Il Museo Hotel di Antiochia si situa su una delle principali arterie della città turca, tra il centro storico e la nuova sede del museo archeologico, noto per l’importante collezione di mosaici romani. A poca distanza si trova la chiesa rupestre di San Pietro, considerata una delle più antiche al mondo.
La fusione di due programmi contraddistingue il complesso, che combina la funzione ricettiva, per cui è stato inizialmente concepito, a quella museale, inglobata in corso d’opera col ritrovamento di significativi resti archeologici. Durante gli scavi, infatti, sono emersi importanti artefatti antichi, tra cui mosaici, statue e rovine di terme e ville di epoca romana, che hanno imposto il blocco del cantiere.
Z:Antakya Muze Otel -123 Cizim kitap icin sadelestirilmis kat planlariS-zemin kat.psd
Emre Arolat Architecture, Antiochia, Turchia
Z:Antakya Muze Otel -123 Cizim kitap icin sadelestirilmis kat planlariS-2. kat plani.psd
Emre Arolat Architecture, Antiochia, Turchia
B:\04. Media Relations\1. Press International\2. Printed Publications\Magazines\2020\200131_C3 Architectural Magazine\Hanging Modules and St
Emre Arolat Architecture, Antiochia, Turchia
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Emre Arolat Architecture, Antiochia, Turchia
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Emre Arolat Architecture, Antiochia, Turchia
B:\04. Media Relations\1. Press International\2. Printed Publications\Magazines\2020\200131_C3 Architectural Magazine\Hanging Modules and St
Emre Arolat Architecture, Antiochia, Turchia
Con l’azzeramento del progetto precedente, allo studio EAA è stata commissionata la progettazione di un edificio che coniugasse la funzione pubblica del parco archeologico e l’uso privato dell’hotel. Questa dicotomia costituisce il perno del progetto e al tempo stesso il suo limite più grande. Nelle parole dei progettisti, dovrebbe “permettere la convivenza di diverse classi sociali che si alimentano a vicenda e rafforza l’idea di una coesistenza armoniosa di pubblico e privato”.
I resti riportati alla luce hanno definito l’impianto dell’edificio, caratterizzato da più livelli sorretti da una griglia strutturale dalla geometria irregolare che poggia su pilastri posizionati in base al substrato archeologico. In questo modo, a livello stradale si apre un percorso pubblico di visita, in cui una serie di rampe e ponti sospesi permette ai visitatori di osservare i reperti sottostanti, e di accedere a un museo archeologico.
Le connessioni visuali tra la quota archeologica e i vari livelli del complesso sono uno degli elementi centrali del progetto. I reperti sono visibili dalle camere d’albergo – strutture prefabbricate posizionate sulla griglia a circa 15m di altezza – e dalla lobby sottostante.
L’intero complesso è coronato da un’ampia copertura abitabile, landmark urbano che ospita le funzioni alberghiere che solitamente si trovano al piano terra, come il ristorante, la piscina, la palestra e la sala da ballo. Le aperture inserite nella copertura, arredate con alberi di ulivo, rimandano ai cortili tradizionali della città vecchia di Antiochia. Anche il linguaggio architettonico adottato negli spazi interni reinterpreta l’architettura tradizionale del luogo.
Il Museo Hotel è stato annunciato come modello per coniugare sviluppo urbano e conservazione del patrimonio culturale. Ma nonostante l'interessante tentativo di risolvere le tensioni del programma con una tipologia architettonica ibrida, nel contrasto tra i pavimenti mosaicati antichi e la massiccia struttura high-tech che li sovrasta è difficile ritrovare l’intervento site-specific propagandato dal committente.
Al di là dei vari riferimenti all’ambito locale, l’intervento risulta fuori contesto e soprattutto fuori scala, come salta all’occhio osservando il panorama della città dalla chiesa di San Pietro. Il Museo Hotel sembra piuttosto la trasposizione, su scala più ampia e con un budget molto più consistente, di un’altra pratica edilizia “vernacolare” diffusa nella zona di Antiochia: nei dintorni della città, densamente abitati e disseminati di reperti antichi, capita che i residenti e la soprintendenza si accordino per costruire su aree di interesse archeologico, con soluzioni architettoniche poco convincenti. Più che una sintesi tra pubblico e privato, l’edificio rappresenta lo sfruttamento commerciale del patrimonio culturale da parte di un’azienda privata.