Un paesaggio mentale

Il Frac di Orléans svela alcuni frammenti della sua più recente acquisizione: l’intero archivio di Patrick Bouchain.


Leggi l’articolo completo su Domus 1024, maggio 2018.
Per Patrick Bouchain progettare significa definire situazioni e attivare un sito utilizzando il contesto come terreno comune di discussione tra figure diverse. Il paesaggio urbano è un paesaggio di conoscenza, un luogo mentale prima che fisico. Architetti, lavoratori, cittadini, artisti sono coinvolti nel processo di costruzione di uno spazio da abitare.

Fig.1 Académie Fratellini, Saint-Denis, 2001. Album di schizzi. Matita colorata su carta. 25 x 28 cm - Costruire. È l’azione più importante per un architetto Bouchain chiama il suo studio Construire e il suo libro più conosciuto Construire Autrement. Crea così un manuale dell’architetto in cui il linguaggio si semplifica e arriva alla portata di tutti. Codice: 016 078 002
Fig.2 Ilôt Stephenson, quartier de l’Union, Tourcoing, 2008-2009 Modello. Legno, plastica, cartone ondulato, carta, pittura, cartone, pastello di grafite. 27,4 x 51,5 x 9 cm - Abitare. La sperimentazione sulle residenze, dimostra che la questione urbana passa attraverso quella abitativa. Il coinvolgimento e l’animazione quotidiana di un luogo raccontano un modo di pensare la città. Codice: 016 136 001
Fig.3 Centre Pompidou Mobile, 2011. Modello. Legno, metallo, plastica, cartoncino, pittura acrilica. 6,5 x 50 x 35 cm - Mobilità. Il Centre Pompidou Mobile è il progetto che più di tutti dimostra la grande fiduciadi Bouchain nel temporaneo e nella mobilità delle cose. La città non è una forma statica. Codice: 016 074 001
Fig.4 Beau Geste, compagnie de danse, direction Dominique Boivin, Val-de-Reuil, 2003 Modello. Legno, tessuto, plastica. 27,4 x 56,2 x 34,3 cm - Architettura. Fare architettura significa avere fiducia, mettere le persone al centro del progetto, risparmiare i mezzi, pensare in movimento, risolvere i conflitti e superare gli ostacoli. Codice: 016 113 001
Fig.5 Patrick Bouchain, Étude de chapiteau, s.d. Model. Modello. Tessuto sintetico, legno metalizzato, plastica, cartone, cartoncino, filo di cotone, grafite. 15 x 26,5 x 27,5 cm - Ospitalità. Il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità è prima di tutto un ideale di vita, con un’evidente dimensione non utopica. Codice: 016 134 001
Fig.6 Patrick Bouchain, Académie Fratellini, Saint-Denis, 2001. Modello. Legno, carta, plastica, cartone. 30 x 28 x 18 cm - Circo. Come il circo, l’uomo ha bisogno di un rapporto reale con il suolo. Questo è il concetto basilare dell’Accademia Fratellini, un luogo originale dove le costruzioni sono appoggiate al suolo e organizzate come un accampamento temporaneo. Codice: 016 078 001
Fig.7 Patrick Bouchain, Le Cheval bleu, Aubervilliers, 2002. Modello. Plastica, legno, metallo, cartone. 28 x 72 x 81 cm - Temporaneo. Le Cheval bleu nasce come progetto temporaneo. Il temporaneo non è una categoria effimera, il teatro in legno per Bartabas è costruito su un’area protetta, dove la costruzione era proibita. L’architetto chiede un’occupazione temporanea dell’area, pronto a restituire il sito e a demolire il teatro nel momento in cui l’amministrazione della città lo richieda. Il progetto ha contribuito allo sviluppo dell’are: ora il teatro è circondato da 10 edifici e Le Cheval bleu è parte della storia di quel luogo. Codice: 016 130 001
Fig.8 Patrick Bouchain, Le Cabaret Sauvage, Parc de la Villette, Paris, 1997. Modello. Legno, tela, plastica, alluminio, piombo. 10 x 57 x 57 cm - Evento. Un evento deve creare il massimo impatto, sfruttando l’illusione, l’attento uso dei materiali e una programmazione innovativa. Per questo, le collaborazioni sono fondamentali: per esempio, con artisti del calibro di Daniel Buren e Claes Oldenburg. Codice: 016 096 001

Per il FRAC, infatti, l’archivio non è solo un oggetto d’indagine, un luogo di studio, ma un medium attraverso il quale realizzare nuove visioni e ricostruzioni. Nel suo operare, l’architetto è colui che raccoglie e dà ordine a una visione. del mondo, attraverso scritture diverse di cui il progetto realizzato è solo uno dei frammenti. (…) La forma del processo è più importante di quella dell’oggetto. In questo modo, ogni progetto raccolto in questo atlante visuale non è una riflessione sulla forma, ma una variazione infinita di una precisa idea di architettura.