Charles Jencks nasce a Baltimora nel 1939. Già il suo percorso di formazione testimonia della vocazione multidisciplinare che caratterizzerà tutta la sua carriera: studia prima letteratura inglese ad Harvard, poi architettura presso la Graduate School of Design della stessa università, e infine, trasferitosi nel Regno Unito nel 1965, ottiene un dottorato in storia dell’architettura allo University College di Londra.
Charles Jencks
"Per definirlo in breve, un edificio postmoderno è in grado di parlare simultaneamente su almeno due livelli: ad altri architetti (…) e ad un pubblico più ampio, o agli abitanti del luogo" (Charles Jencks, 1977)
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I nomi di pochi architetti sono così intimamente legati ad una specifica corrente architettonica quando quello di Charles Jencks lo è al postmodernismo. Almeno tre opere fondamentali ne fanno uno dei principali teorici di questa stagione: Modern Movements in Architecture (1973), che deriva dalla sua tesi di dottorato e che inaugura la sua opera di messa in discussione del mito unitario del movimento moderno; The Language of Post-Modern Architecture (1977), dove dichiara esplicitamente e provocatoriamente la morte dello stesso movimento moderno e presenta i caratteri del suo successore eclettico, metaforico, storicista; e ancora, Critical Modernism – Where is Post-Modernism going? (2007), dove ridefinisce i legami tra postmoderno e moderno. Il primo, afferma, è sì una forma di critica del secondo, ma che si esercita “dall’interno”. L’attività d’insegnamento e di divulgazione condotta da Charles Jencks su questi ed altri temi è stata instancabile, e lo ha portato ad insegnare ed a tenere conferenze in più di 40 università.
Charles Jencks, Casa Jencks, Los Angeles, 1984. Da Domus 655, novembre 1984
Charles Jencks, Casa Jencks, Los Angeles, 1984. Domus 655, novembre 1984, p. 139
Charles Jencks, Casa Jencks, Los Angeles, 1984. Domus 655, novembre 1984, p. 136
Charles Jencks, Landform, Scottish National Gallery of Modern Art, Edimburgo, 2001. Da Domus 852, ottobre 2002
Charles Jencks, Jumping Universe Model, 1990. Da Domus 943, gennaio 2011
Charles Jencks, Black Hole Terrace, Garden of Cosmic Speculation, Scozia. Foto © Charles Jencks. Da Domus 943, gennaio 2011
Domus 623, dicembre 1981, copertina
Nell’opera costruita di Charles Jencks spiccano molti progetti di paesaggio. Il primo, e tra i più celebri, è quello per il Garden of Cosmic Speculation, commissionatogli all’inizio degli anni ’80 dalla moglie, come parco per la sua tenuta scozzese, Portrack House. Sono seguiti, tra gli altri, Landform (2001), che connette i due edifici della Scottish National Gallery of Modern Art, a Edimburgo, e le otto colline di Life Mounds (2011) nel parco delle sculture di Jupiter Artland, sempre nella città scozzese. Riferimenti artistici, al mondo della scultura come a quello della land art, e anche cosmologici, sono per Charles Jencks il punto di partenza per la modellazione dei suoi paesaggi, decisamente disegnati e tridimensionali. La produzione architettonica di Charles Jencks, al contrario, è tutto sommato limitata. Tra i suoi edifici, merita di essere ricordata la Thematic House di Holland Park, la sua residenza londinese. Progettato con la collaborazione di Michael Graves, altro esponente di spicco dell’architettura postmoderna, Terry Farrell, e degli scultori Celia Scott ed Eduardo Paolozzi, l’edificio è oggi protetto come monumento nazionale – Grade I listed secondo la classificazione inglese. In futuro, la residenza sarà aperta al pubblico come casa-archivio, rinominata per l’occasione Cosmic House.
Per concludere, Charles Jencks è stato anche un filantropo e un importante committente di architettura. La fondazione Maggie's Cancer Care Centres, che ha costituito nel 1995 con la moglie Maggie Keswick, ha coinvolto nella costruzione delle sue numerose sedi molti progettisti di fama mondiale, tra cui Norman Foster, Frank Gehry, Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Amanda Levete.
Nelle parole di Oliver Wainwright:
In qualità di padre incontrastato del postmodernismo, per 50 anni Jencks ha scritto, ha parlato e si è entusiasmato, con il suo caratteristico atteggiamento seducente, arguto, affabile, in favore di un’architettura che accoglie il pluralismo e la differenza, contro l’omogeneità standardizzata