La pandemia ha cambiato la nostra idea di spazio di lavoro. O almeno, l’ha fatto per quella fetta consistente di lavoratori che definiamo knowledge workers. Non semplicemente perché ha tolto dal piedistallo il ruolo dell’ufficio, di fatto polverizzando la separazione tra lavoro e tempo libero. Ma perché ha rimesso in discussione quello di cui abbiamo bisogno per lavorare e come le relazioni all’interno di questo spazio si possano intrattenere. Sottrarre il lavoratore alla sua consuetudine ne ha ricalibrato le necessità. Consegnandogli una agenda che prevede soprattutto connessioni da remoto laddove prima c’era l’ansia del faccia a faccia. La tecnologia ha provveduto al resto.
Dispositivi utilissimi per smart working e nomadi digitali
Entro la fine del decennio, metà dei lavoratori statunitensi saranno freelance. Ma la tendenza è globale. E il design per il lavoro si adatta alle nuove esigenze.
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- Alessandro Scarano
- 22 dicembre 2021
Prendete per esempio l’audio: difficilmente ci eravamo accorti di quanto fosse importante avere una bolla acustica protetta dentro cui operare, che fosse al bar, a casa o proprio in ufficio. Le cuffie sono diventate il nuovo accessorio fondamentale, il simbolo putativo della nuova era del lavoro. Recentemente Urbanista, un collettivo scandinavo, ne ha presentato un paio che si ricarica con l’energia solare. Unendo la necessità all’immaginario del lavoratore “da remoto” che d’inverno fugge da Berlino alle Canarie. Ma la svolta sull’audio arriva anche nelle postazioni fisse, con device come il Logi Dock di Logitech, che integra all’interno di un hub da scrivania, pensato per ottimizzare le connessioni (e fare sparire i cavi), uno speaker integrato, ottimizzato – ovviamente – per le conversazioni su Zoom, Teams o Meet.
L’idea di portare con noi l’energia è sempre più essenzialmente collegata al lavoro mobile: Lenovo ha recentemente lanciato una “super batteria” da 20mila mAh per ricaricare il laptop tra i suoi accessori Go pensati per il lavoro agile; su Kickstarter ha raccolto quattro milioni di dollari di Hong Kong (mezzo milione di euro, circa) Storm 2, una super batteria dal look trasparente vagamente futuristico pensata per i digital nomad. E nel catalogo di un produttore come Anker si trovano soluzioni che impiegano la luce solare per ricaricare dispositivi.
Un altro fenomeno in crescita è la moltiplicazione degli schermi: fino a qualche mese fa, pensavamo che esistesse qualcosa come “il computer del lavoro”, un monolitico desktop che entrava in azione soltanto negli orari d’ufficio. La situazione per molti non è più quella, frammentata tra diversi monitor e display, non solo quelli di smartphone e tablet e laptop, ma anche monitor esterni che ne amplificano l’esperienza o dispositivi di nuova generazione per prendere appunti, come ReMarkable. Anche dispositivi come gli ereader, che associavamo al tempo libero, integrano sempre più funzioni per essere utili al lavoro: i nuovi Kobo hanno schermi più grandi e uno stilo, trasformandoli in strumenti di lettura produttiva, ottimi anche per documenti di lavoro, che ci permettono di lasciare a casa faldoni e cartellette.
Infine, in una società che si sta ancora assestando, tra il sogno di un post-pandemia e la necessità di convivere con il Covid, impossibile tralasciare l’importanza di borse e zaini pensati per chi lavora in mobilità, come Unico, la custodia-zaino pensata per il lavoratore al tempo della crisi climatica. Perché non dimentichiamoci che la prossima sfida del nostro mondo, non solo quello lavorativo, è appunto quella.
È passato un anno da quando Apple ha lanciato il suo primo paio di cuffie. Se n’è parlato prima di tutto per il design non scontato e per il prezzo, sicuramente non economico. La verità è che queste cuffie sono tra le migliori in circolazione e la scommessa di Tim Cook è vinta. Prima di tutto, sotto il profilo dell’audio: la cancellazione del rumore è molto buona, il microfono buono anche se non incredibile. Ma queste sono cose che fanno anche le altre cuffie.
Quello su cui le AirPods Max staccano la concorrenza è la resa sonora della musica con l’audio spaziale. Un capolavoro di ingegneria, che solleva l’ascolto in cuffia da una certa densità con cui l’abbiamo sempre associato, per alleggerirlo e consegnarci una esperienza unica. Questo rende le AirMax Pro ottime per lavorare: che sia Music for Psychedelic Therapy di Jon Hopkins o la “musica d’arredamento” di Satie, la sensazione sarà quella di essere in una bolla sonora isolata e confortevole anche quando il volume non è al massimo. La possibilità di operare sulle regolazioni dal centro controllo dell’iPhone semplifica l’operatività. Ovviamente, sono vantaggi che potranno apprezzare soprattutto gli utenti Apple e chi è abbonato ad Apple Music. Per tutti gli altri risulterebbero probabilmente solo come un vuoto status symbol.
Il secondo punto di forza è la scelta delle forme e dei materiali, che rendono queste cuffie particolarmente comode. L’utilizzo della rotella mutuata dall’Apple Watch per gestire l’ascolto è sicuramente una scelta funzionale, molto più dei comandi touch scelti da altri produttori, anche se alle volte raggiungerla risulta un po’ innaturale. L’unica nota un po’ strampalata resta la custodia, che custodisce fino a un certo punto, lasciando scoperto il preziosissimo archetto. Di certo però rende le cuffie pratiche da portare in borsa, non aumentandone eccessivamente l’ingombro.
Hai mai pensato di utilizzare il tuo iPad per estendere lo schermo del portatile? Questo accessorio lo rende possibile. Ma non solo, perché dischiude una vasta gamma di potenzialità, come per esempio di usare lo schermo di un MacBook per creare un monitor aggiuntivo di un computer Windows o Linux. Tutto grazie a una chiavetta – con diverse configurazioni, Usb-C, Displayport e Hdmi – e una piattaforma software. Funziona senza cavi e con una latenza sostenibile di 16ms, sufficiente per gestire la messaggistica o una tab del browser nello schermo esteso. Non pensate di farci un multiplayer a Warzone, ecco.
Anker sfrutta alla perfezione il potenziale dell’aggancio magnetico dei nuovi modelli di iPhone per creare il powerbank che mancava. Non solo è portatile e ha la giusta quantità di energia per una ricarica al volo (5000 mAh), ma la cover integrata, chiaramente ispirata a quella dell’iPad, la trasforma in uno stand per utilizzare l’iPhone in orizzontale o verticale mentre si recuperano tacche di batteria.
Pensata per alleviare la pressione su avambracci spalle e mani durante la scrittura, questa tastiera wireless dalle forme ondulate ha un unico difetto, la curva di apprendimento. Superata questa fase e acquisita dimestichezza – un processo probabilmente non per tutti –, se ne potrà apprezzare la qualità dei tasti (switch a forbice e feedback tattile da 1,8mm) e la comodità del poggiamani in sughero. Un rialzo magnetico rimovibile permette di personalizzare almeno in parte l’inclinazione della tastiera.
Ad anni alterni, Sony provvede ad aggiornare la serie top di gamma delle sue cuffie e degli auricolari. Nel 2021 è toccato a quest’ultimi, giunti alla quarta generazione. Rispetto alle precedenti “mark 3” (M3) il linguaggio di design perde qualcosa in fatto a personalità, sacrificando le linee retrofuturistiche a una migliore funzionalità e compattezza. Dal punto di vista audio, sono tra i migliori auricolari con cancellazione del rumore che si possano trovare in circolazione. L’isolamento, se si vuole, è praticamente completo, e questi auricolari permettono a chi li indossa di chiudersi in una bolla sonora, per isolarsi dai rumori circostanti.
I comandi sono touch e offrono una vasta scelta di personalizzazione. Il microfono, buono ma non incredibile, nonostante lo sfruttamento della tecnologia a conduzione ossea, è l’unico punto (quasi) debole insieme all’assenza di una connessione multipoint, che permetterebbe di passare con più semplicità dall’accoppiamento con il telefono a quella con il laptop, risparmiando tempo ed energie. Gli auricolari sono inoltre compatibili con il sistema 360 Reality Audio.
E ora spazio alle cattive notizie: nel 2021 esistono ancora i fili. Da un lato sono un incredibile elemento di scomodità, nonostante un ritorno di fiamma degli auricolari e delle cuffie con cavo in una certa nicchia mondana e modaiola della Gen Z. Si attorcigliano, si impigliano, sono sempre troppo o non abbastanza lunghi.
Dall’altra parte – e questo in realtà peggiora la situazione – sono essenziali. Se dimentichi a casa il tale cavo con lo speciale adattatore che ti permette di connettere il laptop al tuo schermo portatile, addio, rischi di non poterlo usare. Pensa se sei sull’aereo per le Canarie. Per alleviare questa massa di problemi, Horizn Studios, una azienda berlinese che da sempre è concentrata sul bagaglio per il digital nomad, propone un pratico astuccio con tasche e apertura a libretto, per i maledetti cavi ed eventuali accessori (spinotti, un piccolo mouse, gli auricolari e così via). Valori aggiunti, è compatto, impermeabile e realizzato con materiali vegani.
Anche nell’epoca del cloud, difficile che un hard disk esterno a un certo punto non risulti necessario. Questo ha tutto: le linee curatissime che lo rendono un oggetto bello a prescidere, la praticità dell’ingresso Usb-C, la leggerezza e la garanzia del marchio LaCie. Garantisce trasferimenti rapidi (Thunderbolt 3/Usb 3.1) e si trova in tagli da un tera fino a cinque. Peccato solo per le colorazioni così compassate, accanto ad argento lunare e grigio spazio avremmo visto bene almeno un rose gold.
Com’era purtroppo prevedibile, le mascherine sono diventate parte integrante della nostra quotidianità. Soprattutto per chi si sposta parecchio su aerei o treni, o per chi lavora al tavolo di un bar e deve o preferisce proteggersi dai droplet. Tra le tante mascherine che si trovano sul mercato, questa di Moshi unisce la comodità di una mascherina in tessuto con elastici regolabili alla filtrazione garantita dalla tecnologia Nanohedron contro virus, batteri, inquinamento, polvere e allergia. I filtri sono intercambiabili e possono essere igienizzati con uno spray all’alcol. La maschera è prodotta da Moshi, azienda di San Francisco di accessori per computer e smartphone, che l'aveva sviluppata inizialmente per uso interno.
Azienda idolatrata nel mondo del gaming, Razer da qualche tempo ha capito che quel che va bene per giocare è ottimo anche per lavorare (una connessione su cui possiamo farci svariati pensieri). Il Pro Click Mini è un mouse wireless piccolo il giusto, piacevole da cliccare, che si può connettere con tre dispositivi via Bluetooth e a un quarto attraverso un dongle. Quello che colpisce è soprattutto la cura dei dettagli: ci sono 7 pulsanti completamente programmabili e la rotellina di scorrimento ha una modalità orizzontale.
Insieme al mouse, Razer ha anche presentato un tappetino per il mouse formato XXL, praticamente un tappetone. Estremamente comodo per le postazioni fisse, vagamente problematico se siete abituati a mangiare mentre lavorate, è un peccato non poterlo usare per qualche sessione di yoga tra una mail e l’altra.
Una comoda stazione di ricarica dalle linee minimali, perfetta per chi usa iPhone e Apple Watch, grazie all’aggancio verticale MagSafe, che permette di dare una occhiata al telefono anche quando è in carica. La chiavetta per caricare l’orologio si può rimuovere ed è utilissima in mobilità. Ci sono anche una plancia wireless e una uscita Usb-A. Unica vera pecca, l’assenza di una presa Usb-C, oramai standard per le ricariche veloci.
Nell'atavico dubbio tra zaino e borsa, le messenger bag di Chrome stanno nel mezzo, prendendo cose buone da entrambe le parti. Sono le borse simbolo dei corrieri in bicicletta, che partendo da San Francisco sono diventati un'icona di stile urbano nello scorso decennio, complice il boom culturale e cercamente un po' modaiolo delle bici a scatto fisso in tutte le maggiori città del pianeta. Nel frattempo, Chrome Industries ha cambiato proprietà e casa, trasferendosi a Portland, in Oregon. Il portfolio dell'azienda si è allargato, tra zaini e sling bag, oggi popolarissime, abbigliamento e scarpe, capsule collections (come la recentissima dedicata allo swedish camo). Ma le messenger bag non hanno mai perso la loro identità, né la qualità: comode e spaziose, sono organizzate solo con due grandi tasche interne che le rendono semplici, ma versatili; vanno bene per trasportare un laptop con il necessario per una giornata di lavoro, o per fare da bagaglio a mano per un weekend, con una capienza massima di 24 litri; nella parte anteriore due tasche più piccole, una con la zip, e una cartucciera per biro e altro.
All'estremità della parte imbottita dello spallaccio, tra l'altro comodissimo, si trova la caratteristica chiusura “a cintura di sicurezza” di Chrome con l'emblema del grifone, che gestisce lo sgancio rapido della tracolla: è una soluzione semplice ma funzionalissima, che permette di sistemare la borsa in spalla o di toglierla in velocità, o di spostarla rapidamente in posizione frontale. E funziona anche come apribottiglie.
Negli anni, l'azienda ha continuato a innovare, cercando di non perdere in autenticità. La nuova linea BLCKCHRM 22X per esempio usa un robusto e leggero nylon impiegato per le vele delle barche. O la versione Night, con elementi catarifrangenti e dettagli rossi. Il 2% di ogni acquisto di un prodotto Chrome dallo store finisce nelle casse di Citizen Chrome Grants, l'iniziativa no-profit dell'azienda per rendere le città dei posti migliori attraverso iniziative dall'arte agli skate park.