“Dove cogliere i fiori quando viene l’inverno?”. Quando Friedrich Hölderlin scriveva queste parole, borghese era un aggettivo il cui significato aveva ancora un senso. Definiva un’idea precisa dell’essere nel relazionarsi con gli altri, far corrispondere le parole alle cose, stare al mondo. Di quel mondo, di quel modo, di quello stile borghese, se ci fosse ancora, Anna Zegna sarebbe un esempio. “Viviamo una dimensione obbligata, imparare a vivere senza. Senza significa andare all’essenza, non vivere di nulla, ma dare valore a tutto, in particolare a quello che ci offre ricchezza interiore. Tornare all’essenza significa prendere atto del cambiamento climatico, della devastazione della Terra e comprendere che viviamo in un mondo sempre più virtuale. Ecco perché oggi c’è bisogno di verità, storie reali, esperienze dirette.
Profumi, sapori che diventeranno il nostro bagaglio, rispetto delle stagioni, dei boschi, delle erbe che ci offre la Terra. Perché la Terra siamo noi”. Laurea a Losanna in Scienze politiche, prime esperienze con Gianni Versace, Anna entra nell’azienda di famiglia giovanissima e si distingue subito per il pensiero verde, elaborato dal nonno Ermenegildo che sottopone alla famiglia come vero traguardo e unico metodo per creare valore e guardare al futuro.
“Furono tutti d’accordo. Del resto, quello del nonno era un concetto profondamente innovativo per l’epoca, al punto che vale ancora. Oggi, infatti, si parla tanto di green, ma ai primi del Novecento era un modo di vivere e vedere le cose del tutto innovativo. Ermenegildo pensava in verde quando costruiva uno dei rari esempi di strade turistiche a beneficio del territorio. Ha valorizzato la bellezza del paesaggio per accedere a una fruizione costruita sempre più nell’ottica del turismo.
La sua era una visione sulla natura, l’ambiente, il territorio, il benessere fisico e spirituale che donava alla sua gente, a chi viveva sul territorio e a chi arrivava da fuori. Un gesto di grande visione e di grande generosità”. Dal 1991, Anna porta avanti con tutta la famiglia Zegna questo pensiero che si traduce in azioni concrete, semplici, quotidiane. Continuando la riforestazione delle pendici della montagna con 500.000 conifere per la costruzione della Panoramica Zegna, il patrimonio sociale e culturale del nonno che nel 1993 è evoluto nell’Oasi Zegna.
“Noi andiamo avanti con serenità, ma anche con pervicacia. L’anno scorso, nonostante la pandemia, abbiamo piantato più di 3.600 piante. Sempre nel segno di tutelare e valorizzare l’area, estendere la presenza dell’uomo in montagna e promuovere l’educazione ambientale. Il lavoro fatto nell’ultimo inverno mi ha impressionato. Dopo l’esbosco, sembrava tutto brullo, ma invece, come per miracolo, alla fine della primavera è stata una rinascita: sorbi, felci, fiori, betulle nascoste fino a quel momento dalla vegetazione e nuovo spazio ai giovani faggi messi
a dimora al posto degli abeti malati o caduti, perché un bosco ceduo permette alle altre piante di crescere”.
Nel pensiero borghese, la migliore teoria è una buona pratica. Per questo, la signora Zegna non parla di business sostenibile, ma di business gestito in ottica di sostenibilità. “La sostenibilità ha tre significati: è economica, perché se non si genera valore non si va da nessuna parte; è sociale, perché le persone che lavorano in qualunque contesto devono avere la possibilita di sbocciare, realizzarsi, perché ogni uomo e ogni donna deve contribuire al miglioraramento dell’umanità con un fine comune, condiviso. Infine, la terza sostenibilità è ambientale, la tutela del pianeta che non è fuori dalla nostra casa, ma è la nostra casa. Se viene il terremoto, questo bellissimo edificio potrebbe crollare, quindi la casa non è la mia casa privata, ma il Jardin planétaire di Gilles Clément. Se il grande giardino che è la nostra casa smette di essere rispettato, è la fine”. Anche il tempo del caffè sta finendo, ma sull’idea della fine la signora Zegna ha un pensiero preciso.
“Siamo figli del nostro tempo. La nostra grande sfida è essere contemporanei da 110 anni, sia nell’Oasi Zegna sia nello stile. Oggi ci vestiamo diversamente, pur indossando sempre pantaloni, camicia e giacca. È interessante vedere la trasformazione della nostra identità nel tempo. Il nostro pensiero sull’Oasi Zegna si è evoluto insieme alla trasformazione dello stile di vita e delle problematiche sociali e ambientali. Quando parliamo di visione, raccontiamo la sperimentazione avveniristica di un benessere fisico e spirituale che le persone vivono nella natura. Camminare in un bosco, esporci alla bellezza di una foresta, alla purezza dell’aria e della luce, elementi impalpabili che hanno un impatto sui nostri campi energetici ed elettromagnetici, ci fa stare meglio. È un’energia che non vediamo, ma che la fisica quantistica ci mostra rendendo l’Oasi Zegna sempre più amata e frequentata. Sa perché quest’anno ci sono state più farfalle? Perché siamo andati meno in giro. Il lockdown ci ha insegnato a riascoltare il canto degli uccelli, grazie al silenzio di città di solito assordate dal rumore. Questa è la strada. Perché siamo figli della natura e allinearci a lei ci insegnerà a cogliere i fiori anche nel cuore dell’inverno”.
Immagine di apertura: Anna Zegna, presidente della Fondazione Zegna, costituita nel 2000. La Fondazione gestisce l’Oasi Zegna, un’area naturale di 100 kmq creata nel 1993 nelle Alpi biellesi.