attraversa anni di incuria fino a quando viene donata all’ente no profit Price Tower Arts Center, appositamente costituito, che la reinventa nel 2001 come museo di arte, design e architettura, e che vi introduce anche un ristorante, un boutique hotel e spazi per uffici in affitto. Tuttavia, gli elevati costi di manutenzione e gestione e i debiti contratti impongono all’organizzazione di reimmettere l’immobile sul mercato: nel 2023 il gruppo di investitori privato Copper Tree Inc. si assume il debito e acquista l’edificio per (solo) 10 milioni di dollari proponendosi di farlo rivivere come nuovo polo per start up tecnologiche, attratte dai costi della vita più abbordabili in Oklahoma che altrove. Ma il passo si è rivelato più lungo della gamba e, nonostante gli entusiasmi iniziali, dopo solo pochi mesi dall’acquisto l’investitore impastoiato in debiti e insolvenze finanziarie dichiara di essere con le spalle al muro e, per fare cassa, ricorre alla vendita di alcuni mobili e artefatti dell’edificio, in realtà legalmente inalienabili per via del vincolo da parte del Frank Lloyd Wright Building Conservancy, sferzando un duro colto all’integrità dell’opera.

Frank Lloyd Wright, Price Tower, Bartlesville, Oklahoma, Stati Uniti d'America 1956. Foto Warren LeMay da Flickr

Mentre gli avvocati lavorano per negoziare il ritorno dei pezzi venduti a gallerie d’arte (tavoli, sgabelli e pannelli in rame, una poltrona e quello che si ritiene essere l'unico esempio di bacheca per ufficio progettata da Wright), Copper Tree Inc. incapace di gestire la “patata bollente” ha deciso di metterla in ottobre all’asta come un Burger King sfitto, con un’offerta iniziale di 600.000 dollari per cui sono in corso alcune trattative.

Se la dotazione degli spazi, sicuramente eccedente rispetto alla domanda della zona per un investitore unico, e gli oneri correlati alla loro necessaria tutela e valorizzazione possono spaventare possibili acquirenti, resta la speranza che chiunque subentri sia in grado di comprendere l’unicità e il valore “extra monetario” del grattacielo-albero che si accinge a comprare, prima che la sua “linfa” vitale si prosciughi definitivamente.