Dedicato al futuro della natura, con una foto simbolo di copertina della rigogliosa foresta della Columbia Britannica, scattata da Edward Burtinsky, il numero di Novembre di Domus chiude il cerchio del percorso di Norman Foster come Guest Editor 2024.
Il grande architetto inglese, fra i massimi talenti del XX e del XXI secolo, saluta il pubblico della rivista ricordando che in architettura, come nella vita, la vera unica costante è il cambiamento. Una lezione impartita lungo tutti i 10 numeri, sempre col tono understatment del fuoriclasse, applicando il metodo che lo ha reso celebre: concentrarsi sugli aspetti micro per spigare lo scenario macro. Una lezione che resterà nella storia dell’architettura e della comunità di Domus.
Nel numero, per il futuro dell’ecosistema Foster sottolinea così l’importanza della ricerca di strategie climatiche e sfide energetiche sostenibili ed efficaci che ribaltano i luoghi comuni. Fra questi il nucleare, vecchio pallino di Foster, illustrato dalla riflessione di Jacopo Buongiorno, Fabio Duarte e Carlo Ratti, che richiamando il fisico John Lovelock che la considerava “l’unica soluzione ecologica”. Anche nell’articolo del fisico italiano Stefano Buono, però, si dimostra come il know-how finora accumulato sul nucleare sia pronto a essere riattivato in modo più sicuro ed economicamente efficace.
Passando alla messa a terra d’ipotesi architettoniche sostenibili ed ecologiche, molte sono le sorprese di Domus Novembre. Fra queste il Northeast Pavillion, uno spazio espositivo di bambù nell’India occidentale, che celebra la connessione delle tecniche costruttive e dei saperi locali con la natura. A Memphis, invece, sul lungo fiume del Mississippi, lo Studio Gang h creato una struttura che si pone come un modello di parco inclusivo, realizzato con un approccio rigenerativo verso l’ecologia del sito. Colpisce anche una residenza storica sulle pendici del monte Rokko, in Giappone, realizzata dallo studio Osama Morishita, che si compone di una serie di padiglioni con l’intento di conciliare la vita e il lavoro con la natura. Tornando invece nella vecchia Europa, nel Baden Wuttemberg un edificio nato dalle ricerche del cluster dell’Institute for Computational Design dell’Università di Stoccarda è una sorta di manifesto, per un progetto espositivo costruttivo interamente in legno e fibra naturale di lino. Un’idea davvero sorprendente, che però fa eco con la Vertical Farm di Pechino dello studio Van Berger Kolpa Architecten, il primo centro d’innovazione cinese per l’alimentazione urbana, un landmark trasparente dove ogni processo è visibile da ogni punto di osservazione. Nello Yucatan, infine, a pochi minuti di distanza dal mare Sordo Madaleno ha progettato Amelia Tulum, un complesso a uso misto per preservare la memoria storica dalla turistificazione e dalla gentrificazione, disinnescandole in un gioco geometrico su tre livelli dove la giungla s’intreccia con il mare e il territorio antropizzato.
Nella sezione design e arte, Domus Novembre selezionato tre ipotesi: Lightmass, un marchio di illuminazione ideato dalla studio londinese Raw Edges che incanala tutti gli aspetti del processo produttivo attraverso i valori della sostenibilità; Pyri, un rilvatore di cera e carbone per prevenire gli incendi boschivi ad opera dal team Alexandre-Gunadi-Goodwyn-Yu; uno studio della fotografia in movimento dell’artista irlandese John Gerrard, che denuncia l’esaurirsi delle scorte di combustibili fossili in un linguaggio sommesso ma readicale.
Nella ricca e originale sezione del Diario, che apre il giornale riflettendo sull’attualità e che è ad esclusiva cura della Redazione, spiccano molti temi del dibatitto attuale. Le nuove facce di Helsinki, capitale culturale sospesa tra tradizione e innovazione di Loredana Mascheroni. Il “Giardino delle delizie” di Studio Siriana sorto nel quartiere NDSM di Amsterdam, firmato da Paola Carimati. La rigenerazione urbanistica di Lusail analizzata da Javier Arpa Fernandez. Last but not least una biblioteca per bambini a Zanzibar che, come scrive Elena Sommariva, è ispirata da sole, pioggia, vento e necessità.
Con Domus di Novembre arriva l’allegato Contract. Dedicato al lusso e alle sue evoluzioni. Non più legato a materiali costosi ma alla creazione di esperienze autentiche e personalizzate. L'obiettivo del design di lusso è creare spazi che uniscano bellezza e praticità, tradizione e innovazione, offrendo un'esperienza di benessere e comfort. L'esclusività si traduce nella possibilità di personalizzazione e nella valorizzazione del contesto locale, con un'attenzione alla sostenibilità e all'utilizzo di fornitori locali. In un mondo saturo di comunicazione, il vero lusso diventa la discrezione e la possibilità di riconnettersi con se stessi in un ambiente armonioso.