Ci sono artisti e architetti la cui eredità sembra crescere e maturare col tempo. Ne è un esempio Lina Bo Bardi, nata nel 1914 a Roma e trasferitasi nel 1946 in Brasile. La sua pratica, abile nel coniugare stilemi del modernismo internazionale con sensibilità locali, ha anticipato molti dei temi che oggi si trovano al centro del discorso architettonico. Non è un caso che la Biennale di Venezia del 2021 abbia deciso di onorarla con un Leone d’Oro alla carriera postumo.
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A Giugno, alla Tchoban Foundation di Berlino è stata inaugurata una mostra che offre uno sguardo fresco sul lavoro dell’architetta italo-brasiliana. Accostando i disegni originali di alcune delle opere più famose di Lina Bo Bardi alle fotografie di Veronika Kellndorfer, la curatrice e storica dell’arte Tereza de Arruda ha creato un interessante percorso transmediale. Al centro di questo racconto, ci sono sei progetti di istituzioni culturali, tutt’ora esistenti e funzionanti: Casa de Vidro, Solar do Unhão, Masp – Museu de Arte de São Paulo, Teatro Oficina, Sesc Pompéia e Casa do Benin.
I progetti scelti illustrano bene i molti talenti di Lina Bo Bardi: dalla sua attenzione a quello che oggi definiremmo heritage, alla sua capacità di integrare materiali allora d’avanguardia come il vetro e il cemento con tecniche e metodi tradizionali. Il tutto sempre sostenuto da una forte tensione civica, e da uno spirito che potremmo definire quasi attivistico. La mostra è distribuita su due piani, negli spazi raccolti della Tchoban Foundation, a cavallo tra i quartieri berlinesi di Mitte e Prenzlauer Berg.
- Mostra:
- The Poetry of Concrete
- Dove:
- Tchoban Foundation, Berlino
- Date:
- Fino al 22 settembre