Secondo l'architetto messicano Fernando Romero, l'innovazione consiste nel saper reinterpretare forme e tecniche tradizionali. Domus presenta tre progetti recenti, fra il Messico e la Cina, del suo studio LAR Fotografia di Iwan Baan Testo di Lucy Bullivant. A cura di Joseph Grima, Karen Marta

Traduzione e innovazione
Lucy Bullivant

Per Fernando Romero, uno dei giovani architetti più prolifici del Messico, "la sfida oggi è riuscire a comprendere ciò che è globale, senza ignorare ciò che è locale". Per questa ragione, il suo principale punto di riferimento è il lavoro di Luis Barragán, le cui opere sono, a suo giudizio, permeate da un appetito insaziabile per la miscela di culture creata dalla sintesi delle tradizioni locali ("traducendo le tradizioni" è l'espressione usata da Romero).

Romero ha fondato LMC (Laboratory of Mexico City) nel 1999, dopo aver lavorato per cinque anni presso altri studi, incluso OMA e, in Europa, Jean Nouvel. LMC si occupa di progetti locali, mentre LAR (Laboratory of Architecture) si concentra sulla mediazione di diversi temi progettuali, sviluppati attraverso la ricerca, pubblicazioni, concorsi e occasioni di sperimentazione architettonica. Romero porta avanti simultaneamente un gran numero di attività che spaziano in diverse direzioni. Gli incarichi per la realizzazione di residenze hanno rappresentato per lo studio "un progetto di ricerca continuo applicato a condizioni spaziali variabili", come nel caso del progetto che ha avuto inizio nel 1995, quando ancora Romero preparava la tesi di laurea presso l'Universidad Iberoamericana.

Si trattava del progetto di una casa per il poeta portoghese Pessoa, costruita come la trasposizione in architettura di quattro personaggi letterari presenti nelle sue opere. Ha spiegato Romero: "Una casa è al tempo stesso il progetto più semplice e più complesso che si possa creare; di certo è una delle sfide progettuali più stimolanti che si possa affrontare." Il fatto che quello residenziale fosse un campo che permette grande libertà di azione rispetto agli edifici commerciali, ha fatto sì che diventasse il punto centrale dell'interesse di Romero. In Messico è riuscito a utilizzare lavorazioni artigianali dai costi contenuti e la considerevole flessibilità dei piani regolatori locali, realizzando case progettate su misura, di ispirazione biomorfica o geometrica. Romero non è infatti interessato a strutture o ad ambienti high-tech.

"Tra le qualità del Modernismo figurava l'estetica, ma non lo spazio". Le forme organiche sono state per lungo tempo uno dei temi centrali delle opere di Romero. Nel 1999 ha avuto l'opportunità di realizzare uno dei suoi progetti più noti, un ampliamento dalla forma di un guscio di lumaca. La richiesta era di progettare l'estensione di una tipica villa modernista realizzata negli anni Cinquanta nei sobborghi di Città del Messico, che fungesse da casa dei giochi per i figli del suo cliente. Una scalinata sale dal giardino fin nell'interno dello spazio intimo racchiuso nel guscio. Invece di realizzare un ambiente stile caverna, la luce naturale si diffonde attraverso piccole feritoie sul tetto, illuminando lo spazio interno.

La struttura unisce metodi edilizi high-tech, come le travi in acciaio tagliate al laser, a lavorazioni locali dai costi relativamente contenuti. La limatura e lucidatura a mano del rivestimento in poliuretano attribuiscono precisione alle curve geometriche e al taglio del guscio, accentuando così il contrasto tra il suo volume bianco, luccicante ed ermetico, e la casa di cui rappresenta il prolungamento. Nello stesso anno, Romero completò la casa sulla spiaggia di Ixtapa, un altro dei suoi primi progetti residenziali. L'edificio sembra essere cresciuto in modo organico all'interno del suo contesto naturale, come se si trattasse di una grotta primitiva. Posizionata sul margine della costa dell'Oceano Pacifico, il suo straordinario spazio abitativo offre una nicchia di intimità spalancata sull'oceano, dietro la quale si snoda una fila di nove camere da letto.

La 'palapa', cioè la casa sulla spiaggia tipicamente messicana, di solito è costruita con colonne di legno che sostengono un tetto sopraelevato di foglie di palma, che consente alla brezza marittima di ventilare lo spazio interno. Il progetto di Romero rispetta la vocazione "all'aperto" di questa struttura. Il soggiorno comune spazia senza ostacoli verso l'acqua, e vi si avvicina attraverso un'apertura che fronteggia il mare: quasi una grande bocca ampia ventidue metri. Con la sua vista privilegiata sul mare e le linee fluide che caratterizzano il progetto, lo spazio interno ha un'atmosfera al tempo stesso pubblica e privata. Villa S, attualmente in costruzione a Città del Messico, ai margini del parco di Chapultepec, è composta da una struttura di acciaio semi-organico, e il suo profilo ricorda i rami di un albero. A differenza delle normali ville, che poggiano interamente sul terreno, Romero ha voluto ridurre al minimo lo spazio occupato dalle fondamenta sul leggero pendio dove si trova la casa, comprimendo il 'tronco' dello spazio abitativo.

Tutte le altre aree della villa, meno spaziose e private, sono raccolte all'interno di un arco che nasce da questo spazio comune, enfatizzando l'estetica della struttura ispirata a un dinamismo orizzontale. I 'rami' a sbalzo che circondano gli spazi abitativi necessitano di fondamenta solide e profonde; sottoterra, 'radici' strutturali racchiudono un labirinto di stanze scavate nel cemento della cantina. La relazione tra il progetto e la topografia dell'edificio ha creato spazi ben protetti: una finestra panoramica che si affaccia a sud sul giardino e un terrazzo sul tetto, dal quale si gode una bella vista del giardino e del parco. Grazie al carattere avanguardistico, ma anche molto umanistico, di questo progetto, unito all'uso sapiente di elementi locali come le lavorazioni artigianali e la scelta dei materiali, Villa S promette di diventare una delle più straordinarie case progettate da Romero e studiate per un committente privato.

La Bridging Teahouse (2006) è uno dei padiglioni nel Parco dell'Architettura creato dall'artista Ai Weiwei in collaborazione con il comune di Jinhua e con gli architetti Herzog & de Meuron [vedi Domus 894]. Il concetto che sta alla base di questa costruzione è quello di una cornice strutturale ben articolata che coinvolge l'ambiente naturale. Situata tra i padiglioni di Michael Maltzan e di Herzog & de Meuron, che si affacciano sul fiume, il progetto unisce il ponte e la Tea House, due elementi tipici del giardino cinese tradizionale, in un'unica struttura di cemento. La sala da tè, un luogo intimo dedicato all'usanza antica e raffinata della preparazione del tè, comprende una serie di livelli e di spazi riservati: alcuni sono pensati per offrire un ambiente intimo alle coppie, altri per accogliere intere famiglie, altri ancora hanno un accesso facilitato per le persone anziane. Secondo Romero: "L'impalcatura in cemento armato del ponte, oltre ad avere funzione strutturale in quanto permette di attraversare lo specchio d'acqua, divide gli spazi interni in una moltitudine di piccole 'celle'". In Cina, come in Messico, l'edilizia, soprattutto quando si allontana dalle esigenze dettate dalle grandi aziende che dominano le città, si esprime essenzialmente con tecnologie poco evolute. Le tecnologie impiegate per realizzare il ponte sono molto simili a quelle usata dalla squadra di artigiani per la costruzione dei primi piccoli edifici progettati da Romero in Messico e realizzati con l'intervento ingegnoso di artigiani. Il ponte, inteso sia come struttura fisica, sia come potente metafora dell'idea di legame, è un tema ricorrente nel lavoro di Romero. Finora l'applicazione più efficace di questo concetto è stata il progetto di un ponte tra Messico e Stati Uniti che ospita al suo interno un museo sull'immigrazione e che sarebbe in assoluto la prima struttura culturale situata contemporaneamente in due paesi diversi. Questo ipotetico futuro museo dovrebbe essere dedicato ai flussi migratori tra le due nazioni. Progettato nel 2000, anno in cui Messico e Stati Uniti firmarono nuovi accordi di collaborazione reciproca, il ponte prevede la realizzazione sulle due sponde dello stesso identico blocco monolitico, che verrebbe compresso in una forma angolare al centro del Rio Bravo, nel punto in cui si trova il confine geografico. Dopo l'11 settembre, quando la lotta al terrorismo è diventata il punto nevralgico delle priorità politiche degli Stati Uniti, mettendo in secondo piano ogni ipotesi di collaborazione con un altro paese come il Messico, il progetto del ponte si è trasformato nella metafora di una realizzazione mancata. Ma l'interesse di Romero per questa divisione internazionale ancora presente resta vivo, e l'imminente pubblicazione di Hyperborder 2050, da parte di LMC, offrirà una visione generale su questo tema complesso. Mentre la pubblicazione precedente, ZMVM (Zona Metropolitana del Valle de México) mostrava graficamente le difficoltà della vita urbana a Città del Messico, il progetto Hyperborder investigherà l'impatto del confine sull'economia, la politica, la sanità, lo sviluppo, l'ambiente, l'urbanistica e l'educazione. E così Romero, al timone di questo progetto, ricoprirà ancora una volta il duplice ruolo di architetto e di urbanista riformatore.

Museo Soumaya Ciudad de México
Il Museo Soumaya di Città del Messico ospita le opere di una delle collezioni private più importanti del Messico. La collezione è oggi aperta al pubblico in una sede temporanea in Plaza Loreto e comprende il più alto numero di opere del maestro francese Auguste Rodin al di fuori della Francia, fra cui esemplari del Bacio e del Pensatore. Comprende anche numerosi oggetti e una serie di ritratti del del periodo coloniale messicano. Il progetto per la nuova sede del Museo Soumaya prevede un notevole ampliamento delle attività che l'istituzione può ospitare, e tiene conto anche di un probabile futuro arricchimento della collezione stessa. Il nuovo edificio avrà una superficie di circa 15.000 m2 e oltre agli spazi espositivi ospiterà un auditorium e un centro conferenze, una biblioteca, uffici, parcheggi sotterranei e negozi. Infine, comprenderà anche numerosi spazi liberi destinati ad ospitare mostre tematiche temporanee. Il museo si presenterà come una torre ricurva che si espande verso i piani più alti. Gran parte delle opere della collezione permanente è estremamente fragile e deve essere protetta dalla luce; per questo, la pelle curva dell'edificio sarà realizzata in vetro smerigliato in maniera da diffondere i raggi solari, impedendogli di danneggiare le opere d'arte.

Villa S Ciudad de México
La sezione di questa casa unifamiliare attualmente in costruzione a Città del Messico assomiglia alla sezione di un albero. Come per gli alberi, le 'radici' (grandi travi di acciaio che penetrano nel suolo) racchiudono un volume di poco inferiore a quello della casa stessa. Questo vano sotterraneo, oltre a essere usato come deposito, ospiterà i macchinari di servizio. La parte più stretta dell'edificio, il 'tronco', racchiude il soggiorno, l'unica stanza del piano terra. Grandi pannelli di vetro creano un senso di continuità fra il soggiorno e il giardino circostante. Le altre stanze, raggruppate ad anello intorno al soggiorno, sono sospese a pochi metri da terra. L'ingresso della casa è leggermente ribassato rispetto al livello del suolo circostante per enfatizzare l'aspetto scultoreo dell'edficio e la drammaticità dell'approccio. Dopo aver completato il percorso attraverso la casa il visitatore raggiungerà il tetto, dove un piccolo terrazzo offre viste sul giardino e sul parco adiacente. La forma allungata della casa è determinata in parte da vincoli imposti dal piano regolatore della zona, che prevede un'altezza massima di 9 metri. Secondo l'architetto, è stato possibile realizzare un edificio dalla forma così audace soltanto nel contesto di un Paese come il Messico dove la manodopera specializzata è relativamente economica e le norme urbanistiche sono permissive, ma è anche possibile avere accesso a materiali e componenti altamente tecnologici grazie alla vicinanza con gli Stati Uniti.