Il concorso vinto dall'architetto svizzero Peter Zumthor nel 1996 per costruire un museo sulla storia del Terzo Reich in questo sito finì in malo modo quando, appena le fondamenta e il sotterraneo furono completati, il governo ne chiese la demolizione. Il progetto aveva esaurito i fondi a disposizione e la volontà politica era venuta meno. Nonostante ciò è rimasta accanto all'ex muro di Berlino che la attraversa una mostra all'aperto, che racconta in dettaglio la storia del sito.
Oggi, a distanza di quattordici anni, una scatola di metallo grigio disegnata da Ursula Wilms (Heinle, Wischer & Partners) con il paesaggista Heinz W. Hallmann (Aachen) offre un rifugio tranquillo per il centro di documentazione. L'architettura di Wilms lascia poco spazio al simbolismo. Dopo tutto, il linguaggio del memoriale è stato esplorato; ma cosa è opportuno fare per identificare gli autori, piuttosto che le vittime del terrore?
La maglia metallica della pelle che riveste il centro si riduce ai lati delle sue pareti rigide. La rete consente al telaio di avere un certo grado di leggerezza e morbidezza. Anche se il suo perimetro è fiancheggiato da muri bassi in cemento, il centro sorge in mezzo a un paesaggio polveroso, senza manutenzione – e quindi coperto di arbusti e alberi – e lasciato di proposito incustodito.
All'interno dell'edificio troviamo, come ci si poteva aspettare, una situazione a metà strada tra funzionalità ed eleganza: pavimenti scuri e una grande quantità di pareti di vetro; mentre il centro comprende una vasta documentazione storica e una grande biblioteca pubblica. Questo edificio non è un memoriale e – a eccezione di uno specchio d'acqua nel cortile interno – prevede pochi gesti estetici. Nemmeno una caffetteria pubblica, che potrebbe dare adito a una interpretazione di questo genere. Beatrice Galilee