The Presence of the Past
A proposito del Post-Modernism sono sorti molti malintesi, forse a causa del successo stesso del termine e del suo svariato, o addirittura troppo vago uso. È possibile che ambiguità e successo siano collegati, in quanto la vaghezza della definizione conduce sia i Modernisti che gli anti-modernisti a leggervi tutto ciò che vogliono. La moda può certo essere liberatoria, così come la vaghezza e il pluralismo, soprattutto quando il Modernismo (e forse anche il tardo-modernismo) tendono a divenire più dottrinari ed esclusivisti.
Per tutti questi motivi nel 1975 mi son deciso ad usare il termine per indicare sei diramazioni dal Modernismo (The Rise of Post-Modern Architecture, Eindhoven, 1975): diramazioni, dunque, da una comune tradizione più che reazioni contro di essa. Queste sei tendenze del post-modernismo (in lettere minuscole) - storicismo, neo-vernacolare, adocismo, contestualismo, architettura metaforica e metafisica, e quella che lavora sull'ambiguità dello spazio - sono chiaramente distinte le une dalle altre, ma hanno anche una radice comune: il ricorso al "doppio-codice". Inoltre sono tutte in parte ancora Moderne (per via della tradizione da cui discendono) e in parte qualcosa d'altro. Per cui la definizione del Post-Modern fa perno sulla nozione di "doppio-codice", definizione più rigorosa che mi si è chiarita solo dopo la prima edizione del mio libro nel 1977. Definizione che contrappone questo gruppo eterogeneo di tendenze a quelli con cui vengono spesso confusi, i Late-Modernists.
Per ovviare all'ambiguità e alla polisemia di tale termine, ho cercato in Late-Modern Architecture, di tirar fuori le trenta principali definizioni di architettura Moderna, Tardo-Moderna e Post-Moderna e di disporle tutte insieme in una sorta di tavola comparativa.