Il concorso di ridisegno urbano a piccola scala al quale decidono adesso di partecipare è indetto dalla testata The Economist per ampliare la propria sede nel centro di Londra. Con la demolizione di fabbricati esistenti e l'ampliamento del neoclassico edificio in mattoni e pietra del Boodle's Club, che ha bisogno di ricavare camere per i suoi membri, possono essere realizzati spazi commerciali, uffici e residenze organizzati secondo nuove relazioni urbane.
La proposta vincente dei due architetti smonta la perfetta immagine di un'altra icona miesiana come il Seagram Building in tre torri isolate, differenti per volume, proporzioni e destinazione d'uso, più vicine alla scala delle fronti storiche che prospettano a ovest su St. James's Street. Il sagrato del grattacielo newyorkese diventa una tranquilla piazza interna dove la circolazione e i ritmi di veicoli e pedoni sono sdoppiati e la relazione con l'interno degli edifici è suggerita dalla continuità della pavimentazione.
L'edificio su quattro livelli della Martins Bank è composto su un modulo doppio di 3,20 metri e riprende con le alte finestre del salone al primo piano i caratteri della strada; alle sue spalle, la torre di quattordici piani degli uffici del giornale, con gli archivi nel mezzanino e spazi privati distribuiti da un corridoio anulare all'ultimo piano, adotta lo stesso modulo; dietro il Boodle's Club, ampliato con una sequenza verticale di bow-window su un semplice fondale di mattoni rossi, un edificio residenziale di sette piani adotta il modulo base di 1,60 metri. Questa modularità comune nel disegno delle superfici, invenzione di un riuscito effetto urbano, è un telaio dagli spigoli smussati di lesene verticali in pietra e partizioni orizzontali in metallo grigio.
Peter schizza sopra una assonometria, deputata a descrivere le dimensioni dei volumi e la loro reciproca distanza, segni che percorrono e meditano i movimenti nello spazio. Nelle loro parole, il piano della piazza interna, a una quota leggermente superiore rispetto alle strade circostanti, "offre ai pedoni uno spazio prima dell'entrata, nel quale c'è tempo per riordinare le sensazioni, in preparazione all'ingresso nell'edificio per visita o per lavoro. La città è lasciata fuori dal limite del lotto, ma le viene offerta un'altra sorta di luogo intermedio che, come avveniva in passato, molti proprietari favoriscono più di altri modelli possibili di circolazione; l'uomo della strada può scegliere di trovare la sua via 'segreta' nella città, e può sviluppare ulteriori sensibilità urbane, e arricchire il proprio contributo alla qualità d'uso".
L'attenzione degli Smithson all'universo degli spazi della città, documentata nel pannello presentato due anni prima al CIAM di Aix-en-Provence con le fotografie di strada di Nigel Henderson e nella pubblicazione dei loro studi sulla struttura urbana, stimola le valenze ambientali di quella che è stata la prima architettura moderna inglese a essere sottoposta a vincolo di protezione dal Ministero dell'Ambiente. Gordon Cullen, autore del libro Townscape, ne disegna i rapporti tra i volumi delle torri. I materiali e le superfici sposano poesia e praticità di manutenzione: le lesene delle torri e la pavimentazione della piazza sono in pietra arenaria di Portland, ricca di fossili marini, che la pioggia, incanalata in profili metallici, evita di macchiare.
Con uguale tensione e coerenza i due architetti portano indifferentemente la loro ricerca nella costruzione di questo frammento urbano, negli oggetti di uso comune o nella libertà degli interventi teorici, o ancora nel piccolo padiglione Upper Lawn costruito poco dopo su muri di fabbrica del Settecento nella campagna del Wiltshire, per loro stessi e "dal quale godere le stagioni". La stessa attenzione fa disegnare i profili dei grandi alberi esistenti attorno a quella piccola architettura, o annotare a commento di una foto degli spazi londinesi: "il giorno in cui arrivò l'albero". Nel 1990 Peter dirà: "Quando disegniamo un albero, è un albero… in ogni caso è l'albero che vorremmo piantare".