Andrés Jaque Arquitectos ha motivo di festeggiare. La sua opera di carattere performativo Ikea Disobedients è stata acquisita dal MoMA per partecipare alla prima mostra di Pedro Gadanho, neo curatore di Architettura Contemporanea e Design del museo intitolata 9+1 Ways of being political: 50 Years of Political Stances in Architecture and Urban Design. In occasione della mostra, la performance di Ikea Disobedients è stata presentata al MoMA PS1.
Sta cambiando qualcosa nel settore Architettura e Design del MoMA se un lavoro come Ikea Disobedients oggi forma parte della collezione. Il progetto è stato presentato per la prima volta a Madrid nel novembre del 2011 nella cornice dell'antico edificio La Tabacalera, sotto l'egida di Ariadna Cantis, curatrice dell'incontro "El Arte es Acción" ("L'arte è azione"), con il titolo Perfomance & Architettura. Ora l'opera – la prima performance acquisita dalla sezione di Architettura e Design – è arrivata al MoMA insieme all'incarico di realizzarla per presentarla a New York.
La tesi di Andrés Jaque Arquitectos Ufficio di Innovazione Politica è che esiste un tipo di domesticità definita da sistemi affettivi che non rispondono ai parametri canonici di famiglia e che probabilmente stanno dando forma a una sorta di urbanistica domestica e disgregata. Un tipo di focolari che, al contrario di "La repubblica indipendente della tua casa" – lo slogan diffuso dalla marca svedese Ikea per definire il focolare perfetto e igienico – trasformano la casa in uno spazio ibrido, semipubblico, un luogo di contatto con la comunità, di frizione e di discussione. Pochi giorni prima dell'inaugurazione, rispondendo a una domanda al riguardo, Andrés Jaque commentava:
"Sono diversi anni che rifletto sull'urbanistica e sulla città non tanto a partire dalle presenze stabili della dimensione urbana ma a partire dalla minuziosa descrizione delle catene di relazioni nelle quali si manifestano quelle qualità che riteniamo in rapporto con la dimensione urbana. In concreto: il modo in cui gli interni domestici si collegano tra loro per creare trame sociali nelle quali la diversità, la politica, la destabilizzazione del sapere, l'attivismo, il comfort o i progetti di benessere collettivo vengono creati e amministrati."
Ikea Disobedients
Ikea Disobedients, la ricerca di Andrés Jaque Arquitectos sui focolari le cui domesticità non corrispondono ai parametri familiari convenzionali, è la prima performance a entrare nelle collezioni del MoMA.
View Article details
- Carlos Mínguez Carrasco
- 03 ottobre 2012
- New York
In cosa consiste la performance Ikea Disobedients? Nella messa in scena della ricerca condotta a New York negli ultimi quattro mesi, il cui obiettivo è stato individuare quei focolari le cui domesticità non corrispondono ai parametri familiari convenzionali. Denish vive per alcuni mesi in casa di un amico e per il resto dell'anno in uno studentato, e si sente a casa quando suona il suo sarod nel parco; Frank si è portato una capanna dal Nord dello stato di New York e l'ha messa nel giardino di due designer sue amiche per le quali cura le piante e in cambio non paga l'affitto; Moody ha trasformato la sala TV della sua casa per crearvi un salone di bellezza in cui le persone del quartiere si riuniscono e si tagliano i capelli, mentre si prendono cura dei bambini e discutono di politica; Rael fa ricerca in casa propria con aquaphonics, un sistema autoregolamentato per produrre cibo, affittando la sua casa-laboratorio per delle feste; Mama Gianna è la cuoca di uno dei ristoranti più famosi del Queens, passa quasi tutto il giorno nella cucina che considera la sua casa, dove intrattiene tutte le relazioni affettive della sua vita; e infine Greg, Donnie, Maja e Corentine formano una famiglia composta da due coppie che usano la loro cucina come punto di incontro e come piattaforma per costruire una futura biblioteca LGBT.
La performance si fonda su un'installazione a base di mobili Ikea costruiti seguendo una sistematica disobbedienza delle istruzioni per l'uso. Così, la costruzione che ne viene fuori serve per fornire ai protagonisti uno spazio dove dare una piccola mostra di quel che di solito fanno nelle loro case. Anche se a prima vista la performance che Andrés Jaque ha ideato si potrebbe concepire come una specie di teatralizzazione delle varie domesticità, a mano a mano che viene visitata, l'opera si trasforma in un luogo dove discutere, chiacchierare, tagliarsi i capelli, ascoltare musica, o assaggiare squisite polpette. Lo spettatore non assiste più a un'azione teatrale "rappresentata", bensì ne diventa il protagonista. La performance alla quale ho assistito al PS1 era un'agorà all'interno del museo, dove si discuteva sul progetto, più che una performance in cui si assisteva a un'azione presentata da altri. La tesi degli spazi urbani e politici nascosti negli interni cominciava a risuonare nella testa. Non a caso, mentre cominciava la performance, Andrés Jaque commentava: "Ogni volta sono preoccupato dall'inizio, perché l'architettura è sempre performativa". Se qualcosa sta cambiando al MoMA al punto da acquisire un'opera come Ikea disobedients, in parte è perché si stanno aprendo le porte a formati di rappresentazione architettonica non convenzionali. Ikea disobedients opera su molti livelli: è una ricerca lunga quattro mesi che si propone di riuscire a stabilire relazioni di fiducia con una comunità, è un gruppo di fotografie scattate nei focolari domestici, è una performance, è un video, e infine è un protocollo da attuare nel caso in cui si voglia ripetere la ricerca in un'altra città. Non si tratta di un'opera chiusa, conclusa, da ammirare nella sua definizione, ma di un processo aperto di ricerca che accumula rappresentazioni in formati multipli.
La performance si fonda su un'installazione a base di mobili Ikea costruiti seguendo una sistematica disobbedienza delle istruzioni per l'uso.
A chi gli faceva domande al riguardo, Andrés Jaque rispondeva che l'architetto ha il dovere nei confronti della società di utilizzare il formato operativo più adeguato perché l'architettura sia efficace; e per essere efficace deve produrre una discontinuità, un dislocamento, un'interruzione. "Il lavoro dell'architetto è quello di essere un renderizzatore di realtà, qualcuno che risponde alla realtà, non producendo conformità o tranquillità, bensì interrompendola, mettendola in discussione, frazionandola per studiarla, laboratorizzata." Se ci troviamo in un momento in cui l'architettura sta soffrendo un rigurgito delle licenziosità formaliste vissute negli ultimi anni, Andrés Jaque Arquitectos e il suo Ufficio di Innovazione Politica non solo ci fanno rivolgere lo sguardo verso i piccoli e talvolta invisibili processi urbani, ma ci fanno anche riflettere su quali siano le opportunità e i formati di realizzazione per l'architetto, sia fuori sia dentro le istituzioni. Carlos Mínguez Carrasco @cmc