Wright a New York

Condensando in una stanza il modello di Broadacre City e i progetti per i grattacieli, la mostra curata da Barry Bergdoll e Carole Ann Fabian al MoMA è il primo evento pubblico che segna la partnership tra Columbia University e MoMA per la gestione dell’immenso archivio dell’architetto americano.

Un autocarro che attraversa l’America dal deserto dell’Arizona a New York con un carico di 13 tonnellate tra disegni e fotografie, custoditi in schedari e pallet costruiti ad hoc, riapre in modo eclatante la cronaca di un architetto il cui lavoro è stato – e continua a essere – estensivamente descritto, fotografato, copiato e reinterpretato.
Vista della mostra "Frank Lloyd Wright and the City: Density vs. Dispersal". 1 febbraio– 1 giugno 2014. © 2014 The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Griesel

Una volta a NY, dopo la lunga permanenza a Taliesin West, Scottsdale, il materiale cartaceo degli Archivi della Frank Lloyd Wright Foundation sarebbe passato sotto la tutela degli archivisti della Avery Architectural & Fine Arts Library. I materiali tridimensionali (modelli, prototipi, elementi d’arredo), erano invece arrivati da Taliesin Spring Green, con destinazione MoMA. Custoditi in un granaio della prateria del Wisconsin e infestati da insetti, sono stati sottoposti a fumigazione prima di essere portati nei magazzini del museo per evitare che contaminassero le altre opere d’arte.

Vista della mostra "Frank Lloyd Wright and the City: Density vs. Dispersal". 1 febbraio– 1 giugno 2014. © 2014 The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Griesel

Mentre continua a venirci in mente un sottile sorriso sul volto di Wright che assiste alla “marcia degli insetti” da Taliesin alla volta della città, il ritorno de L’Architetto Americano dal suo esilio volontario nella campagna è uno degli eventi più rilevanti della recente stagione architettonica newyorkese.

L’operazione, che nasce dalla partnership tra due importanti istituzioni culturali, la Columbia University e il Museum of Modern Art, amplifica la portata dell’archivio di FLW attraverso questa peculiare gestione condivisa, che impressiona per la commistione di competenze e potere mediatico capace di mettere in campo. È la concretizzazione di una grandiosa macchina educativa che, includendo la ricerca accademica, l’insegnamento, le procedure di catalogazione, le tecniche di conservazione, il medium dell’esposizione e dell’editoria, fino all’affinata arte del feticcio dello shop museale, potrà raggiungere una straordinaria gamma di possibili consumatori d’architettura.

In attesa della grande esposizione prevista nel 2017 per il 150° anniversario della nascita di FLW, apre al MoMA “Frank Lloyd Wright and the City. Density vs Dispersal”, primo evento di questa nuova stagione wrightiana. Curata da Barry Bergdoll e Carole Ann Fabian con Janet Parkse e Phoebe Springstubb, la mostra condensa in una stanza il modello ligneo di Broadacre City e i progetti per i grattacieli prodotti dallo studio Wright.

Vista della mostra "Frank Lloyd Wright and the City: Density vs. Dispersal". 1 febbraio– 1 giugno 2014. © 2014 The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Griesel
Il plastico 4 x 4 m di Broadacre esprime simultaneamente il proprio carattere mediatico di modello da palcoscenico e quello di dispositivo di studio e lavoro. Broadacre infatti non è mai stata realmente disegnata, ma piuttosto delineata nella narrativa di The Disappearing City (1932) e The Living City (1958) e processualmente costruita attraverso il modello. Il recente restauro nei laboratori del MoMA rivela un modello-palinsesto con tracce di successive modificazioni, in cui nuovi edifici venivano costruiti sul tracciato di altri precedentemente demoliti. Come spiega Bergdoll, lungi dall’essere congelato dal suo concepimento, il modello evolveva nel tempo riproducendo meccanismi propri di una città reale.
Vista della mostra "Frank Lloyd Wright and the City: Density vs. Dispersal". 1 febbraio– 1 giugno 2014. © 2014 The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Griesel

La sequenza dei documenti appesi alle pareti, frutto di una accurata selezione tra la mole di materiali dell’archivio, propone invece i grattacieli di FLW dal 1913 al 1956.[1] Potrà forse passare inosservato, ma il disegno determinante per capire la mostra è una prospettiva a matita della torre di St.Mark’s-in-the-Bouwerie disegnata in una New York dissimulata, trasfigurata – e quasi irriconoscibile – dalla sovrapposizione di una folta vegetazione sul panorama urbano. Il disegno porta con sé la storia di due didascalie, l’una in sostituzione dell’altra, che segnano uno slittamento di pensiero e interesse nella mente di FLW. La prima didascalia al disegno è St.Mark’s-in-the-Bouwerie, New York il sito per il quale la torre era stata effettivamente commissionata. Coperta con un nastro, sarà rimpiazzata con l’indicazione del luogo a cui quel progetto dichiara di appartenere: A mile apart in the country. Un déjà-vu ci estrae da una storia fino allora apparentemente lineare – le successive proposte per una o più torri per appartamenti commissionate dal curato di St. Mark’s in un lotto triangolare della griglia di Manhattan – e ci proietta nel dialogo tra i grattacieli alle pareti e il modello di Broadacre.

Frank Lloyd Wright, progetto per Broadacre City. 1934–35.Modellol: legno verniciato 386,1 x 386,1 cm. The Frank Lloyd Wright Foundation Archives (The Museum of Modern Art | Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University, New York)
Se i primi grattacieli interpretavano la condizione metropolitana di New York o Chicago – condizione che Wright stesso tenta di ridefinire nella controproposta di regolamento edilizio del 1926 – la torre di St. Mark’s incarna la tensione tra questa e una condizione urbana diversa, una rinnovata idea di urbanità che allo stesso tempo guarda e rinnega la metropoli esistente. The Disappearing/Broadacre/Living City, non è quindi solo descritta nei libri e materializzata nel modello, ma anche continuamente incarnata nel progetto di edifici per committenze reali. Certo la sperimentazione di un’idea di città agraria basata sull’individualismo del possesso dell’acro è subito lampante nella casa. Meno immediata nella torre, il dispositivo architettonico dell’urbanità metropolitana americana, che è di fatto il limbo di pensiero in cui si confronta il Wright al contempo cittadino e rurale.
Frank Lloyd Wright, Grouped Towers, Chicago. Progetto, 1930. Prospettiva. Matita su carta da lucido, 48,3 x 71,8 cm. The Frank Lloyd Wright Foundation Archives (The Museum of Modern Art | Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University, New York)
Al di là delle dicotomie più immediate, disperso vs compatto, verticale vs orizzontale, città vs campagna, FLW è capace di perseguire un’idea di città in transizione per più di vent’anni. Ci svela inoltre la modalità con cui un progetto commissionato da un cliente, con programma e sito preciso, può essere strumentalmente utilizzato oltre la propria contingenza e all’interno di un ragionamento più vasto. Ovvero, per avanzare una possibile idea di città. 

L’argomentazione scorre più o meno continua fino al Mile High Illinois, i cui disegni chiudono l’esposizione – e la sponsorizzano all’ingresso. Come nel disegno di St. Mark’s, un secondo grattacielo – denominato Golden Beacons’intravvede sullo sfondo del Mile High. Si tratta dunque di un tentativo di aumentare la dimensione delle torri di Broadacre, distanziate sul piano di una campagna infrastrutturata e tecnicizzata, fino all’XXL? Oppure Mile High introduce un’idea di città altra? Un Wright novantenne – forse in preda a uno slancio pubblicitario di fine carriera – destabilizza così la percezione consolidata del suo audience insinuando il dubbio di un’anti-Broadacre e dando adito a speculazioni postume sulla sua opera. Un’annotazione su un disegno non incluso nella mostra sosterrebbe che tutta la popolazione di Broadacre potrebbe essere contenuta nel Mile High.

 


Note:
1. In sequenza: i disegni di progetto del San Francisco Call Building (San Francisco, 1913); il National Life Insurance Company Building (Chicago, 1924–25); la proposta di regolamento edilizio per i grattacieli (1926); le varie soluzioni di progetto per la St. Mark’s-in-the-Bouwerie Tower (New York 1927–31) fino alla loro trasposizione nelle Grouped Towers (Chicago 1930); i disegni preparatori per il modello, i singoli edifici, gli schizzi, e i testi del progetto di  Broadacre City (1934–35); la SC Johnson & Son. Inc., Research Laboratory Tower (Racine, Wisconsin, 1943-50); il Rogers Lacy Hotel (Dallas, 1946-47); i disegni di progetto e cantiere della H.C. Price Company Tower (Bartlesville, Oklahoma, 1952-56); il Mile High Illinois (Chicago, 1956).

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