Dice la storica dell’architettura Esther McCoy della Casa Lautner (1939), il primo progetto autonomo di John Lautner a Los Angeles: “Fu un matrimonio tra lo stagno di Walden e la Douglas Aircraft”. La metafora allude alla straordinaria combinazione di apertura verso l’esterno e libera sensibilità modernista, fattori architettonici che più tardi sarebbero caratteristici della straordinaria attività professionale di Lautner nei numerosi edifici residenziali progettati nel corso do una carriera cinquantennale.
La casa, che era anche l’abitazione dell’architetto, per la prima volta in quarant’anni oggi è in vendita, al prezzo richiesto di 1.590.000 dollari. L’ultima volta fu sul mercato nel 1984, venduta per 175.000 dollari. Situata sul versante della collina di Silver Lake la casa, di 115,57 metri quadrati, è costruita su tre livelli e guarda sulle colline intorno e sulla città sottostante, con incredibili vedute dalle grandi, avvolgenti finestre.
Il progetto diede a Lautner l’occasione di farsi un nome nella California meridionale. Dopo anni di apprendistato con Frank Lloyd Wright nel Midwest, negli anni Trenta il giovane architetto si sentiva pronto a conquistare la città di Los Angeles. Il dinamismo, l’espansione dell’ambiente urbano e il favore per la sperimentazione architettonica della città gli offrivano un foglio bianco su cui delineare i fondamenti della sua nuova attività professionale. L’apertura laggiù del suo studio d’architettura nel 1938 precedette di un anno esatto il completamento della casa in questione.
L’interno mostra l’inconfondibile influsso organicista del suo maestro. La preminenza delle superfici di sequoia e mogano, i divani integrati, gli armadi e gli scaffali, come gli elaborati telai delle finestre, non sono solo indizi dell’impronta wrightiana ma anche elementi architettonici ricorrenti nelle prime opere di Lautner, usati tutti per portare a compimento il suo primo capolavoro: la casa per J.W. Schaffer (1949).
E tuttavia la casa mostra elementi di un linguaggio architettonico decisamente moderno, uniti con una soluzione originale del rapporto tra interno ed esterno. Il livello inferiore della casa è uno spazio in espansione aperto sull’esterno, che non solo si estende al di fuori sulla struttura principale sulla collina che lo sovrasta, ma viene anche messo in risalto dal soffitto inclinato del soggiorno, che riprende la pendenza del terreno su cui sorge la casa. I due livelli che accolgono la cucina e il soggiorno non sono divisi da pareti e sono collegati solo da una serie di brevi scalinate, che permettono la libera circolazione negli spazi comuni e consentono alla luce di diffondersi in tutto lo spazio. Se ne conclude che il tratto caratteristico della struttura consiste nella sua pianta libera e nell’intento dell’architetto di integrare un terreno difficile. Quest’ultimo fa in certo qual modo da leitmotiv nella sua opera, come si vede in progetti posteriori come la Chemosphere (1960) e la Casa Walstrom (1969).
Accolta nel National Register of Historic Places, il registro nazionale dei luoghi storici statunitensi, Casa Lautner è un manifesto modernista significativo e precoce e, come è noto, venne salutata al suo completamento come “la miglior casa di un architetto non ancora trentenne di tutti gli Stati Uniti” dal critico Henry-Russell Hitchcock. Al quale Lautner ribatté spiritosamente in un’intervista del 1932: “Insomma, pensai di aver fatto un debutto fantastico ma non era così. Voglio dire, mi ci sono voluti trent’anni per affermarmi”.
Immagine di apertura: John Lautner, The John Lautner Residence, 1940. Fonte Architecture For Sale