La Villa Méditerranée sembra appartenere da sempre alla città di Marsiglia, al suo porto e al mare. Situato ai piedi del promontorio della Tourette, a nord dell'imbocco del Vieux-Port, l'edificio—a oggi il più significativo lavoro di Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra)—verrà definitivamente ultimato solo nella primavera del 2013, eppure già si manifesta come elemento irrinunciabile del paesaggio che lo accoglie.
Autentico Giano Bifronte, il complesso volume di circa 8.800 mq mostra alla città e al mare due volti dal carattere profondamente distinto: di una sobria eleganza contemporanea, quasi sommessa, il prospetto antistante le alte mura del Fort Saint-Jean; radicalmente modernista, come fosse una macchina navale all'orizzonte, la facciata verso il Mediterraneo, caratterizzata dall'epico sbalzo di 36 metri, quasi a voler oltrepassare la diga foranea. Tutto ciò, nonostante l'edificio sia completamente avvolto, nella sezione che lo genera, da una pelle continua e uniforme, composta da grandi pannelli di cemento quasi bianco alternati a sincopate aperture lineari, di ampiezze e lunghezze diverse—motivi che ritornano ossessivamente nella produzione dello studio.
La massa sospesa nel vuoto, l'eterno sogno del Modernismo, qui stabilisce un legame complesso con il luogo, un legame dalla doppia natura: in superficie, l'evidente affinità con un'ampia gamma di strutture portuali che si contrappongono all'orizzontalità delle banchine—dalle stazioni marittime alle torri di controllo dei flussi navali—, con il loro linguaggio tipicamente funzionale. A tale proposito, è utile ricordare la sedimentata esperienza di Stefano Boeri nella progettazione in ambito portuale, accumulata nel corso di quasi 20 anni, in molte aree del Mediterraneo: da Napoli a Genova, dalla Grecia all'Isola della Maddalena. Più in profondità, a Marsiglia, la vertigine dell'architettura sospesa nel vuoto non può non richiamare alla mente uno degli archetipi inconsapevoli del Modernismo: il gigantesco pont transbordeur che collegava le rive opposte del Vieux-Port, fotografato, tra gli altri, da László Moholy-Nagy e menzionato più volte da Le Corbusier e Sigfried Giedion. Il gesto della Villa Méditerranée sembra voler indagare non solo la città tuttora visibile, ma anche la memoria interrotta di Marsiglia.
Una pelle di cemento quasi bianco avvolge come un nastro il volume architettonico: sembra un muro ciclopico
1. La Villa Méditerranée è un luogo di ricerca e pensiero che ingloba il mare al suo interno. Quando ne ho concepito l'architettura, nel 2003, stavo partecipando con il gruppo Multiplicity a una ricerca sulle rotte dei migranti clandestini nel Mediterraneo. Il titolo della nostra ricerca era Solid Sea. Volevamo denunciare la nuova natura del Mediterraneo, divenuto un "mare solido" percorso da rotte specializzate e rigide come autostrade, che non permettono mai ai loro utenti (migranti, turisti, militari, pescatori...) d'incontrarsi e comunicare. Un anno prima, con Multiplicity, avevamo portato alla Documenta XI di Kassel la ricostruzione di una tragedia avvenuta al largo delle coste della Sicilia: un naufragio in cui avevano perso la vita, nell'indifferenza delle autorità italiane, maltesi e libiche, circa 283 profughi provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka. Dal desiderio di contrastare questa deriva d'isolamento è nata l'idea di un'architettura sul bordo del mare, che fosse dichiaratamente aperta verso gli scambi di culture che dal mare provengono: ricercatori, studenti, artisti, intellettuali, turisti... Un'architettura capace di rappresentare il meticciato di lingue, gusti e colori che Marsiglia ha accolto dalle altre città mediterranee. O in grado di incarnare il progetto ambizioso di Michel Vauzelle, presidente del Conseil régional de Provence-Alpes-Côte d'Azur: rilanciare da Marsiglia—in un'Europa in crisi, un Nord Africa in fermento e un Medio Oriente lacerato—le relazioni culturali e politiche tra le diverse sponde e città del Mediterraneo.