“Siamo umani. Pensiamo mentre camminiamo”, spiega Will Scuderi, cofondatore di Espresso. In quella semplice frase c’è molto della filosofia della startup e del suo primo prodotto. Sottile ed elegante, con un linguaggio di design minimale e pulito non troppo distante quello di Apple o della linea Surface di Microsoft, Espresso è uno schermo portatile premiato con il Red Dot Award. Un bel riconoscimento per l’esordio di una azienda giovanissima fondata da due ragazzi. La storia di Espresso inizia nel 2018, all’università, quando Scuderi e l’altro cofondatore, Scott McKeon, impegnati su un progetto, avvertono la necessità di uno schermo “in più” per essere più produttivi. Da lì comincia una storia d’imprenditoria e progettazione che è oramai uno standard dei nostri tempi: il volo verso la mecca del tech, Shenzhen, il dialogo con diversi fornitori, il passaggio attraverso svariati prototipi finché non si arriva all’equilibrio giusto. E poi Kickstarter. “Abbiamo raccolto un bel po’ di soldi in quel modo”, racconta Scuderi, che nel frattempo aveva trovato lavoro presso una azienda di dispositivi medici in Australia.
Espresso, un futuro di schermi multipli e lavoratori erranti
La startup australiana lancia una versione aggiornata del suo display portatile ultrasottile premiato con il Red Dot. La prova e l’intervista con il fondatore.
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- Alessandro Scarano
- 21 dicembre 2021
“Siamo tornati a Shenzhen e abbiamo cominciato lo sviluppo”. Con l’idea che quello schermo sarebbe stato solo il primo passo di un’azienda rivolta a chi lavora senza dover stare per forza in ufficio. “Circa la metà della forza lavoro statunitense sarà freelance entro il 2027, e queste persone cercheranno dispositivi per essere produttivi ovunque si trovino”, con questi dati Scuderi sottolinea che quella di Espresso non è velleità, ma una strategia. Senza contare l’accelerazione che la pandemia ha dato al mercato del lavoro. Per chi lavora da casa e magari non ha lo spazio per una postazione fissa, e lavora su un laptop da 13 o 14 pollici, un dispositivo come questo monitor portatile diventa quasi essenziale. “Nell’ultimo anno, abbiamo decuplicato il numero degli utenti”, sottolinea Scuderi. Una vera e propria community mondiale, ingaggiata inizialmente attraverso Kickstarter, che oggi è preziosissima per dare consigli sul prodotto e indirizzare i suoi aggiornamenti futuri.
Le aziende hanno capito che i dipendenti sono più produttivi se gli permetti di essere felici, consentendo loro di essere flessibili
Lo schermo portatile Espresso è disponibile in due tagli, da 13 e 15 pollici, è leggero, viene venduto anche in versione touch che funziona sia con Windows sia con Mac. Tra gli accessori ci sono uno stand e una pratica cover pieghevole che funziona anche da supporto, un po’ come quella dell’iPad. In questi giorni l’azienda ha lanciato un modello aggiornato, che elimina la porta Mini-Hdmi presente su quello originale e introduce una serie di migliorie, tra cui la rotazione automatica (c’è chi usa il monitor in verticale, sì), un sistema touch migliorato e il software espressoFlow per gestire il dispositivo senza perdersi tra le impostazioni spesso non immediate di MacOs e Windows. “Per noi la cosa più importante era creare un qualcosa che desse la stessa produttività di uno schermo del computer fisso, ma permettesse di accenderlo in due secondi”, spiega Scuderi. E in effetti il setup è immediato: il monitor si collega via Usb C al laptop, e in pochi secondi sei già al lavoro. Basta un cavo. Almeno, su un piano ideale. La realtà è più complessa, perché produttori diversi hanno standard diversi. Espresso ha un ottimo grado di compatibilità con i MacBook. Sui laptop Windows, la situazione si complica. Per esempio, è complicato collegarlo al nuovo Surface Laptop 4 direttamente attraverso l’uscita Usb C: ci vuole un apposito hub, o bisogna costruire un accrocchio e sfruttare l’ingresso Hdmi che è sparito nella nuova versione del monitor – che viene però fornito con una ampia selezione di adattatori per il collegamento.
Lo schermo, nonostante l’affinità elettiva con i Mac, non nasce solo per gli utenti Apple, ma – spiega Scuderi – per chiunque cerchi un prodotto premium da utilizzare con il laptop Windows o per estendere attraverso Dex le potenzialità del suo Samsung Galaxy, trasformandolo in un micro-portatile. “Abbiamo una sorta di alleanza con chi vuole pagare qualcosa di più per migliorare il proprio flusso di lavoro”, spiega Scuderi, che al tempo stesso evidenzia il valore di Espresso rispetto ai giganti del tech come Lenovo o Dell, che a suo parere non applicano un approccio sartoriale alle necessità degli utenti. Un valore premiato con il Red Dot. “Il premio ha confermato che la direzione che abbiamo scelto per il nostro prodotto è quella giusta”. Una vittoria, continua, che gli ha dato la forza di andare avanti, come Davide in un mondo di Golia del tech. “Immagina di stare camminando per la città e di avere un’idea e volerti sedere per svilupparla. Magari hai un portatile nello zaino, ma se sei un ingegnere o un designer, probabilmente avrai bisogno di più spazio sullo schermo per lavorare”, così Scuderi tratteggia un esempio d’uso ideale del prodotto che ha creato, sottolineando l’importanza di potere creare ovunque e in qualsiasi momento. L’utilizzo di un sistema magnetico per agganciare il monitor alla custodia o allo stand è una soluzione fondamentale per velocizzare i processi. “Se impieghi troppo, finisci per non usarlo”. La velocità e la semplicità d’uso sono tutto, nella filosofia di Espresso: l’azienda non si chiama così per caso, del resto. Lo schermo deve essere operativo in due minuti.
Se impieghi troppo, finisci per non usarlo
Lavorare su due monitor, o su monitor multipli, secondo Scuderi è un vantaggio anche rispetto al classico setup da ufficio con un unico schermo di grandi dimensioni. “L’uso del multischermo assegna un singolo display a una funzione”, mi spiega lui, raccontandomi come per esempio usi un monitor soltanto per la messaggistica. Comparando il cervello umano a un computer, spiega che “non abbiamo molta Ram” e che è difficile “fare molte cose insieme o essere capaci di visualizzarle” e che quindi la soluzione più razionale è quella di avere tanti schermi, con ognuno assegnato a una precisa funzione. “E sarebbe utile se questo avvenisse in automatico”. Non esiste un prodotto perfetto e non lo è neanche il display portatile Espresso. Abbiamo già detto dei problemi di connessione e compatibilità. Possiamo anche aggiungere che l’unità di prova aveva qualche problema ai tasti laterali – ma la sostituzione è stata velocissima. Una batteria integrata sarebbe molto comoda e le cornici potrebbero essere più sottili. Tuttavia, è un ottimo prodotto. Soprattutto se si conta che è il primo e arriva da una startup.
Quello che colpisce più di tutto è la filosofia aziendale che c’è dietro. Una filosofia positiva, che si inserisce nel flusso di un cambiamento nel mondo del lavoro innescato dal progresso tecnologico e accelerato dalla pandemia. Per qualcuno magari è il primo passo verso una distopia, Scuderi guarda il lato positivo. “Le aziende hanno capito che i dipendenti sono più produttivi se gli permetti di essere felici, consentendo loro di essere flessibili”, dice Scuderi, che prevede un futuro in cui lavoreremo viaggiando, “perché via via che le tecnologie miglioreranno, potremo lavorare ovunque”. E questo, secondo il co-fondatore di Espresso, non può che essere un bene.
All pictures courtesy of Espresso