Aalto e i suoi

Un libro su Alvar Aalto che mette nella giusta luce i personaggi, l'atmosfera dello studio e l'ambiente dell'epoca, ma che soprattutto aggiunge alla bibliografia del Maestro una serie di testimonianze sul ruolo determinante dei suoi collaboratori.

Harry Charrington e Vezio Nava, Alvar Aalto. The Mark of the Hand, a cura di Rakennustieto, Helsinki, 2011 (pp. 427, € 47,00)

Disponendo del libro curato da Charrington e Nava nell'inverno 1965-66 avrei scelto la professione di architetto o di storico dell'architettura, una volta terminati gli studi universitari? Matricola a Firenze, mentre Palazzo Strozzi ospitava la mostra dedicata ad Alvar Aalto (1898-1976), come prova pre-esame, mi fu assegnato il compito di imitare la grafia del maestro finlandese, con il solo supporto delle fotocopie del catalogo di Leonardo Mosso. Grafia inconfondibile che a me risultò inimitabile.
Da alcune delle ventitré conversazioni raccolte fra i collaboratori dell'atelier di Aalto, che costituiscono gran parte del libro curato dall'inglese Charrington e dall'italiano Nava, scopro invece che era proprio la grafia, il tratto comune a molti dei suoi aiuti. Suoi imitatori, forse, ma senza il kädenjälki, che l'inglese the mark of the hand, contenuto nel titolo dell'opera traduce solo in senso letterale.

Un episodio, tra i tanti del libro, ricco di memorie relative a ben sessantaquattro progetti elaborati nei cinquant'anni di attività dello studio, esemplifica più plasticamente degli altri l'aura che rendeva unico il "tocco" del Maestro (come, in italiano, amava essere chiamato) rispetto all'impronta della mano dei suoi collaboratori. Un addetto ai modelli, presentato ad Aalto il bozzetto in plastilina di una medaglia commemorativa – perfettamente circolare – se lo vide appena deformato dal suo pollice. "Ora va bene", fu il commento. Riaffermando, a un tempo, la sua autorità e la sua autorialità.

In apertura: Harry Charrington e Vezio Nava, <em>Alvar Aalto. The Mark of the Hand</em>, Rakennustieto, 2011. Qui sopra: dettaglio pagine interne, a sinistra Medaglia Alvar Aalto; a destra villa Schildt, Ekenäs, modello in legno e plastilina di un caminetto
In apertura: Harry Charrington e Vezio Nava, Alvar Aalto. The Mark of the Hand, Rakennustieto, 2011. Qui sopra: dettaglio pagine interne, a sinistra Medaglia Alvar Aalto; a destra villa Schildt, Ekenäs, modello in legno e plastilina di un caminetto
Nelle conversazioni fra colleghi pazientemente raccolte da Nava per più di un decennio e rese in inglese da Charrington, emerge fra l'altro che il processo d'identificazione degli "schiavi" – come ironizza una di loro – non si riduce all'imitazione dei comportamenti esteriori. Vestire parlare muoversi, e, soprattutto, disegnare proprio come il boss con numerose e sempre appuntite 6B su bianchissima e leggera carta Tervakoski (fatti che ignoravo nell'inverno del mio scontento), non è scoraggiato ma è anzi promosso e perpetuato.

Dal 1955 al 1994 (anni di apertura e chiusura dello studio), nel candido atelier di Helsinki in Tiilimäki 20, oggetto della puntuale e velatamente malinconica narrazione di Nava, e prima ancora nello studio annesso all'abitazione degli Aalto in Riihitie 20 dal 1944-55, i collaboratori di Aino, Alvar, poi della sola Elissa Aalto dal 1976 si attengono al metodo che gli stessi curatori, lavorando per Alvar ed Elissa in tempi e con durate differenti, hanno sperimentato.

Dettaglio pagine interne: Tiilimäki 20, Munkkiniemi, 1954-55, vista dalla strada e vista interna dell'atelier
Dettaglio pagine interne: Tiilimäki 20, Munkkiniemi, 1954-55, vista dalla strada e vista interna dell'atelier
Come ricorda Charrington nel suo saggio frutto di una ricerca approfondita e finalmente assai ricca di elementi nuovi, 'rather than being instructed in the "atelier's method" new members would be expected to assimilate its kädenjälki from more senior members and through reference to the archive of atelier's works'. Come gli studenti di Mies al Bauhaus e a Chicago, o gli apprendisti di Wright a Taliesin anche i membri dell'atelier Aalto si sono formati secondo un tirocinio già invalso nell'Accademia: imparare copiando dal maestro.

A Munkkiniemi, distretto di Helsinki, persino la forma stessa dell'atelier tornisce uno spazio ad anfiteatro che converge sulla figura del primo attore-maestro-gran sacerdote. Né lo svolgersi dell'attività lavorativa è esente da una ritualità e da regole di una comunità monastica, dove agli appartenenti è prescritto un abito formale ma è vietato portare la barba. E dove soprattutto gli spazi di lavoro – nessuno, tuttavia, esclusivo del Maestro –, di riunione o di esposizione dei talvolta costosissimi modelli, la taverna o il giardino diventano lo scenario di perpetuazione di un mito. Un mito che si era costruito e si andava costruendo grazie alla devozione dei suoi adepti ma anche alla fiducia che Aalto sapeva accordare: 'Remember, when I'm away, you're Alvar Aalto'. Salvo poi rifiutare soluzioni formali che gli erano estranee.

Diffidente del teamwork, termine con cui gli americani indicano l'azione combinata ed efficiente di un gruppo di esperti dello stesso livello, Aalto si pone piuttosto a capo indiscusso di un'orchestra ben amalgamata. Al cui direttore unico va, talvolta, tollerato – e diviene ricordo in tante conversazioni – il dispotismo o la volgarità, la millanteria o persino la crudeltà, soprattutto sotto gli effetti dell'alcol.

Come gli studenti di Mies al Bauhaus e a Chicago, o gli apprendisti di Wright a Taliesin anche i membri dell'atelier Aalto si sono formati secondo un tirocinio già invalso nell'Accademia: imparare copiando dal maestro
Dettaglio pagine interne: Baker House Dormitory, MIT, Cambridge, 1946-49, schizzo schematico della pianta con una curva extra in corrispondenza dell'estremità occidentale
Dettaglio pagine interne: Baker House Dormitory, MIT, Cambridge, 1946-49, schizzo schematico della pianta con una curva extra in corrispondenza dell'estremità occidentale
Qui non importa sapere se brinda alla morte di Le Corbusier perché così è divenuto "the best architect in the world", o conoscere altre miserie e grandezze dell'uomo Aalto. In fondo, molta della sua ipertrofica bibliografia patinata si alimenta, purtroppo, solo di questi episodi.

Dettaglio pagine interne: Baker House Dormitory, MIT, Cambridge, 1946-49, schizzo prospettico e pianta che mostrano i tralicci per le piante rampicanti
Dettaglio pagine interne: Baker House Dormitory, MIT, Cambridge, 1946-49, schizzo prospettico e pianta che mostrano i tralicci per le piante rampicanti
Ciò che questo libro su Alvar Aalto mette nella giusta luce non sono tanto e solo i personaggi, l'atmosfera dello studio, le condizioni di lavoro (ivi comprese le paghe sindacali) o l'ambiente dell'epoca, sullo sfondo di una considerevole messe di opere che raramente sono state oggetto di attenzione della storiografia aaltiana; quanto e, direi per la prima volta, si fa luce sulle modalità di ideazione di un'opera (dagli schizzi, anche dei collaboratori – alcuni riprodotti nel libro –, agli esecutivi studiati sempre attraverso i modelli) e sull'importanza e sul ruolo talvolta determinante delle sue partner e del suo piccolo staff nei risultati raggiunti, per non parlare dell'alta specializzazione degli suoi artigiani.
E da qui si delinea uno dei difficili compiti della ricerca storica futura: separare il lavoro di Aalto da quello dei suoi collaboratori. Una nuova edizione dei disegni del Maestro potrebbe così divenire più ridotta e più attendibile.
Dopo aver letto con molta curiosità e interesse il libro, che per la sua novità e importanza consiglio soprattutto agli studenti di architettura, mi è sorto un dubbio. Nel 1965-66, non avrò cercato di imitare gli schizzi dell'amico Nava invece che di Alvar Aalto?
aaltino
Dettaglio pagine interne: a sinistra Helsinki University of Technology, Otaniemi, 1948-64, vista dell’auditorium principale con i rilievi in legno delle pareti; a destra Nordik Bank Extension, 1960-65, rilievo in marmo su parete raffigurante il paesaggio e lo sviluppo del Sud-Est della Finlandia
Dettaglio pagine interne: a sinistra Helsinki University of Technology, Otaniemi, 1948-64, vista dell’auditorium principale con i rilievi in legno delle pareti; a destra Nordik Bank Extension, 1960-65, rilievo in marmo su parete raffigurante il paesaggio e lo sviluppo del Sud-Est della Finlandia

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