La forza delle Dyson Zone, il primo paio di cuffie di Dyson, stava soprattutto nel concetto: un dispositivo che voleva annullare l’inquinamento che subisce chi si muove in città. Inquinamento di due tipi: quello dell’aria, grazie a un purificatore incorporato. E quello acustico, con la cancellazione del rumore. Un prodotto avveniristico, forse troppo, con una estetica quasi manga ai limiti del distopico, che strizzava l’occhio ai mercati del sud est asiatico dove Dyson è oramai di casa.
Il bello del secondo paio di cuffie di Dyson, le Ontrac, appena lanciate, sta invece tutto nel prodotto. Senza perdere i concetti. I dispositivi Dyson, spiega a Domus il chief engineer Jake Dyson, figlio del fondatore James, nascono sempre “per risolvere un problema”. Come ci si aspetta del resto dall’azienda con il più alto tasso di ingegneri del mondo. “La nostra missione è semplice: risolviamo i problemi che gli altri scelgono di ignorare”, si legge all’ingresso della sede Dyson di Milano. La frase è (ovviamente) di James Dyson.
Le Ontrac sono il primo passo in una nuova lineup di dispositivi audio di Dyson, cheinvestirà 250 milioni nel settore nei prossimi anni. E raccolgono l’eredità delle Zone, per esempio recuperando la tecnologia delle batterie, che in quel caso doveva alimentare due motori per la purificazione, e che sulle Ontrac permette una autonomia mostruosa, intorno alle 55 ore dichiarate. Questo ha permesso uno sviluppo molto veloce, si parla di pochi mesi.
Le Ontrac nascono anche dalle ceneri di un’altra fenice Dyson: l’automobile, mai lanciata sul mercato per motivi di opportunità economica, e non di ingegnerizzazione o design, come è stato sottolineato più volte. Le 571H – nome in codice per le Ontrac – sono state sviluppate a Hullavington, l’hangar bellico a due passi dalla storica sede Dyson di Malmesbury, rigenerato in headquarters proprio per lavorare alla Dyson-mobile.
Nell’unveil che a Londra ha anticipato il lancio delle Ontrac un mese prima del rilascio ufficiale, nella location ultracool degli 180 Studios, a Temple, nello stesso building dove c’è la redazione di Dazed & Confused, lo storytelling di Dyson va dritto come un treno. I dispositivi audio, ribadisce Jake Dyson il giorno dopo durante un incontro con Domus a Malsmebury, “non sono cambiati per 50, forse anche 80 anni”: entrare nel settore è quindi “una opportunità” di cambiare le cose in maniera radicale – come fatto con gli aspirapolveri o più recentemente nel beauty. Il riferimento è quello del Walkman, che fu totalmente rivoluzionario, “chiunque era orgoglioso di averne uno”, dice Jake Dyson.
Per sviluppare la tecnologia delle Ontrac, Dyson ha assunto “uno o due ingegneri del suono”, ma per il resto ci si è affidati alle forze interne. “Ci piace imparare da soli”, si espone con orgoglio Jake Dyson. La sperimentazione, la tenacia nel trovare nuove soluzioni e una fiducia incrollabile nelle possibilità dell’ingegneria sono valori fondamentali qui a Malmesbury. Cuore tecnologico delle nuove cuffie, il sistema di cancellazione del rumore, una combinazione di passivo e attivo, quest’ultimo basato su 8 microfoni che “ascoltano” 384mila volte al secondo, esito di un lungo studio del suono che ha portato anche a definire un ottimale spettro sonoro tra i 6 e i 21mila hertz. Il suono è un’onda e viene ridotto in numeri, analizzato, ottimizzato nei laboratori di Hullavington.
Riprendendo in mano le Ontrac a un mese dall’evento londinese e lontano dalla sua concitata confusione, e paragonandone le linee ad altre cuffie che ci siamo abituati a considerare degli starndard (le Sony WH-1000X Mark 5, le nuove Sonos Ace, le Max di Apple e splendide modulari di Aiaiai) colpisce prima di tutto il radicale approccio estetico dell’azienda di Malmesbury. Dimenticatevi il less is more. I padiglioni sono enormi e tondi - “non ci piace la forma ovale”, spiega Jake Dyson, “anche perché non garantisce un isolamento acustico ottimale”, le imbottiture in micro suede generosissime, sull’archetto corrono gli alloggi delle batterie. Metallo e tessuto si alternano e fondono, le proporzioni sono dilatate, esagerate; c’è qualcosa dell’estetica della AirPods Max, ma viene travolta e riconfigurata, ogni accenno di leggerezza sostituito con un pieno, ogni vuoto ridefinito. Non fosse un termine che oramai ci ha stancato, parleremmo di estetica cyberpunk. E poi ci sono padiglioni e cuscinetti aggiuntivi con colorazioni extra che si possono comprare e sostituire con quelli preesistenti, per un totale di 2000 combinazioni di colori. La tua cuffia super dark può diventare coloratissima nel giro di un click sullo store di Dyson. Difficilmente una Ontrac sarà uguale a un’altra.
“Trovo confusionario entrare in un negozio di elettronica e vedere tutte quelle cuffie nere”, dice Jake Dyson, che sottolinea come le Ontrac siano pienamente in scia con il linguaggio di design di Dyson, che da sempre espone elementi funzionali. “Vogliamo mostrare il prodotto per come è, quindi una buona parte dei componenti è esposta, e c’è intorno a essi una quantità minima di materiale”.
Trovo confusionario entrare in un negozio di elettronica e vedere tutte quelle cuffie nere
Jake Dyson
E l'ingegnere capo continua: “Abbiamo sempre preso la funzione di un prodotto cercando di renderla interessante e magica”, spiega impugnando le cuffie e mostrandole durante il nostro incontro a porte chiuse a Malmesbury. Quello che rende queste cuffie diverse, spiega, sono “design e personalizzazione”, e l’idea di “fornire musica ad altissima qualità alle persone”. L’obbiettivo è posizionarsi come un player di rilievo in un segmento in grande crescita. Con un prezzo alto, di 500 euro circa, le Ontrac mancano di alcune caratteristiche che ti aspetteresti: compatibilità Dolby Atmos, collegamento a due dispositivi multipoint, capacità di riprodurre audio lossless. Bisognerà vedere se saranno recepiti come dei difetti, o compromessi di un paio di cuffie che hanno comunque un grande merito: sono davvero diverse da tutte le altre. E avere fidelizzato negli ultimi anni tanti cool kids con i prodotti beauty darà sicuramente a Dyson una bella spinta alla diffusione delle Ontrac tra Gen Z e Millennial.
Immagine di apertura: Courtesy Dyson